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Il settore finanziario svizzero è chiamato a rendere le sue attività più “verdi”

giovani che protestano a favore del clima
Negli ultimi anni si sono moltiplicate le proteste per la lentezza con cui la Svizzera sta diventando più verde. © Keystone/ Valentin Flauraud

La piazza finanziaria elvetica è stata avvertita di porre fine al greenwashing. Se le banche non riusciranno a prevenire questa pratica con l'autoregolamentazione, il Dipartimento federale delle finanze interverrà a livello legislativo. 

L’avvertimento è stato preso sul serio. Le società finanziarie svizzere non vogliono essere sottoposte a una legislazione simile a quella dell’Unione Europea. Tuttavia, le organizzazioni non governative e altri gruppi d’interesse non credono che le banche saranno in grado di autoregolamentarsi in materia di finanza sostenibile. 

Nel 2022, il numero di casi di greenwashing Collegamento esternonel settore finanziario è aumentato del 70%, secondo RepRisk, una società di ricerca svizzera specializzata nei rischi ambientali, sociali e di governance (ESG). 

“Il greenwashing è un problema importante. Le critiche alle aziende che fanno promesse che non possono mantenere sono in crescita”, afferma a SWI swissinfo.ch Philipp Aeby, CEO di RepRisk. “È quindi urgente ripristinare la credibilità affrontando il problema”. In Europa, aggiunge, il settore della finanza sostenibile appare sempre più insofferente.

>> Guarda il filmato per capire cosa sono e come vengono usate le obbligazioni ESG:

Denunciare pubblicamente 

Anche le società finanziarie svizzere sono state denunciate pubblicamente. Ad esempio, la Banca nazionale svizzera (BNS) è stata recentemente criticata da una coalizione di ONG per i suoi investimenti nel fracking, mentre il gruppo assicurativo Swiss Re è accusato di aver emesso polizze a favore di aziende agricole brasiliane che praticavano la deforestazione illegale. 

La BNS afferma di rivedere costantemente il proprio portafoglio di investimenti, mentre Swiss Re dichiara di prendere sul serio le questioni di sostenibilità e di stare rivedendo le informazioni relative alle polizze brasiliane descritte nel rapporto delle ONG. 

Greenwashing e “Social Washing” sono termini utilizzati per descrivere le aziende che non rispettano i loro impegni ESG. Nel mondo finanziario ciò può riguardare tre ambiti principali: rapporti commerciali con terzi, come l’emissione di prestiti, investimenti in altre società e prodotti finanziari venduti alla clientela. 

Al di là dei casi eclatanti di investimenti in aziende “sporche”, c’è la più sottile incompatibilità tra gli obiettivi di performance finanziaria e le aspettative della clientela. 

Pianeta o profitto 

“La maggior parte di chi investe si aspetta che i fondi ESG contribuiscano positivamente alla società e non siano dannosi per il pianeta”, spiega Philipp Aeby. “Tuttavia, i fondi sono spesso etichettati come ESG sulla base di valutazioni che definiscono se determinate attività aziendali potrebbero avere un impatto finanziario negativo sull’investitore. Questi fondi mirano a ottimizzare il profilo rischio-rendimento per gli investitori sulla base di fattori ESG”. 

“Sebbene questo sia un obiettivo di per sé importante, è fondamentale comunicarlo in modo distinto ed evitare di confonderlo con i fondi progettati per avere un impatto positivo sulle persone e sul pianeta”, afferma Aeby. 

La Svizzera ambisce a diventare un leader mondiale della finanza sostenibile, anche in seguito alla crescente domanda di investimenti ESG. 

Un recente studio della Scuola universitaria professionale di scienze applicate e di arti di Lucerna sul settore svizzero dei fondi ha rilevato che quelli sostenibili hanno attirato il 91% dei nuovi afflussi di denaro tra la metà del 2022 e la fine di giugno di quest’anno. 

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Le autorità di regolamentazione e il mondo politico sono consapevoli del danno di reputazione che il settore finanziario svizzero subirebbe se la clientela si sentisse ingannata da investimenti etichettati ESG. 

