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La solidarietà con le Officine FFS ferma anche i treni

Binari bloccati alla stazione di Bellinzona Ti-Press

Grande mobilitazione in Ticino per gli operai delle Officine ferroviarie di Bellinzona colpiti, come in altre regioni svizzere, dai tagli della FFS Cargo. Binari occupati e treni bloccati per quindici minuti.

La manifestazione di sabato non è solo un tangibile sostegno alla lotta delle maestranze, ma indica una volontà politica esplicita di resistenza. In queste ore lo strappo tra Berna e il Ticino è grande.

Sabato, insieme ai manifestanti, gli operai delle Officine FFS hanno dunque bloccato il traffico ferroviario per una quindicina di minuti: un segnale di forza e determinazione. Il giorno prima sono stati saldati i binari di accesso allo stabilimento e sono stati pianificati turni di guardia.

La forza della solidarietà

La solidarietà è come un fiume in piena, non smette di crescere. La manifestazione di sabato ha dimostrato che il Ticino, ancora una volta ferito dalle decisioni di una delle ex regie federali, non intende abbassare le braccia. Raramente si è visto nel cantone uno slancio così compatto nel difendere una causa legata al mondo del lavoro.

Almeno ottomila persone sono scese in piazza a Bellinzona per fare sapere agli scioperanti che non sono soli, che il Ticino non starà con le mani in mano, che davvero la misura è colma.

“E’ arrivato il momento di dire no alla globalizzazione e alle privatizzazioni scriteriate che portano a risultati come quelli che abbiamo davanti ai nostri occhi. Non ci stiamo più – dichiara a swissinfo il sindaco di Bellinzona Brenno Martignoni – a questo modo di fare politica. A piccoli passi non solo si smantella quel che resta delle ex regie federali, ma si compromette l’essenza stessa del servizio pubblico”.

Un simbolo di resistenza

In pochi giorni le Officine di Bellinzona sono diventate il simbolo delle resistenza alle logiche di mercato liberiste, in una realtà dove le ex regie federali (Swisscom, Posta e FFS) hanno smantellato, tra il 1991 e il 2004, circa 2 mila degli originari 6’300 impieghi. Se pensiamo che 125 anni fa la “Gottardbahn” diede avvio allo sviluppo industriale del Ticino, la sorte decisa per le Officine ha il colore del lutto.

“Bellinzona ed il Ticino intero non possono permettersi di perdere una realtà sociale ed economica simile che dà lavoro ad un centinaio di apprendisti ed ospita pure un laboratorio per persone con handicap della Fondazione Diamante”. Sono le parole di Gianni Frizzo, presidente del Comitato di sciopero, che ricorda come le Officine sono anche un esempio di integrazione del mondo del lavoro.

“Gli operai delle Officine – ci spiega Saverio Lurati, segretario cantonale del sindacato UNIA – sono sconcertati. Perché sanno di avere lavorato bene, sanno che nell’ultimo anno la produzione è cresciuta moltissimo. Certo, ci sono spazi di miglioramento. Ma non si migliora sopprimendo posti di lavoro”.

Saverio Lurati, commentando la mobilitazione della gente, ritiene che il Ticino abbia capito quale è la posta in palio degli impieghi delle Officine: “Salvando questi posti di lavoro, significa mettere un punto fermo e contrastare altri passi indietro”.

Alla radio svizzero tedesca, il presidente della direzione delle FFS ha affermato che la ristrutturazione “non avviene per colpa dei ticinesi”, ma è il risultato che tocca l’insieme dell’azienda. “Le FFS – ha detto Andreas Meyer – non possono permettersi gli investimenti che sarebbero necessari per mantenere a Bellinzona la manutenzione delle locomotive”.

Una voce unica per Ticino e Grigioni

Intanto la deputazione ticinese ha chiesto un incontro con il Consiglio federale (governo), l’unica istanza politica che può intervenire sulla decisione del Consiglio di amministrazione delle FFS. “Stiamo concentrando i nostri sforzi in questa direzione – conferma a swissinfo il consigliere nazionale Fabio Pedrina – e ci stiamo muovendo anche con il Canton Grigioni e il Consiglio di Stato ticinese”.

