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Adottato dal Nazionale il “modello ticinese” di sostegno alle famiglie

Il consiglio nazionale accetta di venire in aiuto dei bambini e dei genitori meno abbienti Keystone

La camera basse del parlamento ha compiuto, mercoledì, un gesto in favore delle famiglie, ponendo le basi in vista di nuove prestazioni complementari per i genitori in difficoltà e per una partecipazione della Confederazione al finanziamento di nuovi centri d'accoglienza per bambini.

Con 97 voti contro 75, i deputati hanno dato seguito alle iniziative parlamentari di Jacqueline Fehr, socialista zurighese, e di Lucrezia Meier-Schatz, democristiana sangallese, che chiedono l’introduzione a livello federale del «modello ticinese». Questi aiuti, valutati a 370 milioni di franchi, sarebbero finanziati nella misura di un terzo dalla Confederazione e di due terzi dai cantoni. Ne approfitterebbero circa 90 mila famiglie.

Il sistema prevede un’indennità complementare destinata ai figli in età inferiore a 15 anni. Se il reddito familiare resta inferiore al minimo vitale, genitori con figli di meno di tre anni potranno compensare la differenza di reddito, beneficiando di un’allocazione supplementare per bambini in tenera età.

In giugno, la Camera del popolo aveva respinto per un solo voto un’iniziativa simile, preoccupata dei costi e della nuova ripartizione dei compiti che il testo avrebbe comportato. Mercoledì, Jacqueline Fehr ha avuto maggior fortuna, nonostante la rinnovata opposizione di una minoranza borghese. «Uniformare gli assegni familiari cantonali costerebbe 4 miliardi di franchi in più all’anno», ha affermato la radicale argoviese Christine Egerszegi. Sempre più famiglie – le ha ricordato Jacqueline Fehr – vivono in povertà, soprattutto quelle monoparentali. Le conseguenze per i figli sono drammatiche: isolamento sociale, problemi di salute, aggressività.

Dal canto suo, Lucrezia Meier-Schatz ha criticato lo sgravio fiscale delle famiglie recentemente proposto dal ministro delle finanze Kaspar Villiger. L’alleviamento andrà soprattutto a beneficio della classe media, mentre il cosiddetto «modello ticinese» è rivolto alle famiglie che hanno veramente bisogno, ha affermato.

A larga maggioranza il plenum ha pure approvato un’altra iniziativa di Jacqueline Fehr, con la quale propone di sbloccare un importo annuo di 100 milioni di franchi per 10 anni, al fine di finanziare circa 20 mila posti d’accoglienza all’anno per asili-nido.

Questo contributo andrebbe ai comuni, per istituire posti d’accoglienza negli asili e nelle scuole che offrono la mezza pensione, oppure alle cosiddette «madri di giorno». La Fehr ha proposto di finanziare questo progetto attraverso, per esempio, la Fondazione Svizzera solidale. L’aiuto verrebbe versato per due anni al massimo a partire dall’apertura del centro e non dovrebbe coprire più di un terzo degli oneri di gestione.

Anche su questa iniziativa parlamentare una minoranza guidata da Toni Bortoluzzi, udc zurighese, ha espresso l’opinione che «la politica familiare sia di competenza di cantoni e comuni, che svolgono il loro lavoro in modo corretto». Ora, la competente commissione del Consiglio nazionale dovrà mettere a punto due progetti di legge.

swissinfo e agenzie

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