
Serbia: tornata la calma dopo drammatica notte di scontri

In Serbia stamane la situazione appariva tranquilla dopo una notte drammatica segnata da violenti scontri tra dimostranti antigovernativi e polizia a Belgrado, Novi Sad e diverse altre città.
(Keystone-ATS) Il bilancio è di un’ottantina di feriti, tra cui 27 poliziotti e sette militari, alcuni dei quali versano in gravi condizioni in ospedale, ha riferito il ministro dell’interno Ivica Dacic.
Gli scontri si sono registrati nel corso di proteste inscenate dal movimento degli studenti in agitazione a Belgrado, a Novi Sad – il capoluogo della Voivodina dove il primo novembre scorso 16 persone persero la vita nel crollo alla stazione ferroviaria – e in altre località della Serbia – Kraljevo, Cacak, Valjevo.
Gruppi di manifestanti hanno attaccato sedi del Partito progressista serbo (SNS, nazional-conservatore), la forza di maggioranza che fa capo al presidente Aleksandar Vucic, scontrandosi con attivisti e militanti di che presidiavano i locali della formazione politica.
Per evitare il degenerare della situazione, la polizia è intervenuta in forze creando cordoni per separare le opposte fazioni. Ne sono nati violenti scontri con il lancio contro gli agenti di pietre, bottiglie, sacchetti di spazzatura e altri oggetti.
Durissime le reazioni di condanna da parte del presidente Vucic, del premier Djuro Macut, di Dacic, della presidente del parlamento ed ex premier Ana Brnabic, che ha parlato di autentico “fascismo” da parte degli studenti e altri manifestanti, che danno prova di intolleranza e violenza gratuita contro chi non la pensa come loro.
Nella notte ha parlato lo stesso presidente Vucic che, elogiando il comportamento delle forze dell’ordine e la loro moderazione a fronte delle violenze subite, ha assicurato che lo stato è abbastanza forte per impedire che in Serbia scoppi una guerra civile.
Il movimento di protesta chiede giustizia per le vittime del crollo a Novi Sad e elezioni anticipate. Stamane a Belgrado, Novi Sad e nelle altre città teatro di scontri la situazione appariva normalizzata, con le strade percorribili e il trasporto pubblico in regime normale.