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Aspettando i dazi USA in Svizzera, medtech tra fiducia e incertezze

persona al lavoro in un laboratorio
Keystone-SDA

Il settore svizzero dei dispositivi medici (medtech) si prepara ad affrontare i possibili dazi doganali che l'amministrazione del presidente USA Donald Trump intende introdurre per favorire la produzione interna e abbassarne i prezzi d'acquisto.

(Keystone-ATS) Mentre le associazioni di categoria manifestano tutta la loro preoccupazione, le principali aziende elvetiche si dicono per ora piuttosto fiduciose.

Il Dipartimento del commercio degli Stati Uniti ha di fatto avviato un’indagine, fino al 17 ottobre, sull’importazione di un’ampia gamma di dispositivi medici, nell’ambito della “sezione 232” del Trade Expansion Act del 1962. La norma di cui si è avvalso il tycoon e che consente al governo di imporre restrizioni alle importazioni di beni considerati potenzialmente dannosi per la sicurezza nazionale.

Per ora risultano congelati anche gli eventuali balzelli del 100% sui medicinali (esclusi i generici). In un primo momento Trump aveva fissato l’introduzione dei dazi punitivi al 1° ottobre. Stando a funzionari governativi, la misura è però poi stata sospesa per avviare i dovuti preparativi volti a “sanzionare” le aziende farmaceutiche che non intendono delocalizzare parte della loro produzione sul suolo americano o che non accettano di ridurre i prezzi dei propri prodotti.

Swiss Medtech preoccupata

L’associazione Swiss Medtech, che rappresenta il settore dei dispositivi medici nella Confederazione, ha espresso particolare preoccupazione per questa nuova fonte di incertezza, soprattutto per un comparto fortemente orientato all’esportazione. L’organizzazione sta collaborando con le autorità competenti e ha già contattato direttamente il responsabile del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) Guy Parmelin. Swiss Medtech ricorda inoltre che l’indagine americana non riguarda solo la Svizzera, ma l’intera industria mondiale.

Tra i prodotti potenzialmente interessati figurano guanti e mascherine chirurgiche, siringhe, cateteri, sacche per infusione, materiale per sutura, sedie a rotelle, letti ospedalieri, pacemaker, pompe per insulina, apparecchi di diagnostica per immagini e respiratori.

Medacta e altre aziende “fiduciose”

L’azienda ticinese Medacta, specializzata in dispositivi ortopedici in titanio, cobalto-cromo, polimeri e ceramica, ha dichiarato all’agenzia finanziaria AWP di essere “molto fiduciosa” che i propri prodotti non figureranno sulla lunga – ma poco esaustiva – lista, poiché la misura riguarderebbe soprattutto articoli in acciaio inox o alluminio.

Le grandi imprese svizzere del settore mantengono dunque un cauto ottimismo. Il produttore di apparecchi acustici Sonova preferisce non commentare, mentre Straumann, leader nella fornitura di impianti dentali, afferma che eventuali dazi inciderebbero solo “in misura marginale” grazie alla produzione locale e a una catena di fornitura diversificata.

L’eventuale imposizione di dazi sul mercato statunitense, uno dei più importanti per la medtech elvetica, ha già spinto alcune aziende a rivedere le proprie strategie. Il gruppo Medartis, specializzato in sistemi di fissazione per fratture ossee, ha accelerato il proprio piano di espansione negli Stati Uniti: entro la fine del 2026, punta infatti a produrre il 60% della domanda americana direttamente nel suo nuovo stabilimento di Warsaw (nello Stato dell’Indiana), e intende raggiungere quota 80% entro metà 2027, ha rivelato all’AWP il responsabile della comunicazione, precisando che tali investimenti non avranno un impatto negativo sull’occupazione in Svizzera, dato che l’azienda continua a crescere a un ritmo superiore al 10% annuo.

Anche Ypsomed, produttore di autoiniettori, ha annunciato la costruzione della sua prima fabbrica negli Stati Uniti, a Holly Springs (nella Carolina del Nord), con un investimento iniziale di 200 milioni di franchi. Il progetto era stato anticipato già la scorsa primavera, dopo i primi timori mossi dalla guerra commerciale indetta dal presidente Trump.

Meno esposto del settore farmaceutico

Sebbene gli Stati Uniti rappresentino un mercato fondamentale per la medtech elvetica, il settore è decisamente meno esposto rispetto alla potente industria farmaceutica: nel 2023, le esportazioni verso gli USA ammontavano al 23% del totale, pari a 2,8 miliardi di franchi, secondo i dati di Swiss Medtech. L’Europa, invece, assorbiva circa la metà delle esportazioni della Confederazione.

Il 26 settembre, Donald Trump ha scosso i mercati mondiali annunciando dazi del 100% sui prodotti farmaceutici. Tuttavia, la misura prevede numerose eccezioni, e i giganti renani Roche e Novartis hanno già preso le loro dovute precauzioni: proprio per anticipare possibili, pesantissimi balzelli doganali, i due colossi elvetici avevano già annunciato in primavera nuovi investimenti negli Stati Uniti. Novartis prevede di destinare 23 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni a nuovi siti di produzione e centri di ricerca, mentre Roche ha annunciato un piano da 50 miliardi lungo lo stesso arco di tempo per potenziare la propria capacità produttiva.

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