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La Svizzera chiede scusa alla Libia

Reuters

Giunto giovedì a Tripoli per una visita a sorpresa, il presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz ha presentato le scuse alla Libia per l'arresto nel luglio 2008 a Ginevra del figlio di Muammar Gheddafi. I due svizzeri trattenuti in Libia potranno presto lasciare il paese.

Hans-Rudolf Merz e il primo ministro libico Al Baghdadi Ali al Mahmudi hanno sottoscritto giovedì un accordo che ristabilisce le relazioni bilaterali tra Svizzera e Libia, ha indicato in un comunicato il Dipartimento federale delle finanze (DFF), di cui è a capo Merz.

Come chiesto dal leader libico Muammar Gheddafi, il presidente della Confederazione ha presentato le scuse per l’arresto avvenuto più di un anno fa di Hannibal Gheddafi e della moglie, che aveva dato il via alla crisi.

“Esprimo le mie scuse al popolo libico per l’arresto ingiustificato di diplomatici libici da parte della polizia di Ginevra”, ha dichiarato Merz durante la conferenza stampa organizzata a Tripoli.

“Missione compiuta”

I due cittadini elvetici trattenuti in Libia potranno presto lasciare il paese. “I libici mi hanno promesso che li lasceranno partire entro il primo settembre”, ha detto Merz, rispondendo a una domanda di un giornalista.

Le attività consolari e le relazioni economiche riprenderanno regolarmente, stando a quanto si legge nella nota del DFF. “Oggi ho compiuto la mia missione e ho raggiunto i miei obiettivi, ossia di porre fine alla situazione che si è venuta a creare e di riaprire il mercato libico alle società svizzere”, ha pure dichiarato il presidente della Confederazione, cercando forse di anticipare le inevitabili critiche che susciteranno queste scuse ufficiali.

Mahmudi ha dal canto suo sottolineato che le scuse presentate da Merz costituiscono “un primo passo” per regolare il contenzioso tra i due paesi.

Tribunale indipendente

I due Stati si sono pure accordati per creare una corte arbitrale indipendente, incaricata di indagare sulle circostanze del fermo della coppia Gheddafi.

Il tribunale, che si riunirà a Londra, dovrà esaminare esclusivamente le condizioni dell’arresto, come voleva Tripoli, mentre non si occuperà delle misure di ritorsione prese dalla Libia, come chiedeva la Svizzera.

I due Stati dovranno designare entro dieci giorni due personalità indipendenti di un paese terzo, che a loro volta sceglieranno una terza persona, che fungerà da presidente del tribunale arbitrale.

“Il governo svizzero – recita pure l’accordo – si impegna affinché in futuro non si producano più incidenti di questo tipo contro cittadini libici”.

Misure di ritorsione

La vicenda aveva preso il via il 15 luglio del 2008, quando Hannibal Gheddafi e la moglie erano appunto stati arrestati in un grande albergo ginevrino, dopo la denuncia per maltrattamenti sporta contro di loro da due domestici. La coppia era stata liberata dopo due giorni di detenzione dietro pagamento di una cauzione di mezzo milione di franchi.

Quale misura di ritorsione, la Libia in ottobre aveva sospeso le forniture di petrolio alla Svizzera e ritirato dalle banche elvetiche i suoi depositi (circa 5 miliardi di euro). La crisi ha più che dimezzato gli scambi economici tra i due paesi.

Stato di diritto ed onore

Il regime libico aveva inoltre arrestato due uomini d’affari elvetici, che fino ad oggi non hanno potuto lasciare il paese, e sporto denuncia contro il canton Ginevra, chiedendo un risarcimento. La denuncia avrebbe dovuto essere esaminata il 24 settembre prossimo, ma secondo l’avvocato Charles Poncet, rappresentante del governo libico, sarà “certamente ritirata”.

La ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey, che in maggio aveva trascorso tre giorni in Libia, aveva dichiarato il mese che la Confederazione stava cercando di organizzare un incontro tra il presidente elvetico e il suo omologo libico Muammar Gheddafi. Per la Svizzera questo conflitto “è una questione di stato di diritto”, per la Libia “una questione d’onore”, aveva sottolineato.

swissinfo.ch e agenzie

Nel 2008, la Libia era il primo partner commerciale della Svizzera in Africa. Le importazioni (principalmente petrolio) avevano superato i 3,3 miliardi di franchi, mentre le esportazioni si erano attestate a 282 milioni.

Praticamente la metà del petrolio consumato in Svizzera proveniva dalla Libia. Le esportazioni erano costituite essenzialmente da macchinari, prodotti farmaceutici e agricoli.

Dalle statistiche pubblicate giovedì dall’Amministrazione federale delle dogane emerge che nei primi sette mesi del 2009 gli scambi economici tra i due paesi sono crollati drasticamente.

Le esportazioni dalla Svizzera sono scese del 48,6% a 97 milioni di franchi, mentre le importazioni sono crollate dell’85,2% a 326 milioni.

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