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Al via il processo di Vitali Kaloiev

Vitali Kaloiev (a destra) e il CEO di Skyguide Alain Rossier sul sito del monumento commemorativo delle vittime di Überlingen Keystone

Martedì è iniziato il processo contro l'uomo accusato di aver ucciso il controllore di volo di Skyguide, ritenuto responsabile del disastro aereo di Überlingen.

Nel luglio 2002, la collisione di due aerei in territorio tedesco, ma controllato dalla Svizzera, aveva causato la morte di 71 persone. Tra le vittime, la famiglia di Kaloiev.

Da martedì, il 49enne originario dall’Ossezia del Nord (repubblica russa del Caucaso) dovrà rispondere di omicidio volontario di fronte al Tribunale cantonale di Zurigo. La sentenza è attesa per mercoledì.

Come spiega Markus Hug, l’avvocato difensore, “Vitali Kaloiev non nega di aver ucciso il controllore di volo presente nella stazione di Skyguide la sera del dramma, ma non ricorda le circostanze della tragedia”.

Hug sostiene così la tesi di un atto commesso senza la capacità di intendere e volere, per il quale è prevista una pena massima di 10 anni. Il procuratore pubblico Ulrich Weder è invece di tutt’altra opinione: “Sono convinto che si tratta di un omicidio premeditato”. In questo caso, la pena massima sale a 20 anni.

Durante l’arringa, il procuratore ha richiesto una condanna pari a 12 anni di reclusione. 3 anni invece per la difesa.

Al processo partecipa anche Taimura Mansurov, presidente dell’Ossezia del Nord, il quale intende sostenere il suo compatriota. E manifestazioni a favore dell’imputato sono avvenute pure a Mosca, dove una dozzina di persone si sono riunite di fronte all’ambasciata svizzera chiedendo clemenza per Kaloiev.

Un concatenarsi di errori

Gli avvenimenti legati all’incidente aereo di Überlingen (collisione in volo tra un Tupolev della Bashkirian Airlines e un Boeing cargo della compagnia DHL) e alla morte del controllore di Skyguide, sono il frutto di un sfortunato concatenarsi di errori umani, difetti tecnici e tragiche coincidenze. Il tutto segnato dalla storia di una vittima trasformatasi in presunto assassino.

Se quella sera del 1. luglio 2002 l’allora 36enne controllore di volo non fosse stato solo a sorvegliare gli schermi radar, se il telefono avesse funzionato, se le conseguenze dei lavori di manutenzione fossero state elucidate meglio e, infine, se l’equipaggio del velivolo russo si fosse fidato del sistema di allarme elettronico di bordo, la collisione sopra il lago di Costanza poteva essere evitata.

E soprattutto, le 71 persone a bordo dei due velivoli sarebbero oggi ancora vive. Tra loro, Swetlana Kaloieva e i piccoli Konstantin (10 anni) e Diana (4), imbarcati sul Tupolev per raggiungere Vitali a Barcellona, dove lavorava.

Ricerca di un dialogo

Saputa la tragica notizia, Kaloiev si è subito recato sul luogo dell’incidente, dove, fra i rottami, ha ritrovato i corpi dei suoi cari. Voleva capire cos’era realmente successo, voleva sapere quanto è stata la sofferenza vissuta dalla sua famiglia prima di morire.

L’architetto dell’Ossezia del Nord cerca così il dialogo con i rappresentanti della compagnia svizzera di sorveglianza aerea Skyguide e con il controllore di volo responsabile dei cieli teatro dell’incidente, pretendendo delle scuse.

Skyguide (così come le autorità elvetiche) evita però un confronto diretto, parlando della catastrofe in termini giuridici, senza affrontare la questione dal punto di vista prettamente umano. Un comportamento che suscita l’indignazione non solo di Kaloiev, ma anche degli altri famigliari russi, parenti delle vittime.

Solamente in occasione della pubblicazione del rapporto finale da parte dell’Ufficio federale tedesco di inchiesta sugli incidenti aerei nel maggio 2004, ovvero due anni dopo l’incidente, Skyguide chiede alle famiglie delle vittime di perdonare i suoi errori e le sue mancanze.

Secondo il rapporto, che indirizza severe critiche all’operato di Skyguide, la responsabilità dell’incidente è da addossare sia al controllore di volo sia ai piloti del velivolo russo.

Molte questioni irrisolte

L’interrogativo se delle scuse tempestive od una reazione più umana da parte elvetica avrebbero potuto evitare il gesto vendicativo di Kaloiev, rimane senza risposta.

Quello che è certo è che tre mesi prima della pubblicazione del rapporto tedesco, Kaloiev si è recato a casa del controllore danese di Skyguide, nei pressi dell’aeroporto di Kolten. Le sue intenzioni? Mostrare al responsabile una foto con i suoi defunti figli.

Una foto che il dipendente di Skyguide avrebbe fatto cadere dalle mani dell’architetto russo, il quale afferma di non ricordare più cosa sia successo in seguito. Secondo gli inquirenti, Kaloiev avrebbe pugnalato il 36enne danese con un coltello da tasca, infierendo una ventina di volte mentre giaceva a terra.

La vittima, sposato e padre di tre bambini, è poi deceduta poco tempo dopo. Qualche ora più tardi, la polizia ha arrestato Vitali Kaloiev in un hotel nei paraggi dello scalo zurighese.

swissinfo, Alexandra Stark, Mosca
(traduzione e adattamento: Luigi Jorio)

Il primo luglio 2002, un aereo passeggeri russo ed un velivolo commerciale della compagnia DHL si scontrano al di sopra del lago di Costanza, nella zona controllata dalla società elvetica di sorveglianza aerea Skyguide.

Nell’incidente muoiono tutte le 71 persone a bordo; tra queste, la famiglia di Vitali Kaloiev.

Il 24 febbraio 2004, il controllore di Skyguide che sedeva nella sala di controllo la sera della collisione, è pugnalato a morte. Poche ore dopo, Kaloiev viene arrestato nei pressi dell’aeroporto di Kloten.

Il verdetto del processo che si apre martedì è atteso per il 26 ottobre.

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