“L’industria finanziaria deve accettare l’accusa secondo cui a volte commercializza la reale efficacia dei prodotti sostenibili con promesse di performance esagerate”, ha dichiarato la società di consulenza tedesca Zeb in un rapporto di quest’anno incentrato sulla Svizzera. “Sebbene le banche svizzere vogliano liberarsi di questo stigma attraverso un’ampia autoregolamentazione, si può presumere che il mondo politico […] definirà requisiti di trasparenza più severi che probabilmente andranno ben oltre le proposte di chi opera nel settore nazionale.” 

I legislatori in Svizzera hanno già mostrato una certa propensione a voler elaborare la legge sulla base degli “Swiss Climate ScoresCollegamento esterno“, una serie di indicatori sulla compatibilità degli investimenti finanziari con gli obiettivi climatici internazionali. Dall’inizio del 2024, tutte le grandi aziende, comprese le banche, dovranno descrivere in dettaglio i rischi finanziari legati al clima e l’impatto delle loro attività sul clima. 

Rafforzare l’autoregolamentazione 

I gruppi di interesse accolgono con favore la recente minaccia del Dipartimento federale delle finanze di introdurre un’ulteriore legislazione anti-greenwashing entro la fine della prossima estate. “Il settore finanziario sta reagendo troppo lentamente alla crisi climatica. Si affida principalmente a misure volontarie – e ha fallito”, sostiene Peter Haberstich, esperto di finanza sostenibile presso Greenpeace Svizzera. 

Il settore finanziario elvetico vuole assolutamente mantenere il suo statuto di autoregolamentazione, sostenendo che una legislazione severa inciderebbe negativamente sulla sua competitività. Si sta quindi dando da fare per dimostrare ai legislatori che la definizione di regole proprie può rivelarsi efficace. 

A tal fine, i settori bancario, della gestione patrimoniale e assicurativo hanno redatto un codice di condotta denominato “Swiss Stewardship Code”. I nove principi della guida includono una maggiore trasparenza, un rafforzamento dei diritti di voto degli investitori e meccanismi di risoluzione dei conflitti tra investitori e fornitori di servizi finanziari. 

Allo stesso tempo, il settore finanziario sta facendo pressione per avere leggi meno restrittive rispetto ad altri Paesi. Se l’autoregolamentazione verrà abbandonata, auspica delle leggi che stabiliscano gli obiettivi desiderati (principi) piuttosto che impongano alle aziende il modo di condurre le loro attività quotidiane. 

Il timore di essere smascherate 

L’organizzazione Swiss Sustainable Finance, che rappresenta le principali società finanziarie svizzere, ritiene che questo approccio sarebbe proficuo. 

“Regole più ampie e basate su principi per tutti gli ambiti del settore finanziario contribuirebbero a proteggere gli investitori e a migliorare la competitività internazionale e la reputazione della piazza finanziaria svizzera”, ha dichiarato in un comunicato stampa all’inizio di quest’anno. 

Le banche svizzere desiderano avere la massima autoregolamentazione possibile, ma riconoscono che una maggiore chiarezza normativa sarebbe vantaggiosa. 

Alcune aziende stanno già giocando sul sicuro per evitare che le loro audaci affermazioni sulla sostenibilità vengano poi smascherate e denunciate pubblicamente dalle ONG. 

L’anno scorso gli investimenti sostenibili sono calati del 19% a 1’600 miliardi di franchi. Questa evoluzione è stata in parte attribuita al cattivo andamento dei mercati finanziari. Tuttavia, Swiss Sustainable Finance ha parlato anche di una “definizione più restrittiva degli investimenti sostenibili”. 

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Secondo Philipp Aeby di RepRisk, la paura di essere denunciati pubblicamente a causa di uno scandalo di greenwashing è risultata in una tendenza preoccupante. “Le aziende dovrebbero ovviamente mantenere le loro promesse. D’altra parte, questo non dovrebbe però portarle a diventare talmente prudenti da non fare più promesse”, dice. 

Traduzione di Luigi Jorio 

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