
AIDS: suicidi di sieropositivi dimezzati in vent’anni
(Keystone-ATS) BERNA – Il tasso di suicidi di persone affette dal virus dell’immunodeficienza umana (HIV) all’origine dell’AIDS si è più che dimezzato negli ultimi vent’anni in Svizzera. Lo rileva uno studio dell’università di Berna, secondo il quale il drastico calo è dovuto alle nuove terapie che consentono di contenere a lungo gli effetti dell’infezione aumentando notevolemente la qualità di vita.
Lo studio, pubblicato nell'”American Journal of Psychiatry”, è stato condotto da Olivia Keiser, dell’Istituto di medicina sociale e preventiva bernese, utilizzando i dati di circa 15’000 pazienti sieropositivi. In totale 150 di loro si sono tolti la vita fra il 1988 e il 2008.
La proporzione di suicidi si è fortemente ridotta dopo il 1996, in corrispondenza con l’introduzione della terapia antiretrovirale altamente aggressiva HAART (“Higly Active Anti-Retroviral Therapy”), che ha un impatto significativo sull’effettivo sviluppo della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), pur non potendola curare.
Dopo il 1996, il tasso di suicidi fra gli uomini è risultato quasi dell’80% inferiore rispetto al decennio precedente. Fra le donne si è registrato un calo di poco più della metà. La quota rimane comunque sempre più alta nella popolazione maschile.
Lo studio bernese rileva anche che, seppure in forte regresso, è nettamente più alta la percentuale di persone che si toglie la vita fra i sieropositivi rispetto al resto della popolazione. Prima dell’era HAART gli uomini infetti da HIV si uccidevano ben 14 volte più sovente degli altri svizzeri; ora “solo” 3,5 volte di più. Fra le donne la differenza è passata da 12 a 6 volte di più.
Riguardo ai motivi che hanno spinto al suicidio, i ricercatori di Berna notano che prima dell’ampia accessibilità alle potenti terapie con gli antiretrovirali, c’erano pochissime chance di evitare sofferenze di ogni genere ed inoltre era molto forte l’esclusione sociale. Anche oggi troppi sieropositivi soffrono però di depressione e decidono di togliersi la vita. “Malgrado ciò – deplora la signora Kaiser – molti pazienti non ricevono ancora nessun aiuto psicologico”.