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Democrazia diretta in Svizzera

Servizio civico, iniziativa indebolisce esercito e economia

Keystone-SDA

"Alleanza Sicurezza Svizzera", che raggruppa esponenti dell'economia e dei partiti sia di destra che di sinistra, non ci sta: l'iniziativa "per un Servizio civico" va respinta poiché danneggia l'esercito, l'economia ed erode alla base il principio delle volontarietà.

(Keystone-ATS) L’iniziativa “Per una Svizzera che si impegna (Iniziativa servizio civico)”, in consultazione il 30 di novembre, chiede di introdurre l’obbligo, per tutte le persone di cittadinanza svizzera, donne comprese, di prestare un servizio a beneficio della collettività e dell’ambiente.

Tale impiego dovrebbe essere svolto sotto forma di servizio militare o di un altro servizio di milizia equivalente riconosciuto dalla legge. L’effettivo regolamentare dell’esercito e della protezione civile andrebbe però garantito. In base al testo dell’iniziativa, il legislatore può inoltre prevedere che anche le persone che non hanno la cittadinanza svizzera siano tenute a prestare tale servizio.

Esercito indebolito

Per i consiglieri nazionali Reto Nause (Centro) e Jean-Luc Addor (UDC), se l’iniziativa venisse accolta a farne le spese sarebbe in primis l’esercito di milizia, che risulterebbe indebolito, e con esso la sicurezza del paese.

Stando al consigliere nazionale Heinz Theiler (PLR), l’apporto di personale all’armata è prioritario, ma non è certo con un servizio civico che potremo colmare veramente le lacune e rafforzare la sicurezza.

Abbiamo senz’altro bisogno di militi, ma laddove necessario e non in soprannumero e senza uno scopo. Si rischiano insomma doppioni che non portano nulla alla prontezza della truppa e pesano solo sull’economia.

Costosa e dannosa per l’economia

Circa quest’ultimo aspetto, il presidente dell’Unione svizzera degli imprenditori, Severin Moser, ha rammentato che, se l’iniziativa venisse accolta, solo per le IPG – indennità per perdita di guadagno – i costi aumenterebbero a circa 1,6 miliardi di franchi (+800 milioni circa) all’anno e le uscite per l’assicurazione militare a circa 320 milioni all’anno (+160 milioni). Si tratta di oneri aggiuntivi che dovrebbero essere sostenuti dai datori di lavoro, dai lavoratori e dalle autorità pubbliche, ha sottolineato.

I Cantoni si vedrebbero accollare ulteriori oneri per organizzare i nuovi impieghi per le persone – oltre 60 mila all’anno – costrette ad assolvere un servizio civico a favore della comunità.

Oltre a ciò, le assenze dal posto di lavoro aggraverebbero l’attuale penuria di personale qualificato, provocando un calo della produttività e costringendo nel contempo le aziende a costose soluzioni sostitutive, a parere del rappresentante degli imprenditori.

Volontariato sì, obbligo “no”

Per Verdi e PS è invece inaccettabile obbligare le donne a svolgere più lavoro non retribuito, dato che già oggi si occupano per la maggior parte delle mansioni legate alla cura dei figli e della casa.

Gli ecologisti pongono inoltre l’accento sul problema del lavoro forzato e della limitazione della libertà individuale, tra l’altro alla base del volontariato così diffuso in Svizzera. “L’iniziativa – secondo il deputato Balthasar Glättli (Verdi) – “spaccia la coercizione per solidarietà. Chi vuole davvero promuovere l’impegno deve rafforzare il volontariato, non costringere le persone a prestare servizio”.

Per Andrea Zryd, consigliera nazionale del PS, l’iniziativa comporta soprattutto un aumento del lavoro male retribuito per le donne; quest’ultime sarebbero costrette a prestare servizio come gli uomini nonostante le attuali discriminazioni a livello salariale fra i sessi. Non va nemmeno sottovalutato il pericolo di dumping salariale nei confronti del persone ingaggiato nelle case di cura o in altri settori, hanno sottolineato all’unisono Zryd e Glättli.

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