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La discrezione svizzera tra gli angoli morti delle sanzioni internazionali

Russia sanctions
L'uso di strutture societarie opache e complesse estese su più giurisdizioni, poco trasparenti, rende difficile se non impossibile identificare l'avente economicamente diritto di un'azienda. Illustration: Helen James / swissinfo.ch

Il Governo svizzero ha a lungo resistito agli appelli a varare riforme di legge per incrementare la trasparenza e obbligare le aziende reticenti a rivelare chi realmente le possiede. Le sanzioni contro la Russia potrebbero costituire un punto di svolta.

Cercando informazioni su Solway Investment Group, una multinazionale mineraria e metallurgica con sede centrale nel canton Zugo, non si può evitare di trovare riferimenti alla Russia. Nel 2011, l’agenzia di stampa Reuters titolava Collegamento esternoche “la russa Solway” stava costruendo una fonderia di leghe di nichel in Indonesia. Una importante inchiesta giornalisticaCollegamento esterno del marzo 2022 sosteneva che il più grande produttore privato di nichel al mondo era legato a imprese russe.

L’invasione militare dell’Ucraina da parte della Russia ha spinto Unione Europea, Stati Uniti e i Paesi del G7 a imporre sanzioni su aziende, persone fisiche e attività commerciali russe. La Svizzera si è allineata all’UE, adottandone il decimo pacchetto in marzo.

L’adesione alle sanzioni non ha impedito alla comunità internazionale, incluse delle organizzazioni non governative e più di recente lo stesso G7, di rimproverare alla Svizzera di non fare abbastanza. In particolare, si punta il dito contro il volume limitato di beni russi congelati nella Confederazione e si sostiene che il Paese potrebbe fare di meglio nell’applicare le sanzioni.

In questa serie di articoli analizziamo i passi intrapresi da Berna per conformarsi agli standard internazionali e i punti sui quali invece è in ritardo. Esaminiamo le ragioni delle sanzioni e le conseguenze per le aziende che commerciano materie prime con sede in Svizzera. Proveremo inoltre a capire quali sono i beni russi nel Paese e come alcuni oligarchi stiano aggirando le sanzioni.

Lo scorso novembre, il Tesoro statunitense ha classificato la società come ‘impresa russa’ ed esteso le sanzioniCollegamento esterno a due dipendenti di Solway e a ditte consociate sulla base del Magnitsky Act, che punisce funzionarie e funzionari stranieri che si macchiano di abusi dei diritti umani o corruzione all’estero. Di una delle due, bielorussa, dichiara che ha orchestrato atti di corruzione per favorire l’influenza della Russia nell’industria mineraria guatemalteca.

Eppure, in una rara intervista ai media,  uno dei due membri del consiglio di direzione di Solway -Denis Gerasev- ha negato che la società sia in qualche modo legata al Governo o agli oligarchi russi.

SWI swissinfo.ch ha quindi intrapreso una propria indagine. Ci siamo inoltrati in un labirinto di registri di commercio tra Cipro, Svizzera, Malta e St. Vincent e Grenadines, portando alla luce una rete di strutture societarie sofisticate e di persone con nazionalità multipla.

“Riguardo alla disponibilità, e l’uso da parte delle autorità, dei dati sulla proprietà effettiva delle aziende, la Svizzera è in ritardo rispetto ai Paesi membri dell’UE.”

 Louise Russel-Prywata, Open Ownership

Tentare di svelare chi davvero possiede e controlla un’azienda con sede in Svizzera è come estrarre le figure di una matrioska. Benché tale identità sia da tempo di interesse per le banche e l’autorità di sorveglianza dei mercati, nell’ambito della lotta al riciclaggio di denaro, la difficoltà di accesso a questa informazione è diventata l’angolo morto dell’applicazione delle sanzioni contro la Russia da parte della Svizzera.

Solo identificando il cosiddetto ‘avente economicamente diritto’ è possibile interrompere i flussi di denaro verso la Russia che stanno finanziando la guerra contro l’Ucraina, osserva l’esperto di sanzioni Tom Keatinge, direttore del Centro studi sui crimini finanziari e la sicurezza del think-tank britannico RUSI. “Come può un Paese escludere che vi siano legami tra una persona sanzionata e un’azienda operante nella sua giurisdizione, se non ci sono tutte le informazioni a disposizione?”, chiede. “È un aspetto fondamentale dell’applicazione delle sanzioni”.

Se un oligarca o esponente russo/a è nella lista svizzera delle sanzioni nell’ambito della guerra in Ucraina, qualsiasi entità societaria possieda o controlli dev’essere anch’essa sanzionata. Ma l’uso di strutture societarie complesse e opache rende difficile, se non impossibile, identificare l’ultimo anello della catena.

