
Siria: regime, c’è insurrezione armata di Islam radicale
(Keystone-ATS) Annunciando una repressione ancor più dura, il regime siriano ha sostenuto che le proteste di piazza in Siria sono un'”insurrezione armata” condotta da estremisti islamici radicali di orientamento salafita.
La dichiarazione del ministero dell’interno arriva mentre nel Paese la situazione resta tesissima, con altri morti tra i manifestanti che ormai – anche a decine di migliaia in singole città – chiedono l’uscita di scena del presidente, Bashar al Assad. Seppur non direttamente, dietro queste manifestazioni protesta ci sono gli Stati Uniti: il Washington Post ha pubblicato una serie di documenti diplomatici Usa ottenuti da Wikileaks dai quali emerge che negli ultimi cinque anni gli americani hanno segretamente finanziato gruppi di opposizione siriani.
L’indice del regime però però è puntato contro un nemico interno: “Il corso degli eventi”, ha dichiarato il ministero dell’Interno di Damasco, “hanno evidenziato che questi sono un’insurrezione armata da parte di gruppi armati appartenenti a organizzazioni salafite, specialmente nelle città di Homs e Banias”. Lo spettro dell’integralismo islamico dello stesso orientamento ascritto agli assassini dell’attivista italiano Vittorio Arrigoni è stato usato per annunciare un giro di vite nella repressione: “Non tollereremo le attività terroristiche di questi gruppi armati”, “imporremo con fermezza la sicurezza e la stabilità”.
Nel frattempo in Siria la tensione resta alta. Migliaia di persone hanno preso parte ai funerali di otto manifestanti uccisi nella notte nella città di Homs, secondo fonti umanitarie a sangue freddo dalle forze governative. I morti sarebbero però almeno quattro in più nella città dove in serata è stato organizzato un sit-in cui hanno partecipato più di 20 mila persone.
È in questo quadro che è emerso come finanziamenti per almeno 6 milioni di dollari, se non di più, sono stati autorizzati da Washington per sostenere gruppi e attività antigovernative. Tra le altre, anche quelle di Barada Tv, una televisione di esiliati siriani che ha base a Londra. Anche se la posizione di Washington è sempre stata quella di evitare qualsiasi coinvolgimento diretto in Siria, i documenti classificati rivelano che il gruppo di esiliati siriani Movement for Justice and Development, che ha sede a Londra e da anni si batte contro il regime di Assad, ha ricevuto oltre 6 milioni di dollari per dare vita proprio a Barada Tv.
Il canale televisivo prende il nome dal fiume che attraversa Damasco. Ha cominciato le sue trasmissioni nel 2009, e – riporta il Washington Post – è diventato punto di riferimento non solo per gli esiliati ma anche per molti siriani in patria. In un cablogramma inviato a Washington nel 2009, il più alto in grado tra i diplomatici Usa di stanza a Damasco suggerisce al Dipartimento di Stato di riconsiderare le modalità del coinvolgimento americano in Siria. Le autorità siriane “senza ogni dubbio considererebbero ogni finanziamento americano a gruppi politici non riconosciuti come il tentativo di sostenere un cambiamento del regime” si legge nel documento.
Nel momento in cui l’amministrazione Obama cercava un riavvicinamento con Damasco (a gennaio è arrivato il nuovo ambasciatore americano, il primo in sei anni), il finanziamento di gruppi illegali avrebbe potuto mettere a rischio la nuova linea politica. Il Washington Post ha riferito che “non è chiaro” se i finanziamenti siano ancora in corso oppure no. Nessuna conferma è venuta da fonti ufficiali, e il giornale precisa di non poter citare le sue fonti per motivi di sicurezza. Il Dipartimento di Stato non ha fornito commenti di alcun tipo circa l’autenticità dei documenti rivelati da Wikileaks.