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Le donne svizzere riscoprono l’8 marzo

A Berna su una facciata viene installata un'insegna gigante Keystone

È iniziata con un concerto di sveglie nelle stazioni ferroviarie la Giornata internazionale della donna, seguita in tutto il Paese.

Una data che quest’anno riveste un’importanza particolare in Svizzera, dopo le proteste suscitate dall’elezione di due uomini in governo il 10 dicembre.

“Donne, svegliatevi!” era scritto sui volantini distribuiti nella mattinata di lunedì nelle stazioni ferroviarie.

In tutta la Svizzera si svolgono azioni e manifestazioni di protesta. A Ginevra hanno preso la parola il Premio Nobel per la pace 2003, Shirin Ebadi, e la procuratrice del Tribunale penale internazionale, Carla Del Ponte.

Al centro delle richieste delle partecipanti, vestite per l’occasione di rosso, tre delicati temi: l’undicesima revisione dell’AVS, sulla quale si voterà il 16 maggio prossimo, l’assicurazione maternità e la rappresentanza femminile in Consiglio federale.

Una parte delle donne respinge la revisione perché la ritiene discriminante, tutte le elettrici sono invece favorevoli all’introduzione di un’assicurazione maternità e ad una migliore rappresentanza delle donne in Consiglio federale.

Ricordare i problemi

“Quest’anno anche le donne dei partiti borghesi si associano a questa giornata, pur non condividendo sempre le stesse posizioni della sinistra”, spiega a swissinfo Andrée-Marie Dussault, caporedattrice di “l’émilie”, il più vecchio giornale femminista del mondo.

Una conseguenza diretta del “dopo 10 dicembre”: due uomini, rappresentanti della destra conservatrice, erano stati eletti in governo, che conta sette membri, una delle due ministre uscenti aveva dovuto lasciare il Consiglio federale e una candidata alla carica di ministro era stata sconfitta dal collega maschile.

A questo proposito un’azione particolare è prevista a partire dall’8 marzo fino alla prossima elezione in Consiglio federale, nel dicembre del 2004: un gruppo di donne veglierà simbolicamente 24 ore su 24, davanti alla sede del governo.

L’idea è quella di assicurare una presenza permanente delle donne davanti al Palazzo federale per dare continuità e visibilità alla protesta e permettere al movimento di essere presente nei media.

Un divario ancora profondo

“Per me l’8 marzo è l’occasione per fare il punto sulla situazione delle donne”, contina Andrée-Marie Dussault, caporedattrice della rivista mensile, fondata nel 1912 a Ginevra.

“Questa data serve a ricordare i problemi esistenti e a mobilizzare le donne”, sottolinea la giornalista militante.

In effetti, anche se negli ultimi 30 anni la causa femminile ha fatto grandi progressi, molto resta ancora da fare. Secondo gli ultimi dati statistici in Svizzera la disparità fra i sessi è ancora netta.

Le donne studiano meno: oltre il 20% non siede sui banchi di scuola oltre l’obbligo scolastico. In campo lavorativo le donne sono impiegate soprattutto nel campo delle cure e in quello sociale. Inoltre, guadagnano in generale il 20% in meno dei colleghi uomini.

Inoltre una percentuale molto alta di donne svizzere rinuncia ad un impiego professionale in favore della famiglia, spesso per la mancanza di asili-nido.

Le donne sono pure le prime vittime della povertà e della violenza coniugale.

Eroine boliviane e commenti brasiliani

Le Nazioni Unite hanno proclamato l’8 marzo Giornata internazionale della donna nel 1975 per ricordare che “in nessun Paese del mondo le donne hanno davvero gli stessi diritti degli uomini”.

Ma come viene percepito l’8 marzo nei diversi Paesi del mondo? Una piccola inchiesta presso i colleghi delle redazioni straniere di swissinfo ha permesso di stabilire che il significato varia molto da Paese a Paese.

In Bolivia, l’8 marzo non esiste. “Il 27 maggio invece è la giornata delle madri e delle eroine”, ci spiega Juan Espinoza, responsabile della redazione di lingua spagnola.

“In questo modo si vuole ricordare la battaglia del 1812 contro l’occupazione spagnola, lotta capeggiata dalle donne di Cochabamba”, dice Espinoza.

“In Bolivia la lotta delle donne è quotidiana, ma la stampa non ne da particolare risalto”.

Articoli di fondo e commenti appaiono invece nella stampa brasiliana: alcuni euforici, perché il Paese ha il maggior numero di donne quadro, dopo gli Stati Uniti, primi in classifica. Altri sono critici, perché lo scorso anno, i salari delle donne sono scesi più di quelli degli uomini.

“L’8 marzo è relativamente nuovo per noi”, dichiara Claudine Gonçalves, responsabile della redazione di lingua portoghese.

“Una volta la stampa non ne parlava. Ora, perfino di lunedì, giornata tradizionalmente legata ai commenti sportivi, i giornali danno spazio alla tematica”.

Femministe tunisine e cinesi in vacanza

In Egitto, il governo ha sfruttato l’8 marzo per lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione nelle campagne e nei villagi. “L’8 marzo è la Giornata del ruolo della donna nella società”, spiega Tamer Aboalenin, della redazione araba.

“In gennaio il governo ha lanciato una nuova campagna che ha come temi la politica familiare, la salute, la lotta contro l’analfabetismo, l’educazione”, dice Aboalenin.

“Le autorità mandano delle assistenti dalle donne nelle campagne. Questa contatto da donna a donna è quello che funziona meglio di ogni altro strumento, collaudato in passato.”

In Tunisia per un certo periodo esistevano due date: l’8 marzo, celebrato dalle femministe, le prime a reagire alla proclamazione delle Nazioni Unite.

Le femministe volevano distanziarsi dalle autorità, che festeggiavano invece il 13 agosto.

“Il 13 agosto del 1957 venne abolita ufficialmente la poligamia e la possibilità per il marito di ripudiare la moglie”, spiega Kamel Dhif, responsabile della redazione di lingua araba.

“Ora anche il regime festeggia l’8 marzo”, specifica Dhif, “ma la ricorrenza è limitata agli attivisti.”

Chi si gode questo 8 marzo sono le donne cinesi: “Hanno almeno una mezza giornata libera”, commenta Dahai Shao, responsabile della redazione cinese, “da noi l’8 marzo è molto seguito, fin dai tempi di Mao”, aggiunge Shao.

swissinfo, Elena Altenburger

La Svizzera è il Paese con la più alta percentuale di mamme che rinunciano alla carriera professionale.
Il 77% degli uomini e il 59% delle donne lavorano.
Metà delle donne e l’11% degli uomini lavorano a tempo parziale.

L’8 marzo è stato decretato Giornata internazionale della donna dall’Internazionale socialista nel 1910.

Si festeggia dal 1921 in ricordo degli scioperi delle lavoratrici tessili di New York e di San Pietroburgo.

Nel 1975, nell’Anno internazionale della donna, anche le Nazioni Unite hanno deciso di lanciare l’idea dell’8 marzo.

L’obiettivo era quello di ricordare che “in nessun Paese del mondo le donne hanno davvero gli stessi diritti degli uomini.”

Le donne svizzere hanno i diritti politici dal 1971.

Dieci anni dopo, nel 1981, è stata sancita l’uguaglianza nella Costituzione.

Dal 1996 una legge vieta la discriminazione fra i sessi.

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