Moratoria studi medici: deputati ticinesi, opinioni divergenti
(Keystone-ATS) La bocciatura, da parte del Consiglio nazionale, della revisione della LAMal che prevedeva di rendere definitiva la moratoria sull’apertura di nuovi studi medici ha fatto parecchio discutere la deputazione ticinese.
Molti parlamentari hanno espresso la loro delusione sui social media. Chi stamane ha respinto la modifica legislativa si difende sostenendo che esistono soluzioni migliori.
Secondo il Consigliere nazionale Marco Romano (PPD), il no odierno del Nazionale è irresponsabile. Secondo il popolare democratico, interrogato dall’ats, la decisione rischia di provocare un’impennata di richieste per l’apertura di nuovi studi medici, specie in Ticino.
Per Romano, “se i due deputati leghisti – Roberta Pantani e Lorenzo Quadri, che in settembre avevano approvato la modifica di legge respinta oggi in aula, n.d.r. – invece di votare contro la moratoria, si fossero anche soltanto astenuti, il progetto sarebbe passato”.
Negli anni in cui la moratoria non era in vigore, in Ticino si è assistito a un incremento di nuovi studi medici, la cui sola apertura genera costi elevati per le casse malattia. “È inutile lamentarsi continuamente per l’aumento dei costi sanitari – ha sottolineato Romano – se poi di fronte a misure concrete ci si tira indietro”.
Anche per Marina Carobbio Guscetti (PS) “senza una regolamentazione il Ticino sarà uno dei cantoni più toccati”. In un messaggio pubblicato su Fabebook, la socialista afferma che ciò porterà “ad un aumento dei costi sanitari e quindi dei premi”.
In un post su Facebook, il consigliere nazionale Fabio Regazzi (PPD), favorevole alla moratoria, se l’è presa con i consiglieri nazionali Lega, PLR e UDC “che hanno sciaguratamente affossato questa riforma nonostante le chiare indicazioni date dalla Deputazione ticinese”.
Sull’altro fronte, Roberta Pantani ha giustificato il proprio voto negativo con le indicazioni giunte dal gruppo UDC (cui la Lega appartiene, n.d.r.) e con la volontà di cambiare il sistema attuale, facendo in modo che le casse malattia possano collaborare solo con i dottori di propria scelta. Oggi, tale libertà contrattuale non esiste.
La moratoria, secondo Pantani, avrebbe anche potuto superare lo scoglio parlamentare se non fosse stata inserita nella Legge federale sull’assicurazione malattia di base, o almeno fosse stato specificato un chiaro limite temporale. La Consigliera nazionale di Chiasso non crede in ogni caso che la decisione odierna provocherà un aumento dell’offerta di studi medici in Ticino: “questo rischio potrebbe anche non verificarsi”, ha sottolineato all’ats.
Secondo il capogruppo liberale alle Camere federali, Ignazio Cassis (TI), il problema della densità dei medici non si risolve con provvedimenti “cosmetici”. Per il PLR, la soluzione sta nei prezzi flessibili; una mozione chiede che assicurazioni e medici possano determinare prezzi differenziati a livello regionale.
Secondo la logica della domanda e dell’offerta, in zone con una forte densità dell’offerta, i medici dovrebbe ricevere una remunerazione inferiore per le stesse prestazioni, rispetto a professionisti che lavorano in regioni dove la concorrenza è minore.
Il Consigliere nazionale ticinese PLR Giovanni Merlini aveva in settembre approvato la moratoria, per poi respingerla oggi. “Ho avuto un ripensamento”, ha dichiarato all’ats, ammettendo che se per il Ticino una simile misura può anche avere un senso, un confronto con gli altri cantoni “mi ha convinto che simile strumento non è il migliore per affrontare la crescita dei costi sanitari, continuata nonostante lo stop agli studi medici in diversi cantoni, senza contare che si tratta di una misura illiberale che colpisce alcune categorie professionali e non altre”.
Secondo Merlini, la moratoria è una “scorciatoia” cui il Ticino ha ricorso, sia a causa dei ritardi nella pianificazione, sia a causa della pressione popolare in seguito all’aumento dei premi malattia.
A suo avviso, l’aumento dei medici è una delle cause dell’aumento dei costi sanitari, non l’unica. Merlini ha accennato alla forte medicalizzazione della società che va dal dottore talvolta per un nonnulla, oppure pretende sempre cure di qualità senza doverne pagare i costi.
Per il deputato locarnese, una buona idea sarebbe stata la rete integrata di cure, come voleva il Consigliere federale Alain Berset, ma purtroppo questa proposta è stata respinta dalla popolazione. Anche l’abolizione dell’obbligo contrattuale, “in cui ho sempre creduto”, verrebbe spazzata via in votazione, poiché si tratta di un provvedimento impopolare.