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Siria: Assad respinge avvertimenti occidentali e turchi

(Keystone-ATS) Con le parole ma soprattutto con i fatti la Siria ha nettamente respinto oggi la richiesta occidentale, turca e inter-araba di metter fine alla sanguinosa repressione militare e poliziesca in corso da quasi cinque mesi e che secondo gli attivisti ha ucciso quasi 2000 civili.

Mentre a Damasco il presidente Bashar al Assad assicurava al ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu che la Siria non rinuncerà “a perseguire i gruppi terroristici armati”, il regime è tornato a schierare i carri armati a ridosso proprio della frontiera turca, ha allargato le operazioni militari attorno alla città centrale di Hama e a ha proseguito la massiccia offensiva contro Dayr az Zor, roccaforte orientale delle proteste poco lontana dal confine con l’Iraq.

Secondo diverse piattaforme di attivisti siriani in patria e all’estero, una cinquantina di persone sono state uccise in tutto in varie località del Paese: 26 nei pressi di Soran, a nord di Hama, tra cui cinque bambini freddati da non meglio precisati cecchini. Altre 17 persone sarebbero morte a Dayr az Zor, e almeno quattro civili, tra cui un bimbo, sarebbero stati uccisi a Binnish, località sulla strada tra Idlib e Aleppo, nella regione nord-occidentale al confine con la Turchia. I comitati di coordinamento delle proteste hanno fornito il loro nuovo bilancio della repressione militare e poliziesca in corso da quasi cinque mesi: 2379 morti, di cui 1991 civili e 388 tra soldati e agenti.

Dal Brasile è giunta la notizia che domani una missione congiunta brasiliana, indiana e sudafricana (membri del gruppo Ibsa) incontrerà a Damasco le autorità siriane per tentare di trovare una via d’uscita alla “crisi”, e anche il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki Moon domani farà un rapporto al Consiglio di sicurezza sui tragici fatti siriani.

La scena diplomatica è stata dominata oggi dall’atteso incontro a Damasco tra Assad e Davutoglu. Il faccia a faccia è durato oltre due ore e, secondo la Tv panaraba Al Jazira, il ministro turco ha messo in chiaro che secondo Ankara la Siria deve porre “immediatamente” termine alle violenze contro la popolazione. “I prossimi giorni – ha detto ad Assad – saranno critici per la Siria, vogliamo una soluzione pacifica e che sia il popolo siriano a decidere il proprio destino”.

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