Cercare di recuperare

La Svizzera ha una lunga storia di segreto bancario e finanziario e la stessa amministrazione riconosce che la trasparenza è estremamente carente. In un’intervista all’Aargauer Zeitung lo scorso maggio, la direttrice della Segreteria di Stato dell’economia (SECO) Helen Budlinger Artieda ha ammesso che “una grande sfida per il nostro personale che si occupa di sanzioni è scoprire l’avente economicamente diritto di una struttura societaria”.

Benché si tratti di uno sforzo ovunque impegnativo, molti altri Paesi stavano facendo energicamente pressione per sbloccare la scatola nera della proprietà effettiva prima che scoppiasse la guerra in Ucraina nel febbraio 2022.

L’avente economicamente diritto (detto anche titolare effettivo/a o beneficiario economico) è la persona fisicaCollegamento esterno o il gruppo di persone che detiene una quota significativa dei redditi e delle proprietà di una persona giuridica e/o che è in grado di controllarne le attività. L’ammontare della quota e la definizione di controllo possono variare a seconda della giurisdizione, del codice e dello scopo dell’identificazione.

L’articolo 697 del Codice delle obbligazioni svizzero esige che chi raggiunge una partecipazione del 25% del capitale azionario o dei diritti di voto debba notificarlo. La Legge sul riciclaggio di denaro (LRD) obbliga gli intermediari finanziari ad accertare l’avente economicamente diritto e verificarne l’identità.

La titolarità effettiva è importante anche per l’imposizione di sanzioni. Nell’Unione Europea (UE) e in Svizzera, la regola è che se un individuo sanzionato possiede la quota maggioritaria (anche meno di metà delle azioni) o il controllo effettivo di una società, allora anche quest’ultima è sanzionata, sebbene l’applicazione possa variare tra Paesi UE. Nel sistema legale statunitense sono invece contemplate le persone giuridiche possedute per almeno il 50%, direttamente o indirettamente, da una o più persone colpite da sanzioni.

“Riguardo alla disponibilità, e l’uso da parte delle autorità, dei dati sulla proprietà effettiva delle aziende, è giusto dire che la Svizzera è in ritardo rispetto ai Paesi membri dell’UE”, sostiene Louise Russel-Prywata di Open Ownership, un’organizzazione non profit britannica che si batte per la trasparenza.

In Svizzera non c’è un requisito generale di condividere con le autorità le informazioni sull’avente economicamente diritto. Il Paese ha adottato le raccomandazioni del Gruppo d’azione finanziaria internazionale (GAFI), un’organizzazione interstatale che veglia contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. Esse prevedono l’obbligo per le banche di accertare l’avente economicamente diritto dei conti e verificarne l’identità, e per gli azionisti di presentarsi al consiglio di amministrazione quando si acquisisce una certa percentuale del capitale azionario o dei diritti di voto.

Ma queste regole sono applicate più per scopi di due diligence interna e gestione del rischio che per la sorveglianza delle autorità, rivela l’avvocato specializzato in norme antiriciclaggio dello studio legale Walder Wyss di Zurigo Dario Galli.

Proprietà effettiva
Esempio di una struttura societaria complessa. Le persone 1, 2 e 3 hanno relazioni indirette con l’azienda dichiarante: 1 possiede il 23% delle azioni attraverso due società, 2 e 3 ne possiedono o controllano il 10% attraverso un trust. Kai Reusser / swissinfo.ch

La quarta direttiva Collegamento esternoanti-riciclaggio dell’Unione Europea, approvata nel 2015, esorta i Governi a creare dei registri centrali degli aventi economicamente diritto. Il GAFI ha emanato una raccomandazione simile, spingendo i centri finanziari offshore come Panama a disporre tali registri.

Questi cambiamenti hanno messo Berna sotto pressione. “La Svizzera deve trovare un modo di applicare le direttive anti-riciclaggio per preservare la sua stabilità e credibilità”, dice Alex Nikitine, associato di Walder Ayss.

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Lo scorso ottobre, il Governo ha annunciato che il Dipartimento federale delle finanze (DFF) stava elaborando un progetto di registro centrale, che però non è ancora stato varato. Se ne saprà di più entro agosto, ha anticipato un portavoce del DFF a SWI swissinfo.ch per email.

Anche se alla base vi è la conformità alle norme anti-riciclaggio, le sanzioni contro la Russia danno ulteriore slancio al progetto poiché la Svizzera tenta di arginare le critiche dal G7 di non fare abbastanza per stanare gli evasori.

“La Svizzera è una di quelle giurisdizioni che devono andare oltre, per dimostrare di non essere colpevoli. E senza un registro centrale decente sarà difficile persuadere gli altri”, spiega Keatinge.

Scappatoie e accesso

Sebbene il principio sia stato approvato, è ancora oggetto di dibattito quali informazioni debba contenere il registro centrale, come esse siano verificate e chi debba potervi accedere.

