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Firmato l’atto di nascita della “Glenstrata”

Glencore e Xstrata, una fusione che fa discutere già da tempo. Keystone

Gli azionisti della Glencore e della Xstrata hanno avallato martedì la fusione tra le due società attive nell’estrazione e nel commercio di materie prime. Con questa operazione nasce un gigante con un fatturato di 200 miliardi di franchi.

La fusione tra Xstrata e Glencore, due dei maggiori gruppi mondiali attivi nel settore minerario e del commercio di materie prime con sede a Zugo, è stata suggellata dal voto dei rispettivi azionisti. Dopo il sì di stamattina dei soci di Glencore, è giunto in serata anche l’assenso di quelli di Xstrata.

In quest’ultimo caso è però stata necessaria una seconda votazione. In prima battuta, infatti, gli azionisti della Xstrata avevano respinto la proposta che prevedeva, oltre all’accorpamento con la Glencore, anche la concessione ai propri manager di bonus milionari. I favorevoli alla fusione hanno così raggiunto solo il 70% dei voti, quando invece ne erano necessari il 75%.

Gli azionisti di Xstrata si sono allora dovuti pronunciare su una seconda proposta, senza il contestato programma di rimunerazione (216 milioni di franchi da suddividere tra 70 quadri). Questa volta è stata raggiunta la maggioranza qualificata necessaria per la fusione.

Con questa operazione (che deve ancora ottenere il via libera delle varie autorità preposte alla concorrenza) gli azionisti di Xstrata riceveranno 3,05 nuove azioni di Glencore per un loro titolo. In un primo momento, Glencore aveva offerto 2,8 titoli, ma in seguito a pressioni ha dovuto alzare l’offerta. A seconda dell’andamento del mercato azionario, l’operazione ammonta a 33 miliardi di dollari.

Un nuovo gigante

Il nuovo gruppo – denominato Glencore Xstrata International – è un vero e proprio mastodonte delle materie prime. Le attività del gigante con sede a Baar, nel canton Zugo, sono molto variate: estrazione e commercio di minerali, prodotti energetici, agricoli…

Entro la fine dell’anno, l’unione delle due multinazionali darà vita a un gruppo che nel 2011 ha registrato un giro d’affari complessivo di circa 200 miliardi di franchi, due volte quello del numero uno mondiale dell’alimentazione Nestlé. Si tratta della terza più importante entrata in borsa della storia di un’impresa europea.

Unendo le forze, le due società, che impiegano 60’000 (Glencore) e 70’000 (Xstrata) collaboratori, avranno praticamente la stessa dimensione degli altri leader mondiali del settore estrattivo, ossia i gruppi Rio Tinto, BHP Billiton e Vale.

Secondo il negoziante di materie prime Joseph Di Virgilio, che possiede una vasta esperienza del mercato svizzero, è possibile che in futuro si assisterà ad altre fusioni. «La prospettiva a lungo termine per le materie prime è piuttosto forte, se si tiene conto dell’aumento esponenziale della popolazione mondiale e della crescita dei mercati legati all’alimentazione, all’acqua, alle materie prime e all’energia», afferma a swissinfo.ch. «Questo incoraggerà altre entità ad accrescere le loro quote di mercato tramite acquisizioni e fusioni».

Timori delle ong

Le organizzazioni a difesa dei diritti umani e dell’ambiente non vedono tuttavia di buon occhio questa mega fusione. La Dichiarazione di Berna denuncia da tempo gli impatti negativi sull’ambiente e le condizioni di lavoro deplorevoli di cui sarebbero colpevoli le due aziende nei paesi in via di sviluppo. L’ong svizzera accusa inoltre Glencore, così come altre aziende, di evasione fiscale nei paesi poveri.

La volatilità del prezzo delle materie prime è fonte d’inquietudine per i governi di tutto il mondo. La Dichiarazione di Berna è convinta che la fusione tra Glencore e Xstrata, la quale condurrà a una monopolizzazione di alcuni settori di materie prime, potrebbe accrescere tali preoccupazioni.

«La prospettiva di un controllo totale del mercato da parte di Glencore e Xstrata preoccupa numerosi protagonisti, dall’industria siderurgica tedesca ai membri del parlamento europeo», afferma il portavoce dell’ong Andreas Missbach. «In generale, il settore minerario e quello del commercio delle materie prime sono dominati da alcuni grandi nomi. L’influenza di questi oligopoli sul prezzo delle materie prime deve essere sorvegliato attentamente», sottolinea.

Il gruppo nato dalla fusione tra Glencore e Xstrata, con sede in Svizzera, ha alle sue dipendenze circa 130’000 lavoratori ed è attivo in 33 paesi.

Nel settore minerario, il gruppo possiede oltre 100 miniere, 30 impianti di concentrazione, 25 fonderie, 12 impianti di raffinazione del rame, 8 raffinerie di metalli di base e preziosi.

Inoltre la multinazionale può contare su una rete di depositi con una capacità complessiva di 1,5 milioni di tonnellate e ha accesso a 100 serbatoi di stoccaggio e terminali petroliferi nel mondo.

Il patrimonio agricolo di Glencore-Xstrata include anche 270’000 ettari di terra.

L’azienda possiede ed ha in affitto circa 200 navi.

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