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USAM chiede legge sul lavoro più flessibile

Il presidente dell'USAM Jean-François Rime KEYSTONE/PETER KLAUNZER sda-ats

(Keystone-ATS) Ammodernare e semplificare la legge sul lavoro: è la rivendicazione presentata oggi dall’USAM, l’organizzazione delle piccole e medie imprese svizzere, secondo cui la normativa attuale, vecchia di cinquant’anni, è “obsoleta in più punti”.

L’USAM, Unione svizzera delle arti e mestieri, chiede in particolare che vengano soppresse regolamentazioni giudicate inutili riguardanti gli orari lavorativi massimi e i tempi di riposo.

Solo grazie alla flessibilità del mondo del lavoro, la disoccupazione in Svizzera è bassa – poco più del 3% – anche tra i giovani, ha indicato Jean-François Rime, presidente dell’USAM e consigliere nazionale UDC, citato in un comunicato. “Se non vogliamo compromettere questo importante fattore di successo, bensì garantire impieghi stabili, la legge sul lavoro deve essere alleggerita”. La normativa in vigore, secondo Rime, “riflette lo spirito degli anni Cinquanta e Sessanta e non è più attuale”.

L’USAM chiede che i tempi massimi di lavoro vengano aumentati da 45 a 50 ore settimanali e che i volumi lavorativi vengano calcolati in modo flessibile, secondo Hans-Ulrich Bigler, direttore dell’organizzazione padronale e consigliere nazionale PLR. Gli orari rigidi corrispondono all’immagine desueta del lavoro in fabbrica, ma oggi i tre quarti degli attivi operano nel settore terziario e approfittano delle possibilità offerte dalla tecnologia digitale.

“Il mondo del lavoro moderno, afferma Bigler, è flessibile” e non implica necessariamente che l’impiegato sia fisicamente presente in azienda. Questa constatazione vale per il settore dei servizi, in piena espansione, ma anche per il comparto delle arti e mestieri. “Bisogna tener conto di questa evoluzione”.

Sulla stessa linea la consigliera nazionale Daniela Schneeberger, parlamentare PLR e presidente dell’Unione svizzera dei fiduciari: “dobbiamo poter lavorare più a lungo alla fine dell’anno e in primavera, periodi in cui i conti annuali e le dichiarazioni fiscali ci impongono un sovraccarico lavorativo”. Nei mesi estivi i ritmi diminuiscono fortemente: “abbiamo quindi bisogno di maggiore elasticità”.

Il comunicato riporta anche l’opinione di Gian-Luca Lardi, presidente della Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC): nell’edilizia la legge sul lavoro “deve diventare più morbida per permettere soluzioni moderne basate sul partenariato sociale”. “Per il settore principale della costruzione è cruciale che la durata del lavoro offra un massimo di flessibilità” sul piano normativo e del contratto collettivo. La SSIC “è persuasa che l’introduzione di un modello di lavoro calcolato sull’anno civile costituisca una buona risposta alle sfide future”. Per garantire competitività e posti di lavoro “dobbiamo abbandonare i vecchi schemi”.

Le PMI, secondo la consigliera nazionale UDC Sylvia Flückiger-Bäni, non dovrebbero inoltre essere frenate da regolamenti concepiti per le grandi imprese. Attualmente sono esonerate dalle “rigide prescrizioni in materia di tempi di lavoro e riposo” solo le aziende artigianali che contano fino a quattro dipendenti. Questa soglia deve essere aumentata a dieci.

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