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Traffico di visti: in Pakistan il caso si allarga

La ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey davanti agli ambasciatori svizzeri riuniti a Berna Keystone Archive

Il caso del rilascio illegale di visti elvetici sarà affrontato durante la visita che la ministra degli esteri svizzera effettuerà in Pakistan in maggio.

Le autorità di Islamabad hanno arrestato un impiegato pachistano dell’ambasciata, che accusa colleghi svizzeri.

Tra i temi abbordati durante la visita che la ministra degli esteri elvetica Micheline Calmy-Rey effettuerà ad inizio maggio in Pakistan vi sarà il caso del rilascio illegale dei visti all’ambasciata elvetica a Islamabad.

È quanto ha dichiarato la portavoce del Dipartimento degli affari esteri (DFAE), Carine Carey, confermando un’informazione pubblicata dal giornale domenicale SonntagsZeitung.

Il viaggio era previsto da tempo, ma visti i recenti sviluppi il tema assumerà un importanza maggiore.

Coinvolti anche degli svizzeri?

Venerdì, infatti, le autorità pachistane avevano annunciato di avere arrestato un impiegato locale dell’ambasciata, che avrebbe proposto dei visti a delle donne in cambio di «favori» sessuali.

Il caso era già venuto alla luce ad inizio marzo, ma nasconderebbe un traffico ben più vasto di quanto finora sospettato.

Il direttore della polizia Tariq Khosa, citato dalla SonntagsZeitung, ha dichiarato che dall’interrogatorio contro questo sospetto è emerso che sarebbero coinvolti anche «diversi impiegati svizzeri», nei confronti dei quali è stata aperta un’inchiesta.

Martin Dahinden, capo della direzione delle risorse e della rete esterna del DFAE, ha dal canto suo dichiarato di non essere al corrente. Il DFAE ha comunque aperto un’inchiesta amministrativa.

Tratta di esseri umani

Khosa ha inoltre evocato la possibilità di un’organizzazione dedita alla tratta di esseri umani che utilizzerebbe visti svizzeri. Almeno cinque agenzie viaggi di Islamabad e Ravalpindi potrebbero essere implicate.

Il prezzo per ognuna delle transazioni illegali poteva raggiungere fino a 8’000 franchi svizzeri.

Secondo il politico pachistano Matloob Warraich, menzionato dal giornale domenicale, era praticamente di pubblico dominio che era possibile procurarsi, con delle bustarelle, un visto elvetico.

«Le persone ricevevano istruzioni di non rimanere in Svizzera. Il rischio era troppo grande che la truffa venisse scoperta», ha precisato Warraich. Le persone che acquistavano un visto lo facevano soprattutto per recarsi in Germania, in Italia o in Spagna.

DFAE è corso ai ripari

Da ormai diversi mesi, il Dipartimento federale degli affari esteri è confrontato al problema del traffico dei visti nelle ambasciate svizzere.

Il primo eclatante caso era venuto alla luce circa un anno fa, con l’arresto di un dipendente dell’ambasciata svizzera a Lima. In novembre, l’ex viceconsole onorario svizzero in Oman era stato condannato a nove mesi di prigione con la condizionale per aver fornito illegalemente visti in cambio di denaro.

Vicende simili sono state segnalate anche in altri paesi.

Nel frattempo, il Dipartimento diretto da Micheline Calmy-Rey ha intensificato i controlli e ha introdotto disposizioni pratiche per cercare di stroncare sul nascere i tentativi di corruzione dei funzionari.

swissinfo e agenzie

In febbraio si apprende da fonti pachistane che un impiegato locale dell’ambasciata svizzera ad Islamabad ha chiesto dei favori sessuali a due donne in cambio del rilascio di un visto.
In aprile l’uomo viene arrestato dalla polizia pachistana. Secondo quanto indicato da fonti ufficiali pachistane nel traffico di visti sarebbero coinvolti anche degli impiegati elvetici.
In marzo il Dipartimento federale degli affari esteri ha inviato un ispettore sul posto e in aprile ha aperto un’indagine amministrativa.

Nelle 141 rappresentanze diplomatiche svizzere sono rilasciati mezzo milione di visti all’anno, mentre 40.000 richieste sono rifiutate.

Il numero di visti rilasciati dovrebbe scendere a 400.000 dopo l’entrata in vigore dell’accordo di Schengen.

Le autorità svizzere stanno indagando su casi di traffici di visti nelle rappresentanze diplomatiche in Oman, Perù, Russia, Nigeria, Serbia, Eritrea e Pakistan.

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