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Nella parità di diritti per i disabili la Svizzera deve recuperare

quattro ragazze con handicap giocano a calcio.
Special Olympics Switzerland: queste ragazze portatrici di handicap possono giocare a calcio come tutti. Ma potranno votare ed eleggere come tutti i cittadini svizzeri quando diventeranno maggiorenni? Keystone

I disabili sotto tutela non hanno diritto di voto e di elezione. Ciò è in contrasto con la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, alla quale la Svizzera aderisce dal 2014. Esperti stanno lavorando sodo per eliminare questa disuguaglianza.

Questo contributo fa parte di #DearDemocracy, la piattaforma di swissinfo.ch sulla democrazia diretta.

In Svizzera c’è una sola fascia di cittadini con passaporto elvetico che è privata dei diritti politici: si tratta delle persone che non possono partecipare alla vita sociale a causa di gravi e durevoli disabilità.

Non essendo in grado di badare a se stesse, sono poste sotto la tutela delle autorità per la protezione dei minori e degli adulti (APMA). 

Contraddizione

Questa disposizione va di pari passo con la loro esclusione sistematica dai diritti politici. Ciò è sancito dall’articolo 136 della Costituzione federaleCollegamento esterno svizzera che recita: “i diritti politici in materia federale spettano a tutte le persone di cittadinanza svizzera che hanno compiuto il diciottesimo anno d’età, purché non siano interdette per infermità o debolezza mentali”.

La Costituzione, tuttavia, all’articolo 34 dice anche che i diritti politici sono garantiti a tutti i cittadini svizzeri.

Prassi eterogenee

Stando alle cifre di Inclusion Handicap, in Svizzera vi sono circa 1,6 milioni di persone con disabilità. Secondo un’ampia definizione, si tratta di persone “che soffrono di menomazioni fisiche, o psicologiche, oppure mentali o sensoriali di lunga durata”. Queste persone sono limitate nei compiti quotidiani o nei contatti sociali, nella locomozione, nella formazione o nel lavoro. In questa definizione rientrano anche pensionati con disabilità fisiche.

Le autorità, a determinate condizioni, possono collocare le persone con disabilità fisiche, psichiche o mentali di lunga durata sotto un’ampia tutela.

La misura è imposta dall’autorità per la protezione dei minori e degli adulti (APMA). La misura comporta anche la privazione dei diritti politici. La Svizzera viola così la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, firmata nel 2014.

A tutt’oggi non è stata compilata alcuna statistica nazionale sul numero di persone che in Svizzera sono sotto tutela.

I Cantoni di Ticino, Vaud e Ginevra danno la possibilità ai cittadini con disabilità di far valere i loro diritti politici in tribunale. Ciò consente loro di votare a livello comunale e cantonale, ma non a quello federale.

All’ interno dell’Unione europea, circa la metà dei 28 Stati membri dispone di regole più flessibili riguardo al diritto di voto per i disabili. In alcuni paesi – come i Paesi Bassi, l’Irlanda e la Finlandia – non vige alcuna limitazione.

(Fonte: Spiegel online)

“La soluzione attuale non è sostenibile né sul piano costituzionale né su quella del diritto internazionale”, afferma Markus ScheferCollegamento esterno, professore di diritto costituzionale presso l’università di Basilea ed esperto nel campo della parità di diritti per i disabili in Svizzera.

A livello di diritto internazionale, Schefer cita la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CDPDCollegamento esterno), in vigore da nove anni, che conta attualmente 174 Stati membri. Le disposizioni sono vincolanti anche per la Svizzera, che è membro dal 2014. L’articolo 29 garantisce ai disabili l’esercizio dei diritti politici e l’articolo 5 proibisce la discriminazione fondata sulla disabilità.

Soglia bassa come requisiti per il matrimonio

La critica principale di Markus Schefer è che la procedura per la messa sotto tutela non prevede alcun test per appurare se la persona interessata è in grado di formarsi un’opinione nel processo politico e di esprimerla. “Si presume che queste incapacità siano parallele, ma ciò non è scontato”, rileva il professore.

Anche Caroline Hess-Klein, responsabile della sezione parità di diritti di Inclusion HandicapCollegamento esterno, l’associazione ombrello delle organizzazioni di disabili in Svizzera, critica la normativa elvetica. A suo parere, le condizioni per consentire alle persone sotto tutela di esercitare i propri diritti politici dovrebbero essere al livello più basso possibile.

