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La Banca mondiale critica la Nigeria e la Svizzera

Solo la Svizzera ha finora restituito fondi sottratti alla Nigeria dall'ex dittatore Abacha Keystone

La Banca mondiale ha pubblicato un rapporto critico sulla restituzione dei fondi Abacha alla Nigeria da parte della Svizzera.

Il Ministero degli esteri è soddisfatto della pubblicazione, mentre le organizzazioni non governative vedono nel rapporto una conferma alle loro critiche: la restituzione dei fondi è stata pianificata male.

Gran parte dei fondi depositati in Svizzera dal defunto dittatore nigeriano Sani Abacha e restituiti da Berna al paese africano sono stati impiegati per progetti di sviluppo. Lo indica venerdì il rapporto “Monitoring” della Banca mondiale (BM), che denuncia però “significative debolezze” nei meccanismi di controllo.

Alla pubblicazione hanno reagito sia il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) che alcune Ong umanitarie. Il primo vi vede il riconoscimento di una gestione trasparente del dossier; le seconde, agli antipodi, la conferma delle loro critiche su presunte sottrazioni di capitali.

Lacune nei controlli

In accordo con i governi nigeriano ed elvetico, la BM l’anno scorso era stata incaricata di verificare l’utilizzazione dei cosiddetti “fondi Abacha”, depositati nelle banche svizzere dal despota e dal suo clan.

Complessivamente la Svizzera nel biennio 2005-2006 ha restituito alla Nigeria 505 milioni di dollari (615 milioni di franchi) per progetti nei settori sanità, educazione e infrastrutture.

Dei 51 progetti sotto esame nel rapporto, 23 sono conclusi e funzionanti, 26 sono in corso e due sono stati sospesi, indica il documento pubblicato ad Abuja.

Le lacune nei controlli riguardano i preventivi dei progetti, la fatturazione e le modalità di spesa. Il governo nigeriano ha comunque preso numerosi provvedimenti per porvi rimedio, ma rimangono ancora sforzi da compiere, sempre secondo la BM.

Questi programmi non figurano però in modo separato nei conti dello stato nigeriano: questa è stata una delle principali difficoltà incontrate dagli esperti della BM, precisa il “Monitoring”.

“Abbiamo avuto grossi problemi a compilare una lista esaustiva dei progetti”, ha detto all’ATS, al telefono da Abuja, l’economista della BM Lev Freinkman. “Ci sono centinaia di progetti” e negli archivi delle autorità vi sono grosse lacune.

La reazione delle Ong

Basandosi su questi disfunzionamenti, lunedì, organizzazioni non governative (Ong) nigeriane associate al monitoraggio della Banca mandiale avevano affermato che la popolazione locale non aveva beneficiato a sufficienza dei soldi provenienti dalla Confederazione.

Il lavoro dei controllori è stato reso difficile dall’intervento a posteriori della BM. Per questo in alcuni casi non è stato possibile verificare le informazioni fornite dalle autorità di Abuja.

Il tardivo inizio dei controlli è la principale critica rivolta alla Svizzera dall’organizzazione terzomondialista elvetica Dichiarazione di Berna (DB). La Confederazione avrebbe peccato di ingenuità rispettando il principio della sovranità nazionale nigeriana. Per la DB, Berna avrebbe dovuto vincolare le restituzioni a un meccanismo di controllo e al finanziamento di progetti precisi.

Soddisfatto il ministero degli affari esteri

Reazione diametralmente opposta è invece giunta dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

“Il DFAE è soddisfatto che il rapporto consenta di raggiungere l’obiettivo della trasparenza cui ha contribuito in modo determinante anche la società civile nigeriana. Il suo coinvolgimento nel processo di allestimento del budget è un aspetto che sta particolarmente a cuore al DFAE”.

swissinfo e agenzie

Tra il 1993 ed il 1998, Sani Abacha aveva approfittato del suo potere per versare suoi propri conti circa 2,2 miliardi di dollari (2,8 miliardi di franchi) di fondi pubblici.

Abacha piazzò una parte del capitale, circa 700 milioni di dollari, nelle banche svizzere. Nel 1999, poco dopo la morte del dittatore, questi soldi furono congelati.

Nel dicembre 2003, la Svizzera ha restituito allo Stato nigeriano una prima fetta di 200 milioni.

Nel febbraio 2005, il Tribunale federale ha deciso la restituzione di ulteriori 458 milioni.

Nel settembre 2005 la Banca mondiale ha confermato il versamento di 290 milioni. Ad inizio novembre del 2005 è stata sbloccata l’ultima tranche di 170 milioni.

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