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Il mondo Maga piange Kirk. Trump, ‘un grande, era amato’

Keystone-SDA

L'America conservatrice si stringe intorno alla famiglia Kirk e piange il suo 'martire' Charlie. Quasi 200.000 persone si sono messe in fila dalle prime luci dell'alba per onorare la memoria dell'attivista allo State Farm Stadium di Glendale, in Arizona.

(Keystone-ATS) Il primo a ricordarlo come un figlio è Donald Trump: “Era un grande uomo e alla famiglia va il mio amore. Non lo meritava”, ha detto il presidente ricordando le “grandi cose e la grande influenza” di Charlie Kirk, “amato da un esercito di giovani”.

Ai funerali, con numeri e misure di sicurezza da funerali di Stato ma toni da comizio, tra bandiere Usa, braccialetti ‘We are Charlie’ e canti cristiani, l’amministrazione si presenta quasi al gran completo. Oltre al tycoon ci sono il vicepresidente JD Vance, amico stretto dell’attivista, ma anche il segretario di stato Marco Rubio e il capo del Pentagono Pete Hegseth.

Sono in tutto due gli aerei con lo staff dell’amministrazione giunti a Phoenix, a conferma del ruolo chiave del fondatore di Turning Point nel mondo Maga. Kirk infatti lo ha avvicinato ai giovani, ha portato il suo messaggio nelle università sottraendole così a quella ‘woke culture’ contro la quale Trump si batte da anni.

Per non perdere l’appeal conquistato faticosamente con i giovani in vista delle elezioni di metà mandato, la Casa Bianca sta pensando di affidare a Vance, che definisce “sacrificio” la morte dell’attivista di 32 anni, il dialogo con le università e con i ragazzi conservatori. La missione del vicepresidente potrebbe affiancarsi a quella della moglie del militante, nominata alla guida del suo movimento Turning Point.

Erika Kirk, che per il memorial porta al collo il ciondolo del marito ancora macchiato di sangue, ha assicurato il suo impegno a portare avanti la battaglia e molti vedono in lei l’occasione che da anni al partito repubblicano cerca: trovare un ‘role model’ per le donne conservatrici. La vedova ha tutte le carte in regola per esserlo, divenendo quello che l’attivista era per i giovani conservatori.

A lei spetta il compito di introdurre Trump sul palco dello stadio davanti a una marea patriottica vestita nei colori della bandiera americana, bianco rosso e blu. Le temperature elevate di oltre 37 gradi non hanno scoraggiato migliaia di persone a mettersi in fila dalle prime ore del mattino per entrare nello stadio in una sorta di pellegrinaggio del dolore. La speranza degli organizzatori è che il funerale contribuisca a far conoscere meglio l’attivista e offra “l’occasione di far vedere” il suo mondo, ha detto il produttore esecutivo del podcast ‘The Charlie Kirk Show’ Andrew Kolvet.

Eppure Kirk lascia un’eredità controversa che riflette la spaccatura esistente negli Stati Uniti. I democratici e i liberal d’America si sono affrettati a condannare la violenza politica che ha portato alla sua morte. Ma molti lo hanno fatto senza dimenticare le posizioni radicali e, a loro avviso anti-democratiche, di Kirk. Critico dei gay e contrario al femminismo e alla separazione fra Stato e Chiesa, l’attivista era un accanito sostenitori del diritto alle armi e aveva bollato come un “errore” l’approvazione del Civil Rights Act arrivando a chiamare Martin Luther King una “brutta persona”.

Kirk è stato accusato più volte di antisemitismo (era un sostenitore della grande teoria della sostituzione) e riteneva l’Islam un pericolo per l’America. Negazionista del cambiamento climatico, era un convinto sostenitore della libertà di parola ad ogni costo. “In America non esiste legalmente il discorso d’odio. Esistono discorsi brutti e malefici, ma sono tutti protetti dal primo emendamento”, ripeteva spesso.

Proprio nel nome del primo emendamento i democratici chiedono all’amministrazione di abbassare i toni e lanciare un messaggio di unità. Un appello rivolto soprattutto a Trump che, invece di indossare i panni del consoler-in-chief, preferisce accusare la sinistra ritenendola responsabile dell’assassinio di Kirk, anche se le indagini finora non hanno rinvenuto alcuna prova che leghi il killer Tyler Robinson a gruppi di sinistra.

“Stanno prendendo un crimine terribile e stanno cercando di usarlo per attaccare i loro avversari politici”, ha denunciato Hillary Clinton parlando di “censura statale”. Una censura che Kirk – ricordano molti – non avrebbe voluto: “Quando la gente smette di parlare – ripeteva l’attivista -, scoppia la violenza. E così scoppia la guerra civile”.

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