Consiglio federale: nuovamente esaminata la politica europea
(Keystone-ATS) BERNA – Il Consiglio federale ha nuovamente affrontato ieri nella seduta di clausura le relazioni tra la Svizzera e l’Unione europea (UE). Secondo il governo, occorrono nuove soluzioni per adattarsi rapidamente all’evoluzione del diritto comunitario.
“Ogni automatismo è però escluso” per non perdere la flessibilità offerta dalla via bilaterale, ha dichiarato stamani alla stampa Micheline Calmy-Rey. Questa posizione è condivisa da UDC, PLR e PPD.
Le esigenze di Bruxelles concernenti l’adozione da parte della Svizzera delle normative europee fanno parte delle nuove sfide. In quest’ottica, attraverso un diritto di codecisione, Berna deve poter influire maggiormente nel processo, ha insistito la ministra degli esteri.Illusorio
Questa rivendicazione è assolutamente illusoria, secondo i socialisti. La via bilaterale si trova in una fase di stallo e comporta una perdita della sovranità. Per il PS occorre dunque cercare di rilanciare il dibattito sull’adesione.
Le altre questioni che si pongono riguardano, secondo la ministra degli esteri, il parallelismo dei dossier durante i negoziati e i crescenti problemi d’accesso al settore dei servizi. È dunque necessaria una “valutazione costante”.
Il Consiglio federale ha deciso che il rapporto Europa 2006 e quello di politica estera 2009 “serviranno d’orientamento”, ha aggiunto la responsabile della diplomazia elvetica. Il governo desidera che i negoziati in corso (elettricità, sanità, libero scambio nel settore agricolo) continuino e che gli vengano sottoposti nuovi mandati di negoziato.
Calmy-Rey non ha voluto aggiungere altro sulle prospettive concrete, in particolare su un eventuale rilancio dell’adesione. Si è limitata ad affermare che il governo valuterà i vari strumenti della politica europea, come chiesto in un postulato dalla consigliera nazionale Christa Markwalder (PLR/BE), presidente del Nuovo movimento europeo Svizzera (NUMES). Questo annuncio è stato accolto da NUMES come una “vittoria di tappa”.Adesione
L’adesione all’Unione europea è uno “strumento come gli altri”, ha ribadito Calmy-Rey, riferendosi alla proposta difesa dal Consiglio federale nel suo rapporto 2006. “Vi sono da sei a sette possibilità”, ha aggiunto.
Nel rapporto 2006, l’adesione era stata relegata dal rango di “obiettivo strategico” a quello di “opzione”. Il rapporto 2009 sottolinea tuttavia l’importanza per la Svizzera di approfondire le relazioni con l’UE, suo partner principale.
Questo documento, pubblicato il 23 settembre, cita chiaramente l’adesione come una “possibilità”. In particolare, si può leggere che “se motivi politici ed economici impongono in futuro la necessità di percorrere nuove tappe d’integrazione, ci si dovrà chiedere qual è lo strumento più adatto e l’adesione ne è uno”.Accordo quadro
Altra pista citata nel frattempo: un accordo quadro. Micheline Calmy-Rey aveva citato questa variante dopo il “sì” del popolo alla riconferma della libera circolazione delle persone e alla sua estensione a Romania e Bulgaria. Stamani ha dichiarato che “non si tratta di un obiettivo in quanto tale”. Forse – ha aggiunto – “occorre uno strumento per consolidare le nostre relazioni bilaterali”.
Dal canto suo, Bruxelles contesta sempre più le soluzioni “à la carte”. In un documento di un anno fa sulle relazioni con i membri dell’AELS, il Consiglio dell’UE ricordava che “la partecipazione al mercato interno comporta man mano l’applicazione e l’interpretazione omogenea del diritto comunitario in costante evoluzione”.
Secondo Bruxelles, questo principio deve riflettersi in tutti gli accordi in fase di negoziazione. Un’intesa quadro dovrebbe anche “prevedere l’incorporazione del diritto comunitario in tutti gli accordi, come pure un meccanismo inteso ad attualizzarli costantemente, garantendo un’interpretazione omogenea”.