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L’ingrato destino delle agenzie di rating

Grazie alle agenzie di rating, gli operatori economici dovrebbero essere in grado di agire più efficacemente Reuters

Standard & Poor's ha modificato per la prima volta la previsione d'evoluzione della sua valutazione sul debito americano. Swissinfo.ch ha chiesto all'economista Cédric Tille di valutare l'operato delle agenzie di rating.

Secondo gli esperti di Standard & Poor’s, il debito pubblico statunitense continua meritare la miglior valutazione (tripla A), ma la previsione sulla sua evoluzione è stata modificata da “stabile” a “negativa”. La decisione è stata motivata facendo presente il rischio che i politici americani non riescano a trovare un accordo sulle strategie per sanare i problemi di bilancio.

Per analizzare la situazione, swissinfo.ch ha interpellato Cédric Tille, professore di economia all’Istituto di studi internazionali di Ginevra.

swissinfo.ch: Quale sarà l’impatto della decisione di lunedì di Standard & Poor’s?

Cédric Tille: Questa decisione evidenzia le sfide sul lungo periodo con cui dovrà fare i conti l’economia americana. Non si tratta comunque di una novità: da anni si sa che le pensioni e la sanità incideranno profondamente sul budget statunitense. Il Fondo monetario internazionale l’ha sottolineato a più riprese.

Standard & Poor’s ha constatato che – in un contesto caratterizzato da un Congresso piuttosto disunito – vi saranno conseguenze negative, se le autorità non riusciranno a prendere il toro per le corna. Ciononostante non ci troviamo nella situazione in cui tutto rischia di crollare tra un paio d’anni.

Per quanto concerne l’impatto della decisione: quando la valutazione su un paese cambia, possono aumentare i tassi d’interesse sul suo debito. Gli investitori considerano il paese in questione più questione più rischioso, ed esitano prima di impiegarvi denaro.

Nel caso specifico i mercati azionari hanno registrato lunedì una perdita del 2%, un dato tutt’altro che drammatico. I tassi d’interesse a corto termine sul debito americano non sono invece aumentati.

Dal canto loro, gli investitori – nervosi – si rifugiano nelle braccia dell’Uncle Sam, come accade sempre in questi casi. Visto che non ci sono rischi a corto termine, il debito americano resta infatti interessante. Il problema potrebbe invece manifestarsi tra venti o trent’anni. Ciò spiega poiché il rendimento del debito a lungo termine è leggermente cresciuto.

swissinfo.ch: L’avvertimento di Standard & Poor’s potrebbe far temere a Francia e Gran Bretagna – paesi fortemente indebitati – di essere i prossimi a ricevere un cartellino giallo?

C.T.: Effettivamente. Alcune agenzie di rating hanno peraltro già espresso delle riserve sulla situazione a lungo termine della Francia. Il fatto che gli Stati Uniti siano stati richiamati all’ordine non cambia comunque di molto la situazione: si sapeva già che Standard & Poor’s può formulare valutazioni severe.

swissinfo.ch: Le agenzie di rating sono state assai criticate per non avere previsto la crisi del 2008. L’avvertimento di Standard & Poor’s è un tentativo di migliorare l’immagine?

C.T.: Non credo si tratti semplicemente di una questione di pubbliche relazioni, poiché la decisione è basata sui dati fondamentali del debito pubblico americano. Non va poi dimenticato che le agenzie di rating sono state criticate anche in occasione della crisi asiatica e di quelle precedenti. Ogni volta la storia si ripete.

Se le agenzie di rating non dicono nulla, sono accusate di non aver visto il problema. Se invece lo segnalano, le si accusa di crearlo oppure di esagerarlo. La loro vita è piuttosto ingrata.

Certo, non si capisce perché Standard & Poor’s lancia l’allarme proprio adesso e non sei mesi or sono. Ma non dobbiamo dimenticare che quest’estate il Congresso americano dibatterà fino all’ultimo in merito all’aumento del limite del debito. È stata forse quest’ulteriore preoccupazione ad aver spinto l’agenzia a farsi sentire.

swissinfo.ch: Ma in definitiva, a cosa servono le agenzie di rating?

C.T.: Sul mercato vi sono i cosiddetti insiders, ovvero le persone del mestiere che detengono l’informazione e sanno come muoversi. Il resto degli investitori non sa però esattamente come agire, e corre rischi maggiori. Il ruolo delle agenzie è dunque quello di trasmettere le informazioni agli investitori poco informati.

Per esempio: se non sono specialista di UBS, non mi metterò ad analizzare i conti della banca; ma la valutazione di un’agenzia di rating mi potrà darà un’idea del valore dell’azienda.

swissinfo.ch: Il lavoro delle agenzie di rating non sembra scontato…

C.T.: Valutare i titoli piuttosto semplici come le obbligazioni non è troppo arduo, mentre lo stesso non si può dire per quanto riguarda i prodotti derivati. Prima della crisi vi erano per esempio prodotti derivati considerati tripla A, ma la cui valutazione scompariva dopo la prima brutta notizia… quando normalmente occorre parecchio prima che una tripla A sia declassata.

swissinfo.ch: Le agenzie di rating hanno modificato il loro modo di lavorare dopo l’ultima crisi?

C.T.: Non che io sappia.

swissinfo.ch: Quali cambiamenti sono necessari, a suo parere?

C.T.: Il problema delle agenzie di rating è il conflitto d’interesse. Infatti esse sono pagate dagli stessi attori economici che dovrebbero controllare. Se, ad esempio, intendo lanciare un’obbligazione sul mercato e desidero farla valutare, sono io a pagare l’agenzia di rating. Quindi “rischio” di ottenere una buona nota. Ma si tratta di un problema noto, per il quale non esistono soluzioni miracolose.

swissinfo.ch: In piena crisi, alcuni Stati come la Francia avevano annunciato l’intenzione di riformare il settore delle agenzie di rating. C’è stato qualche risultato concreto?

C.T.: Nulla, ma non si tratta del problema più importante, se paragonato per esempio alle istituzioni finanziarie too big to fail.

Le tre principali agenzie di rating a livello mondiale sono Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch. Le valutazioni sono basate sull’analisi dei loro esperti, i quali considerano criteri contabili, di gestione, di rischio ed elementi di prospettiva (per quanto concerne le aziende).

Le collettività sono invece giudicate considerando il vigore economico, la stabilità istituzionale, i rischi, la politica monetaria e la gestione delle finanze pubbliche.

Dopo lo scandalo Enron e la crisi dei subprimes, le agenzie di rating sono state accusate di avere reagito troppo tardi e di avere tenuto nascoste le valutazioni. Nell’ambito della crisi greca, è invece stato loro rimproverato di aver alimentato la speculazione.

L’Unione europea sta attualmente valutando la possibilità di regolamentare la loro attività.

Il governo di Pechino ha esortato gli Stati Uniti ad adottare delle “misure responsbili” per proteggere gli investitori, dopo aver preso atto del cambiamento di prospettiva indicato da Standard & Poor’s.

La Cina è il principale creditore degli Stati Uniti: a fine agosto 2010, il paese deteneva 868,4 miliardi di dollari di buoni del tesoro americani.

Fonte: Agenzia telegrafica svizzera

traduzione e adattamento: Andrea Clementi

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