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L’affare Jaquet scuote il mondo dell’orologeria

L'irruzione della polizia nella sede della Jaquet SA Keystone

L’arresto, la settimana scorsa, del titolare della società Jaquet SA scatena la tempesta nelle Montagne di Neuchâtel, cuore storico dell’orologeria svizzera.

Un fatto di cronaca che potrebbe avere ripercussioni negative sull’immagine delle imprese del settore.

Gli industriali orologieri non hanno peli sulla lingua: “finiremo per essere considerati tutti mascalzoni ed è una cosa davvero pessima per l’immagine di qualità della nostra industria. Non capisco come si possa arrivare tanto in basso”. I commenti indignati si contano a mazzi e riflettono un’inquietudine più profonda.

L’irruzione della polizia

Jean-Pierre Jaquet, presidente dell’azienda, viene arrestato ai primi di ottobre. E raggiunge dodici persone già messe al fresco dalla giustizia di Neuchâtel. La quale, sulla scia dell’inchiesta, decide di perquisire anche l’azienda Jaquet SA di La Chaux-de-Fonds: per consentire ai poliziotti di lavorare, la ditta è rimasta chiusa per due giorni.

Quanto a Jean-Pierre Jaquet, anche la sua abitazione è stata perquisita e per il momento rimane in carcere, accusato di “brigantaggio e in subordine istigazione al brigantaggio, ricettazione, falsificazione di merci e tentativo di istigazione all’incendio”. Avrebbe infatti suggerito ad una terza persona di dare fuoco ad una fabbrica del gruppo Swatch.

Un subappaltatore creativo



Ma quello che emerge dal fatto di cronaca va ancora oltre. Molte società orologiere di successo hanno rinunciato ad investire nell’innovazione tecnica e preferiscono oggi affidare questo lavoro difficile e complicato ad imprese subappaltatrici.

Jaquet SA è una di queste ed evidentemente abile, bisogna riconoscerlo, visto che Jean-Pierre Jaquet può essere considerato quanto meno creativo. È dunque un imprenditore che riveste “una certa importanza” per tutta una serie di clienti. E molti di loro in questo momento sono preoccupati. Temono che la Jaquet SA non sia più in grado di fornire loro le componenti, anche se la direzione dell’azienda assicura che nulla cambierà.

Ma soprattutto, “L’affare Jaquet” dimostra quanto una parte considerevole dell’orologeria svizzera sia divenuta assolutamente dipendente e che al minimo problema potrebbe essere costretta a sospendere la produzione.

swissinfo, Eric Othenin-Girard
(traduzione: Serena Tinari)

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