Serena Giannini, una stella ticinese al Bolshoi

Meta ambita e prestigiosa, il Teatro Bolshoi di Mosca, tempio della danza classica, recluta danzatori e danzatrici da tutto il mondo. Tra di essi anche la ticinese Serena Giannini, che si prepara al grande salto.
Dopo essere stata apprezzata negli Stati Uniti, su Serena Giannini si è posato anche lo sguardo attento ed esigente del Teatro Bolshoi. Se in passato i migliori ballerini al mondo abbandonavano il corpo di ballo russo per fuggire in Occidente, oggi succede il contrario.
Per una ballerina come Serena Giannini, poter danzare in uno dei teatri più famosi del mondo, è un sogno che non avrebbe mai pensato di poter realizzare.
L’artista diciottenne si prepara dunque a spiccare il volo verso la metropoli russa e lasciare alle spalle il suo Ticino natale. Una svolta nella sua vita e, forse, l’inizio di una promettente carriera internazionale.
“Non vedo l’ora di potermi consacrare totalmente alla danza”, afferma la giovane, che conta i giorni che la separano dalla grande avventura. Ma prima della partenza, in agenda alla fine di ottobre, ci sono ancora molte faccende burocratiche da sbrigare.
A Mosca passando da New York
È durante un concorso a New York, che la ballerina di Gravesano (comune del Luganese) è stata notata dalla direzione artistica del Bolshoi. Il suo grande talento e una capacità espressiva fuori dal comune si sono tradotti in uno stage di cinque settimane organizzato dall’istituto moscovita nel Connecticut (USA).
Poco dopo il suo rientro dagli Stati Uniti, ecco la lieta novella: Serena Giannini può fare parte del prossimo gruppo di allievi del Bolshoi. Un’opportunità unica.
Il percorso formativo della scuola moscovita dura tre anni e si lavora sei giorni alla settimana. “Non so ancora quanto tempo resterò a Mosca”, spiega la giovane ticinese, che desidera continuare la formazione internazionale a Londra, patria del music-hall, la sua vera e grande passione.
Nel frattempo Serena si appresta a vivere momenti intensi: oltre alle quotidiane sedute di allenamento, dovrà rispettare un regolamento molto severo. La sua formazione, del resto, è dettagliata nel contratto di sedici pagine scritto in russo, per cui i genitori di Serena hanno dovuto fare capo ad una traduzione.
Sono considerati imperdonabili e motivo di espulsione immediata dall’accademia di ballo un aumento di peso o una stagnazione delle prestazioni artistiche e atletiche.
Il grande salto… a passo di danza
La severità e i toni marziali del Bolshoi non spaventano Serena. “La sua docente di danza Mi Jung – sottolinea la mamma, Patrizia Giannini – le ha inculcato l’umiltà e il senso del rigore”. “La danza – aggiunge Serena – è un mondo molto duro, ma sono pronta ad affrontare le difficoltà che mi attendono”.
Ai sacrifici Serena è abituata, visto che ha sempre consacrato il tempo libero, vacanze comprese, esclusivamente alla danza, e dalla più tenera infanzia.
Il trasferimento a Mosca coincide forzatamente anche con l’interruzione degli studi al Liceo di Lugano. Un passo non facile da compiere. “Ma un’occasione come questa – commenta Tiziano, il padre di Serena – non si presenta due volte nella vita. Siamo pronti ad incoraggiare e a sostenere nostra figlia nella sua grande passione, poiché siamo convinti che saprà orientare il suo percorso nella giusta direzione”.
“Ho capito che volevo proseguire la mia carriera e la mia vita nella danza, sin dagli inizi del liceo”, ammette Serena, che non scorda i sacrifici compiuti fino ad ora. “Questo invito al Bolshoi – aggiunge – mi permette di dedicarmi totalmente alla danza, in una struttura dove tutto è pensato e organizzato per questa arte”.
Liberata dalle fatiche di dovere far quadrare molti impegni – tra allenamenti, studi e trasferte – Serena vede l’orizzonte sgombero da nubi. “Sarò circondata da persone che svolgono la mia stessa attività, che praticano la mia stessa passione e che devono seguire una medesima igiene di vita”.
Una città pericolosa
“Le ballerine russe che ho incontrato negli Stati Uniti – ricorda Serena – mi hanno detto che Mosca è una città molto pericolosa. Eppure non sono inquieta, perché avrò davvero poco tempo libero, solo la domenica, e lo userò per riposarmi”.
“Mi hanno anche detto – continua la giovane ticinese – che la struttura della scuola è un po’ vetusta e che a Mosca può fare molto freddo. Non importa. Ho talmente voglia di migliorare e di compiere passi avanti, che sono pronta a tutto. Sono assolutamente consapevole dei sacrifici che mi attendono.
Pronta anche ad imparare il russo, Serena Giannini non vede l’ora di entrare nel tempio della danza. “Conti i minuti, vorrei già essere a Mosca”.
swissinfo, Nicole Della Pietra, Gravesano
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)
Nata il 24 ottobre 1990 a Lugano, Serena Giannini ha cominciato la danza già nel 1993, a soli tre anni, e da cinque anni si dedica anima e corpo a questa arte.
Oltre alla danza classica, pratica il ballo contemporaneo e il jazz; sogna di lavorare proprio in questo ambiente.
Serena Giannini ha partecipato lo scorso aprile ad un concorso di danza a New York, dove una commissione le ha assegnato una borsa di studio per uno stage organizzato dal Bolshoi, sempre in America.
L’accademia di danza del Bolshoi l’ha in seguito invitata a Mosca per seguire una formazione estremamente esigente. La scuola dura tre anni.
Fondato dall’ imperatrice Caterina nel 1775, bruciato durante il grande incendio di Mosca sotto l’ occupazione napoleonica, minacciato di chiusura subito dopo la rivoluzione, usato come auditorio per i discorsi di Lenin, prediletto da Stalin, bombardato dai tedeschi, il teatro è legato ai trionfi, alle tragedie del potere dell’Unione sovietica e della Russia.
Distrutto da un incendio nel 1825, viene ricostruito sullo stesso sito e inagurato lo stesso anno. Nel 1853 un nuovo incendio distrugge gli interni, riallestiti dopo un restauro di tre anni. Dal 1941 al 2005 ospita centinaia di grandi produzioni, tra cui balletti e opere classiche.
L’edificio principale del teatro, concepito dall’architetto Joseph Beauvais, ha nuovamente chiuso i battenti nel 2005 per essere sottoposto a un vasto restauro volto a preservare la struttura architettonica storica, modernizzando inoltre il palco al fine di soddisfare i moderni requisiti tecnologici.
Nonostante la chiusura forzata, le compagnie continuano a mettere in scena un vasto repertorio di concerti e balletti presso l’adiacente “New Stage”. Se i lavori procederanno secondo i piani, il Bolshoi celebrerà la riapertura nel novembre 2009
Il costo di questo gigantesco restauro ammonta a circa 360 milioni di euro (circa 580 milioni di franchi).

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