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La pressione delle ONG svizzere sulla Tunisia

La giornalista tunisina Sihem Bensedrine. servizi.radicalparty.org, Lorenzo Ceva

Le organizzazioni non governative elvetiche chiedono al governo tunisino un maggiore impegno per garantire il rispetto delle libertà pubbliche.

In caso contrario, si uniranno alle ONG internazionali nel boicottaggio della seconda fase del Vertice mondiale ONU sulla società dell’informazione di Tunisi.

«Vogliamo fare qualcosa per evitare che il prossimo summit dell’informazione si riveli una farsa», afferma Wolf Ludwig.

Il sindacalista elvetico, accompagnato da numerosi rappresentanti di ONG di tutto il mondo, ha esposto martedì a Ginevra una serie di condizioni “sine qua non” per garantire la partecipazione della società civile internazionale alla seconda fase del Vertice mondiale sulla società dell’informazione (VMSI), prevista a Tunisi nel mese di novembre.

«Il governo tunisino deve rispettare i diritti dell’uomo e la libertà di espressione, senza intralciare il lavoro e le azioni della società civile indipendente», precisa Ludwig, il quale ricorda che «anche i giornalisti e gli internauti tunisini imprigionati devono essere liberati».

Diritti non rispettati

Le richieste riflettono quelle avanzate da comunica-ch, la piattaforma per la società dell’informazione costituita da associazioni e sindacati svizzeri, costituitasi in occasione della prima fase del VMSI nel dicembre 2003 a Ginevra.

Fino ad oggi però, il regime del presidente Zine El Abidine Ben Ali ha continuato ad ostacolare la libertà di opinione e a tormentare giornalisti indipendenti e difensori dei diritti dell’uomo in Tunisia.

È questa perlomeno la constatazione di alcune organizzazioni quali Amnesty International, Reporters sans frontières o la Federazione internazionale dei giornalisti.

Polizia dell’informazione

Presente a Ginevra, la giornalista tunisina Sihem Bensedrine parla addirittura di un peggioramento della situazione.

«Esiste una polizia dell’informazione presso il Ministero della comunicazione. Si tratta di un organo la cui esistenza è informale, ma che agisce concretamente sul terreno», indica la direttrice di Kalima, un magazine online periodicamente censurato dalle autorità tunisine.

Le conseguenze di tale controllo, spiega Bensedrine, sono pagate da circa 500 prigionieri, costretti a marcire nelle carceri tunisine, oltre che dai difensori dei diritti umani, continuamente ostacolati nel loro lavoro.

La linea repressiva del governo rischia però adesso di incidere sullo svolgimento della seconda fase del VMSI.

«Il presidente Ben Ali vuole gestire questo vertice come un commissariato», avverte Sihem Bensedrine.

Minaccia di un boicottaggio

Per questa ragione, la società civile internazionale – uno dei tre pilastri del vertice dell’ONU assieme a governi e imprese private – non garantisce ancora la sua presenza all’incontro di novembre.

Come precisa Meryem Marzouki, responsabile del gruppo di lavoro per i diritti dell’uono che riunisce varie ONG presso il VMSI, la società civile accreditata alle Nazioni Unite valuterà in settembre i progressi realizzati dalla Tunisia in materia di rispetto delle libertà pubbliche.

Se il regime di Ben Ali non dovesse manifestare un cambiamento di rotta nella sua politica di controllo delle opinioni, i rappresentanti internazionali si dicono pronti a boicottare il vertice di Tunisi.

Wolf Ludwig sottolinea che comunica-ch stabilirà un partenariato con le organizzazioni effettivamente indipendenti (come il Consiglio nazionale per le libertà in Tunisia), per aiutarle a combattere e a denunciare eventuali atti di repressione nei loro confronti.

«Contiamo sull’appoggio del governo svizzero per sostenere la nostra azione e le nostre richieste», afferma Ludwig.

Il sostegno della Svizzera

Il sostegno da parte elvetica sembra cosa acquisita. Organizzatrice della prima fase del VMSI, la Svizzera ha infatti ribadito in varie occasioni che la libertà di espressione e il rispetto dei diritti fondamentali sono alla base della società dell’informazione e del vertice mondiale che la rappresenta.

«Sono le Nazioni Unite che hanno affidato l’organizzazione della seconda fase alla Tunisia e il mandato presuppone il rispetto di tali diritti», spiega a swissinfo Marc Furrer, presidente della Commissione federale delle comunicazioni.

«In novembre, tutta l’attenzione sarà concentrata sulla Tunisia», osserva il capo della delegazione svizzera al VMSI.

Un punto di vista condiviso anche da Guillaume Chenevière, membro di comunica-ch, il quale sottolinea «il valore esemplare del vertice tunisino».

Un summit emblematico

«La Tunisia non è assolutamente l’unico paese che non rispetta la libertà di espressione. È dunque estremamente importante ottenere dalle sue autorità un miglioramento tangibile in questo ambito», dichiara l’ ex responsabile della Televisione svizzera di lingua francese (TSR).

Guillaume Chenevière osserva infatti che, se così non fosse, gli altri regimi autoritari potrebbero essere spinti a credere che la comunità internazionale si disinteressa della questione dei diritti dell’uomo.

«Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione stanno diventando strumenti di sorveglianza e di repressione. Proprio questi sistemi di controllo sono al centro di una feroce competizione nel settore industriale», conclude Chenevière.

swissinfo, Frédéric Burnand, Ginevra
(traduzione: Luigi Jorio)

L’obiettivo del Vertice mondiale ONU sulla società dell’informazione è di colmare il fossato digitale tra i paesi ricchi e quelli poveri.

I paesi firmatari chiedono ai leader del mondo di usare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per creare una società orientata allo sviluppo che metta al centro i bisogni della popolazione.

Questa settimana avrà luogo a Ginevra una conferenza preparatoria in vista dell’appuntamento di Tunisi.

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