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CSt: un memoriale per le vittime del nazionalsocialismo

Il memoriale per le vittime del nazionalsocialismo a Berlino. KEYSTONE/AP/MARKUS SCHREIBER sda-ats

(Keystone-ATS) Anche la Svizzera potrebbe avere il proprio memoriale per le vittime del nazionalsocialismo al fine di aumentare la consapevolezza dell’importanza della democrazia e dello Stato di diritto, soprattutto tra i giovani.

È quanto chiede una mozione in tal senso di Daniel Jositsch (PS/ZH) adottata oggi dal Consiglio degli stati, Un atto analogo, non ancora discusso nel plenum, è stato inoltrato al Nazionale da Alfred Heer (UDC/ZH).

Il “senatore” zurighese ha ricordato l’importanza di un simile memoriale, soprattutto per i giovani, che vengono a contatto con questi fatti solo attraverso i libri storia. Una situazione diversa rispetto a coloro, “come il sottoscritto”, che appartenendo alla generazione del dopoguerra hanno contezza di quanto accaduto.

Un memoriale servirà a sensibilizzare le giovani generazioni su fenomeni come il razzismo e le discriminazione, facendo capire loro dove simili atteggiamenti possono condurre.

Nel corso del suo intervento, il consigliere federale Ignazio Cassis si è detto d’accordo con la mozione ed è quindi favorevole alla creazione di “un memoriale svizzero”, che si però il frutto di un lavoro corale e non imposto dall’alto.

Il Dipartimento federale degli affari esteri, in collaborazione con gli altri dipartimenti interessati – in particolare quello dell’economia, della formazione e della ricerca e dell’interno – e con la partecipazione dei Cantoni coinvolti presenterà al Consiglio federale alcune opzioni per la realizzazione di un simile memoriale in Svizzera, proponendo anche forme di comunicazione adeguate.

La mozione si somma a una petizione al Consiglio federale inoltrata il 25 maggio scorso da circa 150 personalità, tra cui l’ex consigliera federale socialista Ruth Dreifuss – prima persona di religione ebraica eletta in governo – e 30 organizzazioni per l’erezione di un memoriale per le vittime, tra cui centinaia di svizzeri, del nazionalsocialismo.

Il memoriale, la cui erezione è sostenuta dall’Amitié judéo-chrétienne en Suisse, dall’Organizzazione degli Svizzeri all’estero, dalla Federazione svizzera delle comunità israelite, dal Centro per gli studi ebraici dell’Università di Basilea e dall’Archivio per la storia contemporanea del Politecnico federale di Zurigo, vuole onorare le vittime del nazismo, ma anche coloro che si adoperarono per aiutare i perseguitati e che per questo ebbero problemi con la giustizia.

Tra le vittime del nazismo perite nei campi di concentramento si contano anche numerose persone, specie donne, che per matrimonio persero la nazionalità svizzera. Di recente, la casa editrice NZZ Libro ha dato alle stampe il volume, dal titolo emblematico, “Die Schweizer KZ-Häftlinge. Vergessene Opfer des Dritten Reichs”, in cui si fa stato di centinaia di persone – donne, uomini, bambini, ebrei, socialisti, omosessuali, testimoni di Geova, membri della resistenza od esponenti della minoranze etniche romanì come i Sinti e i Roma – rinchiuse nei campi di concentramento. Il sostegno da parte delle autorità elvetiche dell’epoca fu sovente timido, se non assente.

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