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Spagna, “Israele andrebbe escluso da Eurovision”

Keystone-SDA

Il rutilante palcoscenico dell'Eurovision Song Contest si è trasformato in un'arena politica, con la Spagna che alza la voce contro la partecipazione di Israele al concorso canoro europeo.

(Keystone-ATS) E l’emittente pubblica Rtve che chiede la conta del televoto, ritenendo che il risultato sia stato condizionato dagli attuali scenari di guerra, compromettendo la natura culturale del festival musicale.

Sulla scia delle polemiche esplose sull’edizione appena trascorsa a Basilea, il premier spagnolo Pedro Sanchez ha dichiarato che Israele dovrebbe essere escluso dalla competizione internazionale, come 3 anni fa è stato per la Russia dopo l’invasione in Ucraina, per “solidarietà con il popolo palestinese”. La cultura non può restare “neutra, muta, equidistante” – come pretende l’Unione Europea di Radiodiffusione (UER) per la più grande vetrina di talento europea – di fronte alla “follia della guerra e dei bombardamenti” a Gaza, ha ammonito Sanchez. Che ha evidenziato la necessità di evitare “doppi standard” e ha chiesto all’Europa “coerenza” rispetto al diritto internazionale.

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L’affondo di Sanchez è arrivato dopo che sabato l’artista israeliana Yuval Raphael, sopravvissuta agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, è arrivata seconda nella finale dell’Eurovision, beneficiando del massimo sostegno da parte del pubblico in 13 Paesi, fra cui la Spagna. E del minimo da parte della giuria di esperti. Rtve ha chiesto un audit per chiarire la modalità di assegnazione del televoto. E ha assicurato che il suo esempio sarà seguito da altri Paesi.

Le contestazioni sulla partecipazione di Israele alla kermesse non sono nuove. Manifestazioni, anche alla vigilia dell’ultima edizione, ne avevano chiesto l’esclusione in nome della natura apolitica del concorso. E durante la semifinale, i commentatori spagnoli avevano fatto riferimento alle 50’000 vittime civili a Gaza, ricevendo dall’UER un ammonimento di sanzioni. Nella finale, Rtve ha trasmesso un messaggio di sostegno alla Palestina, un gesto simile alla tv belga, che ha interrotto l’esibizione dell’artista israeliana.

Da parte sua il ministro israeliano della Diaspora, Amichai Chkli, aveva celebrato il successo nel televoto con un messaggio sarcastico in spagnolo su X, diretto a Pedro Sanchez, interpretandolo come “uno schiaffo che si è sentito fino a Gerusalemme”. Con il risultato di infiammare le polemiche su un evento culturale diventato terreno di scontro nel clima di tensioni geopolitiche.

La posizione del governo della Spagna – che ha riconosciuto un anno fa lo Stato di Palestina – riflette sul piano internazionale il profondo disaccordo sulle operazioni israeliane nella Striscia, bollate come “genocidio” da membri dell’esecutivo. E che ha portato al richiamo degli ambasciatori e a un deterioramento delle relazioni diplomatiche fra i due Paesi.

Sul piano interno, gli alleati di sinistra di Sanchez come Podemos e Izquierda Unida, sono andati oltre, denunciando una presunta campagna orchestrata dall’estrema destra e dal governo israeliano per assicurarsi il successo del televoto. Mentre il PP (di centro-destra/destra) ha definito “deplorevole” l’accusa di genocidio a Israele. E l’ultradestra VOX ha chiesto le dimissioni del vertice di Rtve.

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