Le bandiere dei 3089 comuni elvetici sul percorso della "Via Svizzera". Keystone
Costruita dall'architetto ginevrino Jean Duret, la monorotaia ha trasportato quasi la metà dei 12 milioni di visitatori attraverso i padiglioni ad una velocità di 16 km/h. Keystone
Uno dei simboli dell'Expo: il mesoscafo di Jacques Piccard, figlio dell'ingegnere Auguste e padre dell'aeronauta Bertrand. Il sommergibile si trova ora al Museo dei trasporti di Lucerna. Keystone
Gulliver invitava i visitatori a esprimere, tramite un formulario, la loro visione dei valori svizzeri per scattare una radiografia sociologica del paese. Keystone
"Eureka", una delle più famose sculture umoristiche di Jean Tinguely, riflesso della società industriale e dei consumi. È esposta oggi a Zurigo. Keystone
Concepito dall'architetto Michel Magnin, il futurista "Giardino Nestlé" ha poi ispirato la città di Losanna per la creazione del parco della Valle della gioventù, aperto nel 1973. Keystone
"Possiamo difenderci", questo lo slogan del padiglione cilindrico proposto dall'esercito svizzero e realizzato dall'architetto zurighese Jan Both. Si riaffermava la volontà di resistere contro ogni minaccia straniera. Keystone
Le hostess dell'Expo '64 con un abbigliamento rosso e nero, simile a quello indossato allora dalle impiegate delle compagnie aeree. RDB
La "Sinfonia degli scambi", un concerto interpretato da 156 macchine per scrivere, ideato dal compositore Rolf Liebermann. Keystone
"L'arte di vivere", una ricostruzione dell'ambiente domestico e familiare, specchio della nuova società del Dopoguerra. Keystone
Il padiglione della "Via Svizzera", disegnato da Alberto Camezind, invitava a meditare sulla storia, il sistema politico e i valori culturali del paese, in un contesto di dubbi e speranze. Keystone
La torre della "Spirale", realizzata dall'architetto Marc Joseph offriva ai visitatori una visione panoramica dell'Expo a 101 metri di altezza. Keystone
Il bar del Teatro di Vidy, progettato dall'artista Mac Bill. Keystone
In occasione dell'Expo era stata inaugurata la tratta autostradale A1, tra Losanna e GInevra, riflesso di una società sempre più mobile. Keystone
Nel 1964, l’esposizione nazionale aveva attirato circa 12 milioni di persone a Losanna. In un clima di Guerra fredda, il grande evento popolare aveva permesso alla Svizzera di riaffermare una politica di unione di fronte alle minacce esterne, ma anche di apertura verso il futuro e la modernità.
Questo contenuto è stato pubblicato il 10 maggio 2014 - 11:00
L’Expo di Losanna era stata la quinta esposizione nazionale organizzata in Svizzera dopo quella di Zurigo nel 1883, Ginevra (1896), Berna (1914) e Zurigo (1939). Ha fatto seguito da allora solo quella tenuta nel 2002 in quattro località della regione dei laghi, a Bienne, Neuchâtel, Yverdon-les-Bains e Morat.
L’Expo del ’64 ha rispecchiato i cambiamenti di un mondo in mutazione: la modernizzazione accelerata, lo sviluppo delle infrastrutture, i cambiamenti sociali e l’emergere di nuove identità e nuove aspirazioni. Caratterizzata dallo scontro tra difensori dei valori tradizionali e fautori della modernità, la gestazione dell’esposizione di Losanna è stata lunga e travagliata.
Con i suoi diversi padiglioni, consacrati a lavoro, agricoltura, trasporti e educazione, per finire la manifestazione è diventata una grande vetrina della società svizzera, unita non più così omogenea. L’Expo è inoltre stata un trampolino di lancio per diversi artisti, tra cui Jean Tinquely con i suoi macchinari in movimento e il pittore Hans Erni, e cineasti, come Henry Brandt con i suoi ritratti della vita quotidiana in Svizzera.
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