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L’attrice Marthe Keller, antidiva per scelta

L'attrice svizzera di fama internazionale Marthe Keller per la prima volta a Locarno. fotofestival/Abram

Per la prima volta nella sua carriera di attrice, Marthe Keller recita in un film elvetico - "Fragile" di Laurent Nègre – proposto al Festival di Locarno in occasione della giornata del cinema svizzero.

Con la sua presenza l’attrice di fama internazionale intende sostenere la produzione cinematografica svizzera e soprattutto le produzioni indipendenti, in cui crede molto.

Alta, snella, un velo di rossetto sulle labbra, nessuna traccia di trucco, grandi occhiali: Marthe Keller ci accoglie rilassata e con grande disponibilità nel suo albergo. Si è appena congedata, in svizzero tedesco, dai suoi parenti.

Qualche minuto per scrutare e capire chi ha davanti a lei per l’intervista, e poi le sue parole scorrono veloci e fluide. Aperta, anticonformista, non sopporta le etichette e l’idea di essere prigioniera di un ruolo, di un’immagine.

swissinfo: Dopo 35 anni di carriera a livello internazionale, eccola in un film svizzero di Laurent Nègre “Fragile”. Come ha vissuto questa prima volta?

Marthe Keller: Non avendo mai girato un film svizzero, non avevo nessun punto di riferimento. Per me lavorare a Parigi, New York o Ginevra non fa nessuna differenza. La cinepresa è sempre la cinepresa e il lavoro di attrice è quello di recitare.

Ho accettato il progetto di Laurent Nègre perché mi è piaciuto molto e perché non ha scelto la via della facilità. Laurent è un bravissimo regista con delle grandi potenzialità. Nonostante al Festival siano passati diversi film in cui ho recitato, venire a Locarno quest’anno è per me una prima volta. E sono qui proprio per sostenere il lavoro di Laurent.

swissinfo: Quale è il suo sguardo sul cinema svizzero?

M.K.: Voglio essere sincera: vivo tra Parigi e New York e quindi non seguo molto la produzione cinematografica svizzera, di cui mi è però nota la qualità e la sensibilità. Leggo articoli sulla stampa, mi informo, mi aggiorno. So che in Svizzera ci sono persone con enorme talento che faticano a trovare degli sbocchi e degli sviluppi perché gli aiuti non sono sufficienti.

Recitare nel film “Fragile” rappresenta il mio personale contributo al cinema emergente ed indipendente. Faccio l’attrice da 35 anni, ho girato circa 63 film, ho avuto tante soddisfazioni e molta fortuna. Mi sembra dunque giusto passare il testimone offrendo il mio aiuto ai nuovi protagonisti della scena cinematografica.

swissinfo: Lei viene presentata come un’attrice che ignora le frontiere geografiche. Essere nata a Basilea, cantone di frontiera, e in Svizzera, paese multiculturale, ha in qualche modo contribuito a questa sua apertura che presumo innata?

M.K.: Che coincidenza, la sua domanda! Durante il pranzo io e mio fratello non abbiamo parlato d’altro. Ci siamo detti che quando si proviene da una regione, come quella di Basilea, a cavallo fra due frontiere – la Francia e la Germania – il senso di apertura è parte integrante della persona.

Apertura per lo spirito, dunque, ma anche per le lingue. Credo che la frontiera doni quelle caratteristiche – ammesso che si sappiano cogliere – che una persona nata nel cuore della Svizzera non ha. Credo che la cultura, ma soprattutto la conoscenza delle lingue, aiuti a cancellare le frontiere.

swissinfo: Che cosa pensa dello “star system”?

M. K.: Io sono nata sotto il segno dell’Acquario, ossia totale libertà su tutti i piani. E in me tutto ciò è molto radicale, ecco perché sono impegnata in tanti progetti diversi. Non sopporto l’idea di essere catalogata, etichettata, imprigionata in un ruolo o in un’unica attività. Voglio essere e restare libera di fare ciò che sento, ciò in cui credo.

Voglio essere libera e voglio rimanere anonima. Lo so: è esattamente l’opposto dei principi di un’attrice e dello “star system”. Non sono una star e non voglio essere una star: sono un’attrice che lavora. Sono una donna che a Parigi prende il metrò e non voglio essere irraggiungibile.

Certo, so benissimo di avere una tripla vita: a New York mi aspettano le limousines con i vetri scuri e tante altre “cavolate” imposte dai produttori. Ma a me non interessano. Voglio rimanere quella che sono, semplicemente. Anche se nel mondo del cinema nuotare controcorrente richiede energia.

Per me quello che conta è l’onestà. L’onestà verso se stessi e nei confronti degli altri. Ed è altrettanto fondamentale essere sensibili alle persone e alle cose che ti stanno attorno. Restare semplici è molto difficile, mentre diventare complicati e capricciosi è molto più facile. Mi creda.

swissinfo: Donne e cinema, attrici e età. L’anno scorso a Locarno Susan Sarandon ha denunciato la brutalità della macchina di Hollywood: ti usano fino a 30 anni poi sparisci. Quale il suo sguardo su questa realtà?

M.K.: Susan Sarandon ha ragione. E aggiungo che le donne vengono inserite nella lista nera a partire dai 26 anni. Oggi si ha la tendenza a girare film per bambini, di cassetta, quindi anche le interpreti sono sempre più giovani.

Paradossalmente le donne che hanno una maggiore longevità sono quelle che hanno delle bellezze particolari, dei tratti distintivi molto marcati, associati ad un grande carisma.

Penso per esempio a Bette Davis, molto meno bella di Greta Garbo, ma assolutamente meravigliosa e longeva dal punto di vista cinematografico. Il cinema è senza pietà: la donna molto bella che invecchia, sul grande schermo è vecchia e basta. Non avrei voluto vedere Marylin Monroe a 70 anni.

Quando ero piccola mi dicevano: quando non avrai più brufoli, ti verranno le rughe! Mi ero abituata all’idea che le donne, come i fiori, appassiscono in fretta. Ma per fortuna non ho vissuto questa esperienza. Probabilmente anche perché la natura è stata generosa con me. E perché mi accetto come sono. Con i segni del tempo.

Il bisturi del chirurgo estetico, il lifting, non mi interessano. Non voglio essere una donna oggetto del desiderio. Voglio essere me stessa, soggetto della mia vita. Ma perché, piuttosto, non apriamo il dibattito sugli uomini che invecchiano peggio delle donne?

swissinfo, Françoise Gehring, Locarno

Marthe Keller è nata a Basilea il 28 gennaio 1945.
In 35 anni di carriera internazionale ha girato circa 63 film (cinema e TV) e con i maggiori registi, tra cui Philippe de Broca, Claude Lelouch, Billy Wilder, Sydney Pollack.
Diversi i riconoscimenti per il suo lavoro di attrice; nel 2006 ha ricevuto il premio del cinema svizzero come attrice non protagonista per la sua interpretazione in “Fragile”.

Marthe Keller, l’attrice svizzera più conosciuta all’estero dopo Ursula Andress, racconta che l’unico sogno della sua vita – ossia diventare una ballerina – non l’ha potuto realizzare, a causa di un incidenre. “Per fortuna, sarei in disoccupazione da vent’anni”.

Il suo film preferito – per la parte che ha dovuto recitare e per come si è sentita nell’interpretazione del personaggio – è “Par Amour” di Alain Tasma, realizzato per la televisione nel 2003. Mentre il ruolo di protagonista in “Fedora” di Billy Wilder (1978), è quello a lei più estraneo.

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