La quinta direttiva UE contro il riciclaggio di denaro, pubblicata nel 2018, voleva che i registri fossero di dominio pubblico. Tuttavia, nel novembre del 2022 la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha dichiaratoCollegamento esterno l’accesso al pubblico illegittimo, poiché interferiva con il diritto alla privacy e di protezione dei dati personali.

I Paesi UE conosciuti per il loro riserbo in ambito finanziario e le società opache -come Malta, Cipro e Lussemburgo- hanno ristretto l’accesso ai loro registri in pochi giorni.

Il Governo svizzero non ha intenzione di renderlo pubblico e la cosa non sorprende Philip Zünd, direttore della divisione imposte clientela privata della società di consulenze KPMG a Zurigo. “Questo Paese ha una tradizione di privacy finanziaria. È nel nostro DNA”, commenta.

Ma chi sostiene la trasparenza come Maíra Martini, responsabile delle attività contro i flussi finanziari illeciti di Transparency International, ritengono che l’accesso al pubblico sia necessario a tracciare chi aggira le sanzioni.

“Non è solo questione di disporre delle informazioni sulla proprietà, serve anche esse siano verificate e che le autorità ne facciano buon uso”, chiarisce Martini. “Molto spesso, le autorità non hanno la capacità o il mandato di analizzare i dati e investigare. Sono stati i giornalisti o gli attivisti a identificare i beni degli oligarchi, non le autorità”.

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cassette di sicurezza di una banca

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Questo è particolarmente vero di fronte a scappatoie e zone grigie nelle normative che consentono di sfuggire alle maglie di chi deve imporre le sanzioni, spiega Martini.

Un esempio è l’uso di prestanome per celare il o la titolare reale. È il caso ad esempio del violoncellista russo Sergei Roldugin, indicato come l’avente economicamente diritto di conti bancari a Zurigo sospettati di convogliare milioni di franchi verso il presidente della Federazione russa Vladimir Putin.

“L’autodichiarazione non è sufficiente. Serve anche un modo di verificare le informazioni e comprendere la situazione nel suo complesso”, aggiunge Simone Nadelhoder, associata dello studio legale svizzero LALIVE, specializzato in criminalità dei colletti bianchi e compliance.

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Alcune persone sanzionate hanno anche ridotto le loro quote azionarie o trasferito la proprietà a un congiunto o a una congiunta per non farsi scoprire. L’oligarca russo Andrey Melnichencko ha rinunciato a essere un beneficiario e sua moglie è diventata automaticamente la nuova beneficiaria l’8 marzo, un giorno prima di essere sanzionato dall’UE. La donna è stata sanzionata dall’UE e dalla Svizzera qualche mese dopo.

I trust sono un’altra zona grigia. Documenti confidenziali ottenuti dal quotidiano Tages-Anzeiger rivelano Collegamento esternoche la proprietà di Melnichenko è stata trasferita attraverso un trust con sede a Cipro che detiene un’ampia quota azionaria di EuroChem. Può essere difficile identificare chi sia il beneficiario o eserciti il controllo su queste entità e molti Paesi non registrano nemmeno tutte le società che ne fanno parte.

Anche le persone giuridiche che abbracciano diverse giurisdizioni costituiscono una sfida, poiché alcune non contemplano la trasparenza sugli eventi economicamente diritto”, conclude Nadelhofer.

Solway è una di queste. L’azienda è proprietà di una holding con sede a Malta, il cui registro delle imprese elenca quattro azionisti, tutte società con lo stesso indirizzo a St. Vincent e Grenadine, Paese che non fornisce informazioni sulla proprietà effettiva.

In realtà, i dati sugli aventi economicamente diritto erano disponibili sul registro di commercio di Malta fino alla sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, emessa -coincidenza- quattro giorni dopo l’annuncio delle sanzioni da parte del Dipartimento del tesoro statunitense.

Ai primi di giugno, l’ufficio legale di Solway ha fornito a SWI swissinfo.ch un estratto del registro maltese che indica in Dan e Christian Bronstein, cittadini tedeschi figli del fondatore del gruppo Aleksander Bronstein, i beneficiari economici.

Ma puntare sulla buona volontà e l’onestà delle aziende non è la risposta. “Finora ci siamo affidati al settore privato e alle banche per ottenere informazioni sulle proprietà”, osserva Martini. “Non è così che si catturano i criminali”.

Questo articolo è stato aggiornato il 5 aprile 2024 per specificare che Andrey Melnichenko non ha ceduto la sua partecipazione in EuroChem alla moglie. Melnichenko si è dimesso da beneficiario e sua moglie è diventata automaticamente la nuova beneficiaria.

Traduzione dall’inglese di Rino Scarcelli

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