Gli USA iniziano la guerra contro l’Iraq

A poche ore dallo scadere dell'ultimatum a Saddam, è iniziato l'attacco statunitense contro l'Iraq.
Il presidente USA George Bush ha confermato l’attacco in un discorso televisivo. Il capo di Stato iracheno Saddam Hussein ha definito l’attacco un crimine contro l’umanità.
“Su mio ordine, le forze della coalizione hanno iniziato a colpire obbiettivi selezionati di rilevanza militare per minare il potenziale bellico di Saddam Hussein”, ha detto George W. Bush, parlando alla nazione a poche ore dallo scadere dell’ultimatum a Bagdad.
Secondo il presidente degli Stati Uniti, il ricorso alle armi sarebbe inevitabile. Bush ha assicurato che gli USA e i suoi alleati faranno di tutto per risparmiare la popolazione civile.
Stando a fonti del Pentagono, tre dozzine di missili Tomahawk sono stati lanciati sull’Iraq. Impiegate anche bombe di precisione e bombardieri del tipo Steal 117 A. I primi obiettivi colpiti si troverebbero a Baghdad e a sud della capitale. Si tratterebbe di strutture di comando.
Fonti militari americane non hanno voluto precisare l’identità degli almeno due leader presi a bersaglio, né se l’attacco abbia avuto successo.
Non ancora attacco massiccio
La fase iniziale massiccia, denominata «Colpisci e terrorizza» («shock and awe»), della guerra contro l’Iraq non è però ancora partita: potrebbe iniziare nelle prossime ore o solo fra 48 ore, secondo fonti del Pentagono.
Intanto truppe americane stazionate in Kuwait, riferisce un corrispondente dell’agenzia Reuters, si stanno muovendo verso la frontiera irachena. Il giornalista haudito anche colpi di artigliera lungo la frontiera tra Kuwait e Iraq.
La rete televisiva satallitare Al Jazira ha riferito che la situazione è «tranquilla» a Mosul, la principale città del nord dell’Iraq. Non si ha notizia di vittime.
Contemporaneamente all’attacco a Bagdad, truppe statunitensi hanno effettuato un raid nell’Afganistan sudorientale contro presunti membri di Al-Qaida.
Discorso di Saddam
Poche ore dopo la dichiarazione di guerra da parte di Washington, anche il capo di stato iracheno Saddam Hussein si è rivolto in un discorso televisivo alla popolazione.
Con l’attacco all’Iraq, il presidente USA George W. Bush avrebbe commesso “un nuovo crimine”, ha detto Hussein. E ha aggiunto: “Nel nome del popolo iracheno, promettiano alla nazione araba e agli amici che combatteremo gli occupanti finché perderanno la loro pazienza.”
“L’attacco USA è illegale”
L’attacco degli Stati Uniti all’Iraq e il tentativo di rovesciare il regime di Saddam Hussein sarebbe illegale. È quanto i ministri degli esteri di Francia, Russia e Germania hanno detto al Consiglio di sicurezza dell’ONU.
Alcune ore prima che la coalizione guidata dagli USA iniziasse l’offensiva contro Bagdad, il ministro degli esteri russo Igor Ivanov ha detto mercoledì al Consiglio di sicurezza che nessuna risoluzione ONU autorizza un’azione militare o “il rovesciamento violento del governo di uno stato sovrano”.
CICR invita al rispetto del diritto internazionale
Il Comitato internazionale della Croce Rossa (cicr) ha «esortato le parti in conflitto a rispettare strettamente le regole e i principi del diritto umanitario internazionale». In un comunicato diffuso oggi a Ginevra il Cicr si è detto «vivamente preoccupato per le conseguenze delle ostilità iniziate in Iraq e in particolare per gli effetti delle operazioni militari sulla popolazione civile».
Il comitato ha dichiarato «la sua ferma intenzione di portare avanti le sue attività conformemente al suo mandato» nella regione ogni volta che sarà necessario e «conta sulle parti in conflitto per facilitare l’accesso a tutte le persone che abbiano bisogno dio aiuto e protezione».
swissinfo e agenzie
Le reazioni dei partiti svizzeri
La presidente del Partito radicale, Christine Langenberger, si è detta dispiaciuta, malgrado la guerra fosse «prevedibile». «La Svizzera deve mantenere ora la sua posizione di neutralità proibendo tra l’altro i sorvoli del territorio da parte della coalizione in guerra». Un blocco delle esportazioni di armamenti verso gli Stati Uniti non sarebbe comunque necessario.
Di diversa opinione il presidente del PPD, Philippe Stähelin: «Ritengo che non dovremmo più esportare materiale bellico verso i paesi belligeranti. Per tutto il periodo della guerra queste esportazioni devono essere bloccate».
D’accordo il presidente dell’UDC, Ueli Maurer: «La Svizzera deve seguire un’altra strada, preparando per esempio una conferenza di pace dopo la fase calda del conflitto. Anche un’azione umanitaria è auspicabile. Ma per poter agire in questo senso è necessaria una posizione neutrale».
Per Jean-Philippe Jeannerat, portavoce del Partito socialista, l’attacco è una grave violazione del diritto internazionale: «Rifiutiamo anche il minimo aiuto agli USA in questo momento, in quanto paese belligerante. Esorteremo il Consiglio federale a congelare qualsiasi tipo di fornitura di materiale strategico agli Stati coinvolti».

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