I criteri per accordare i diritti politici dovrebbero essere simili a quelli per il matrimonio, per cui è stata deliberatamente fissata una bassa soglia. “Il matrimonio, essendo un diritto personale, dovrebbe essere aperto a tutti. Secondo il Tribunale federale, è sufficiente una conoscenza approssimativa del suo significato”, afferma Caroline Hess-Klein.

Rapporto su persone nell’ombra

Inclusion Handicap ha recentemente pubblicato il primo “Rapporto alternativoCollegamento esterno” sullo stato di attuazione in Svizzera della CDPD, nel quale sono elencati numerosi settori in cui i disabili nella Confederazione sono ancora discriminati. Inoltre nel rapporto sono formulate proposte di soluzioni a livello federale e cantonale.

Secondo Markus Schefer, la discriminazione dei disabili mette anche in discussione l’integrità dei processi democratici in Svizzera. Più persone ne sono escluse, più sono antidemocratici, precisa. Una situazione che il costituzionalista paragona a quella prima dell’introduzione del suffragio femminile.

“Si tratta anche di cultura politica”, dice Markus Schefer. “Oggi nessuno dubita che il voto del 1971 sull’ introduzione del diritto di voto alle donne sia stato giusto. Spero che tra qualche anno nessuno contesti il fatto che le persone con disabilità debbano avere i diritti politici”.

A livello internazionale

In Svizzera, il costituzionalista basilese è uno dei pionieri nel trattamento scientifico della legge sulle pari opportunità per le persone con disabilità. Ora vuole fare leva a livello internazionale: Markus Schefer è candidatoCollegamento esterno a un seggio nel Comitato delle Nazioni Unite per le persone con disabilitàCollegamento esterno. Nel giugno 2018 saranno eletti 9 nuovi membri su 18.

Il comitato vigila sull’attuazione della CDPD negli Stati membri. Nell’ambito delle raccomandazioni rivolte agli Stati membri, esso punta il dito sugli obblighi della Convenzione che non sono ancora stati adempiuti.

Positivo anche per la Svizzera

“Secondo le direttive dell’ONU, un candidato deve avere il sostegno delle organizzazioni per i disabili”, sottolinea Caroline Hess-Klein. “Con Markus Schefer, in seno al comitato si rafforzerebbero le competenze sui diritti umani. Ciò contribuirebbe a rafforzare la credibilità dell’organismo all’interno del sistema delle Nazioni Unite”, aggiunge la rappresentante di Inclusion Handicap.

Nell’ambito della campagna per l’elezione al comitato, Schefer e Hess-Klein fanno la spola tra le sedi ONU di New York  – dove swissinfo.ch ha raggiunto entrambi telefonicamente – e di Ginevra, con l’obiettivo di raccogliere il maggior numero possibile di voti per Schefer. Dall’elezione in seno al Comitato dell’ONU dipendono infatti molte cose. “Schefer è convinto che, “grazie ad un seggio, le persone con disabilità in Svizzera avrebbero una piattaforma migliore per portare le loro preoccupazioni nel processo politico”.

Un altro aspetto importante: la sua presenza in seno all’alto organismo delle Nazioni Unite potrebbe contribuire a sensibilizzare le autorità svizzere in materia di uguaglianza per i disabili.

Perché la Svizzera limita i diritti politici

Il legislatore si è fondato sul presupposto che le persone chiaramente incapaci di capire il significato e la portata delle proprie azioni, non sarebbero in grado di formarsi una propria opinione politica. Questa è l’idea alla base della decisione di privare queste persone dei diritti politici.

Ma perché finora la Svizzera ha rifiutato di concedere diritti politici a persone incapaci di discernimento, anche se ciò è oggetto di critiche? Un argomento è la democrazia diretta, che richiede una comprensione approfondita degli oggetti in votazione. In Svizzera, infatti, in gioco non c’è soltanto il diritto di elezione, come in molti altri paesi, ma anche il diritto di voto su iniziative e referendum. In termini giuridici, questo rende le cose più complicate che in sistemi di democrazia indiretta, spiegano degli esperti. Si teme inoltre che, nel caso della formazione di opinione assistita, le persone interessate possano essere facilmente influenzate.


(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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