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Pionierismo elvetico nel dialogo interreligioso

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Cristiani, musulmani ed ebrei in Svizzera fonderanno il prossimo 15 maggio il Consiglio delle religioni, una piattaforma di comunicazione unica al mondo.

Il suo scopo principale sarà quello di favorire il dialogo fra le varie comunità religiose del Paese e di promuovere la pace in Svizzera e nel mondo.

L’idea di un Consiglio delle religioni (Cdr), nel quale fossero rappresentate le tre più importanti confessioni monoteiste della Confederazione, è stata lanciata nel 2003 dal pastore Thomas Wipf, presidente delle Chiese riformate elvetiche.

Per metterla in atto ci sono voluti tre anni. Il tempo necessario per delineare gli scopi, i partecipanti e l’organizzazione di questa piattaforma che, nell’ambito dei rapporti interreligiosi, può vantarsi di fare le veci di pioniere.

«Non esiste al mondo alcuna istituzione del genere a livello nazionale da cui prendere esempio, nella quale i leader religiosi si incontrano direttamente su mandato delle loro Chiese per dialogare fra loro», spiega a swissinfo Fahrad Asfahr, presidente del Coordinamento delle organizzazioni islamiche in Svizzera (KIOS), nonché membro del Cdr.

Inoltre, aggiunge Alfred Donath, presidente della Federazione svizzera delle comunità israelitiche (FSCI), «il dialogo religioso, fino ad oggi esclusivamente bilaterale, sarà per la prima volta affrontato su un piano multilaterale».

Punto di riferimento per le autorità

La nuova istituzione si prefigge come scopo principale di favorire il dialogo fra le varie comunità religiose presenti nel Paese per promuovere la pace confessionale. In seno ad essa, tengono a precisare i suoi rappresentanti, i dibattiti non verteranno su questioni teologiche, bensì su temi concreti di politica religiosa.

«Non vogliamo creare una Superchiesa» afferma Markus Sahli, segretario del Cdr, «ma semplicemente cercare di trovare una soluzione nel rispetto del credo di ognuno a problematiche inerenti la fede alle quali la società si trova confrontata nella vita di tutti i giorni».

Ad esempio, i rappresentanti delle tre religioni monoteiste potranno discutere fra loro su come sensibilizzare le autorità all’importanza dei simboli per le singole confessioni (velo islamico, croce cristiana, ecc.).

Il ruolo di partner di riferimento per lo Stato per questioni di politica religiosa potrà divenire in futuro il perno dell’istituzione. Markus Sahli ne è convinto: «Presentandoci con un’unica presa di posizione, la nostra azione potrà essere più incisiva», afferma.

Capire per meglio rispettare

La piattaforma non dovrà però soltanto servire da ponte fra comunità religiose e autorità, bensì anche fra i membri delle comunità stesse.

«Ogni confessione potrà così farsi conoscere dalle altre. Ciò aiuterà a meglio capirsi e ad evitare molte tensioni», afferma Alfred Donath.

In questo periodo in cui ancora brucia l’affare delle caricature di Maometto, sfociato in proteste popolari un po’ ovunque nel mondo, promuovere la comprensione reciproca delle religioni appare di grande attualità.

«Se avessimo costituito prima il Cdr sono convinto che, almeno in Svizzera, avremmo potuto svolgere un ruolo attivo nel conflitto e trovare una soluzione pacifica, evitando le scene di violenza», dice Fahrad Afsahr.

Non per tutti…almeno per il momento

Per il momento, solo tre religioni monoteiste partecipano al Cdr: le Chiese cristiane (che nella mappa delle religioni rappresentano il 70% circa della popolazione elvetica), la comunità musulmana (che con 330’000 rappresentanti costituisce il secondo gruppo religioso per importanza numerica) e la religione ebraica, storicamente impiantata in Svizzera da centinaia di anni.

Markus Sahli non esclude però che l’istituzione possa aprirsi in futuro anche ad altre confessioni: «Iniziamo a rodare l’organizzazione a tre, poi se funziona potremo decidere di farvi partecipare anche induisti, buddisti, Chiese ortodosse o le Chiese evangeliche libere. E perché no, se il nostro concetto funziona, estenderci anche al di fuori delle frontiere nazionali».

Lo scopo dell’organizzazione è la pace nel mondo. Giusto quindi che possano contribuirvi tutti.

swissinfo, Anna Passera

Thomas Wipf, presidente del Consiglio della Federazione chiese evangeliche in Svizzera, ha lanciato l’idea di un Consiglio delle religioni e ne sarà il 1° presidente.

La Chiesa cattolica romana sarà rappresentata dal vescovo Kurt Koch, quella cattolica cristiana dal vescovo Fritz-René Müller.

A rappresentare l’Unione delle comunità israelitiche in Svizzera sarà il suo presidente Alfred Donath.

Almeno in un primo tempo non saranno rappresentati nel Cdr i cristiani ortodossi, le chiese evangeliche libere, i buddisti e gli indù.

Dato che non esiste un’organizzazione mantello in Svizzera nella quale si riconoscano tutti i musulmani, essi saranno rappresentati Fahrad Afshar, presidente del KIOS, e Hisham Maizar, presidente delle Comunità islamiche della Svizzera orientale e del Liechtenstein.

Le religioni in Svizzera nel 2000 secondo l’ufficio federale di statistica:
42% cattolici (-7% rispetto al 1970).
35% protestanti (-12%).
11% atei (+10%).
4,3% musulmani (+4%).
0,2% ebrei (-0,1%).

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