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La Svizzera critica l’espulsione da Tunisi di un attivista

Amnesty International è preoccupata per gli attivisti tunisini. Amnesty International

La Svizzera deplora l'espulsione, avvenuta ieri, del militante elvetico di Amnesty Internazional (AI) dalla Tunisia dopo aver partecipato a un incontro con i rappresentanti di AI Tunisia.

Il Dipartimento degli affari esteri (DFAE) ha chiesto all’incaricato d’affari tunisino nella Confederazione di fornire spiegazioni sull’accaduto.

Amnesty International ha condannato l’espulsione avvenuta domenica sera dalla Tunisia di Yves Steiner, membro del comitato esecutivo di AI svizzera, dopo essere stato caricato su un aereo di Air France diretto a Parigi.

Anche il DFAE giudica sproporzionato l’intervento della polizia tunisina e in un comunicato fa sapere che continua a seguire con attenzione l’evoluzione dei diritti umani nel paese magrebino.

Il segretario generale di AI svizzera Daniel Bolomey ha chiesto alla Confederazione di intervenire energicamente presso le autorità tunisine. Steiner era giunto venerdì a Tunisi per partecipare all’assemblea della locale sezione di Amnesty.

Steiner ha detto a swissinfo che la polizia di Tunisi non ha dato nessuna spiegazione del suo arresto: “Ero considerato una minaccia all’ordine pubblico, ma non capisco in base a cosa sarei un elemento pericoloso”.

“Ho avuto paura”, ha detto Steiner ai giornalisti, precisando di essere stato malmenato dai poliziotti dopo il suo arresto. Ho ricevuto colpi e schiaffi, ha dichiarato. “Ma è stata soprattutto la violenza psicologica a segnarmi di più”, ha precisato.

I nervi scoperti

Dopo un primo tentativo di arresto all’hotel Sidi Bou Said, ha raccontato il militante elvetico della ONG, tra 40 a 50 poliziotti sono riusciti ad acciuffarlo e, senza spiegazioni, lo hanno portato via facendogli fare un giro tra le viuzze della capitale.

Il fermo dello svizzero non è però passato inosservato. L’ambasciatore svizzero Peter von Graffenried è stato avvertito e si è recato sul posto dell’arresto, ma l’attivista era stato nel frattempo già portato all’aeroporto. Steiner ha detto di aver potuto avvisare gli amici della sua imminente espulsione inviando un SMS.

“Penso che la mia detenzione sia un tentativo di mettere fine alle mie attività di denuncia delle violazioni dei diritti umani in Tunisia, e un segno della debolezza del governo tunisino, rispetto alle critiche che gli vengono rivolte”.

Tensioni dal 2005

Secondo AI l’allontanamento dello svizzero è da mettere in relazione al Vertice mondiale della società dell’informazione, svoltosi a Tunisi nel 2005, cui lo stesso Steiner aveva partecipato e durante il quale il presidente della Confederazione Samuel Schmid, ospite d’onore della manifestazione, aveva apertamente denunciato la mancanza di libertà di stampa in Tunisia.

Secondo AI le dichiarazioni di Schmid hanno irritato il governo di Tunisi. La nazionalità svizzera di Steiner sarebbe quindi per AI la vera causa di questa azione e non i motivi di ordine pubblico invocati dalle autorità tunisine.

Il segretario generale di AI svizzera Daniel Bolomey ha denunciato la repressione sistematica della società civile in Tunisia. Dopo il summit di Tunisi, l’espulsione di Steiner significa un ritorno di fiamma. La lega tunisina dei diritti umani e gli avvocati sono oggetto di continue angherie.

swissinfo e agenzie

Le relazioni bilaterali tra Svizzera e Tunisia si sono fatte tese dopo il Vertice mondiale della società dell’informazione, svoltosi a Tunisi nel 2005.

La Tunisia aveva allora aspramente criticato due ministri svizzeri presenti a Tunisi, tra i quali anche il presidente della Confederazione di turno, Samuel Schmid per i loro discorsi sui diritti umani, discorsi in parte censurati.

Il governo tunisino aveva in seguito anche criticato l’incontro tenutosi a Berna l’anno scorso tra la ministra degli esteri elvetica, Micheline Calmy-Rey, e quattro attivisti tunisini dei diritti umani.

Nel rapporto del 2006, Amnesty International ha segnalato che in Tunisia si sono verificati casi di tortura e maltrattamenti. Centinaia di prigionieri politici sono in carcere e decine di persone sono state condannate per terrorismo al termine di processi iniqui.

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