
Prezzi alla produzione e all’importazione ancora in calo

Ulteriori segnali di rallentamento del rincaro sul fronte aziendale: in luglio i prezzi alla produzione e all'importazione sono scesi dello 0,2% rispetto a giugno.
(Keystone-ATS) Su base annua si regista una flessione dello 0,9%, ciò che costituisce il 27esimo arretramento consecutivo, emerge dalle informazioni diffuse stamani dall’Ufficio federale di statistica (UST).
Nel dettaglio, per quanto riguarda il dato sui soli prezzi alla produzione – che mostra l’evoluzione relativa ai prodotti indigeni – si è assistito rispettivamente a una contrazione dello 0,3% mensile e una stabilità annua. Nel confronto con giugno sono diventati più a buon mercato soprattutto gli orologi.
Il secondo sottoindice, quello dei prezzi all’importazione, presenta un’evoluzione più variegata: risulta in lieve progressione il dato mensile (+0,1%), mentre in forte diminuzione è quello in rapporto a luglio 2024 (-2,8%). Si è dovuto pagare di più – nel paragone mensile – per i prodotti petroliferi; prezzi in contrazione sono stati osservati invece per strumenti medici e dentistici, prodotti metallici, mobili e vari articoli alimentari.
L’indice dei prezzi alla produzione e all’importazione è un indicatore congiunturale che riflette l’andamento dell’offerta e della domanda sui mercati dei beni, spiegava tempo fa l’UST. Il dato è considerato un parametro importante per capire lo sviluppo dei prezzi al consumo (cioè l’inflazione), poiché i costi di produzione sono normalmente trasferiti sui prodotti finali. Tuttavia mostra oscillazioni significativamente più marcate ed è molto più volatile a causa della forte dipendenza dalle materie prime.
Come si ricorderà in Svizzera l’inflazione si è attestata in luglio allo 0,2%, in leggero rialzo rispetto al +0,1% di giugno e al -0,1% di maggio, quando il dato era diventato negativo per la prima volta dal 2021. Si tratta di un dato in linea con l’obiettivo di stabilità dei prezzi della Banca nazionale svizzera (BNS), che l’istituto identifica in un incremento annuo inferiore al 2%.
I vari attori economici che pubblicano previsioni sul tema (a titolo d’esempio Seco, Ocse, KOF, Economiesuisse, UBS, Fondo monetario internazionale e altri ancora) pronosticano che nel 2025 il rincaro si attesterà a valori compresi fra lo 0,1% e lo 0,3%; per quanto riguarda il 2026 le stime si muovono in una fascia fra lo 0,2% e lo 0,8%. L’inflazione aveva raggiunto nel 2022 un picco del 2,8%, salendo ai massimi da 30 anni, ed era poi calata al 2,1% nel 2023 e all’1,1% nel 2024.