“Vogliamo costituire una rappresentanza significativa per farci sentire a Berna, per fare sospendere la decisione delle FFS, aprire un tavolo di trattative affinché – continua il deputato alla camera bassa – si possano trovare soluzioni che abbiano prospettive per il futuro. Berna ha sempre detto che voleva assicurare al Ticino, prima e dopo Alptransit, il ruolo di polo ferroviario industriale federale. E in questa direzione ci muoveremo”.

Ma come spiega che il resto della Svizzera sia indifferente a questa crisi? “L’interesse per il Ticino assume una dimensione nazionale quando si tratta di attribuire etichette folcloristiche. Su altre questioni – commenta Pedrina – gli svizzeri fanno più fatica a riconoscere che il Ticino ha problemi specifici”.

Coesione nazionale minata

Sabato a Bellinzona lo strappo con Berna era percepibile “Quelli li di Berna – ha commentato un anziano manifestante – se ne fregano degli operai, perché hanno tutte le pance piene”. La coesione nazionale è forse dunque messa a dura prova?

“L’atteggiamento del governo e delle FFS – osserva Saverio Lurati – equivale a minare le basi della coesione nazionale. Privare il canton Ticino di posti di lavoro così pregiati, anche per la formazione degli apprendisti, significa non tener conto delle specificità regionali. Se il Consiglio federale permette che si taglino questi impieghi, significa che la coesione nazionale non è più una priorità politica”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Fabio Pedrina: “Da un lato ci si riempie la bocca di bei concetti sulle politiche regionali, e d’altro lato le ex regie federali prendono decisioni che hanno effetti devastanti sulla politica regionale. Occorre al più presto una nuova visione”.

Secondo il deputato socialista la politica regionale non può essere confinata sotto il cappello di una legge. “I campi di attività in cui la Confederazione è impegnata in prima fila, devono fare parte della politica regionale. Altrimenti la coesione nazionale rischia davvero di saltare”.

swissinfo, Françoise Gehring, Bellinzona

La ristrutturazione di FFS Cargo riguarda innanzitutto il settore “Overhead” (management e amministrazione), essenzialmente nella sede principale a Basilea. Qui saranno soppressi 300 impieghi, dei quali 65 già vacanti dopo il blocco delle assunzioni in autunno.

Colpito è però anche il servizio alla clientela: Friburgo chiude e perde 164 impieghi, 51 soppressi e 114 trasferiti nella città renana. Basilea perde dal canto suo 153 posti su 699. Dalle officine di Bienne (Berna), 46 posti su 150 saranno dislocati a Olten (Soletta) e Yverdon.

Nella cittadina vodese sarà trasferita la grande manutezione delle locomotive, con la cancellazione di 126 posti a Bellinzona, dove rimarrà la manutenzione dei carri merci, tuttavia in parte esternalizzata. Il piano prevede anche il trasferimento di 18 posti di lavoro a Chiasso e di 10 a Yverdon.

Con questa riorganizzazione le Ferrovie sperano di riportare in zona utili la società, che ha chiuso il 2007 con una perdita globale di 190,4 milioni di franchi.

È uno sciopero da 40 mila franchi al giorno quello intrapreso dai collaboratori delle Officine.

Ad ognuno dei 400 operai verrà versata un’indennità pari a 100 franchi al giorno come previsto dal Sev (al quale sono affiliati l’80% dei dipendenti).

Il Comitato di sciopero presieduto da Gianni Frizzo ha subito chiesto un aiuto finanziario al Consiglio di Stato. Una richiesta in tal senso sarà indirizzata anche ai Comuni.

La popolazione può contribuire versando quanto ritiene opportuno sul Conto corrente postale 65-2522-7 Segretariato ticinese Sev, 6500 Bellinzona, con la menzione ‘Officine Bellinzona’.

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