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Il mondo secondo Trump preoccupa la Svizzera

Trump fotografato attraverso una croce svizzera
Keystone/Til Buergy

L’equilibrio su cui la Confederazione ha fondato parte della sua prosperità è stato indebolito e la popolazione teme il ritorno della legge del più forte, secondo un sondaggio della SSR

Le aspirazioni e paure della popolazione elvetica sono dal centro del grande sondaggio della SSR “Svizzera, come stai?” dal 2023. Quest’anno, per la prima volta, un’intera sezione è stata dedicata alla posizione della Svizzera nel mondo. I risultati mostrano che la rivoluzione politica, geopolitica ed economica mondiale avviata da Donald Trump lascia tracce nell’opinione pubblica.

Una Svizzera ben piazzata, ma che manca di influenza

Nonostante questo sconvolgimento, la Svizzera è percepita da una grandissima maggioranza delle persone intervistate come ben posizionata nel confronto internazionale, e questo in numerosi ambiti: stabilità politica, educazione e ricerca, libertà, innovazione, ecc. Un solo punto negativo: l’influenza del Paese sulla scena internazionale. Appena un terzo della popolazione la giudica piuttosto buona o molto buona.

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Da notare che il sondaggio è stato realizzato dopo la minaccia di Donald Trump di imporre dazi doganali, in aprile, ma prima della decisione, in agosto, di tassare i prodotti elvetici fino al 39%. La Svizzera figura tra i Paesi tassati più pesantemente, nettamente al di sopra degli altri Paesi occidentali, e in particolare dell’Unione europea (UE).

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La percezione della Svizzera in materia di influenza si traduce nella paura, largamente diffusa nella popolazione, del ritorno della legge del più forte nella politica mondiale. Quasi quattro persone intervistate su cinque ritengono che questa questione le preoccuperà nei prossimi anni. L’inquietudine è particolarmente pronunciata tra anziani e donne.

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La Svizzera deve affermarsi

Dal ritorno di Donald Trump al potere all’inizio del 2025, numerose certezze di lunga data sono rimesse in discussione. “Si tratta di un problema strutturale per la Svizzera, che deve ritrovare il suo posto e riorganizzare le sue relazioni. La popolazione lo avverte, e ciò genera insicurezza”, commenta Urs Bieri, codirettore dell’istituto gfs.bern.

In questo contesto, una schiacciante maggioranza della popolazione si aspetta dalle autorità che si impegnino affinché le aziende svizzere beneficino delle migliori condizioni possibili sui mercati mondiali. Tra le proposte sottoposte alle persone intervistate, è quella che ha raccolto i maggiori consensi.

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Parallelamente, più dell’80% ritiene che la Confederazione dovrebbe mostrarsi più sicura nei confronti delle due grandi potenze che sono gli Stati Uniti e la Cina. Segno, forse, del disamore tra la Svizzera e l’America di Donald Trump, più del 60% della popolazione si pronuncia ugualmente a favore di una maggiore collaborazione con l’UE, su una base contrattuale solida.

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L’idea di un riavvicinamento con l’UE arriva alcuni mesi dopo che il Consiglio federale ha approvato il pacchetto di accordi frutto di negoziati lunghi e difficili tra Berna e Bruxelles. Attualmente in fase di consultazione, questi testi dovrebbero essere sottoposti al voto popolare nel 2027 o nel 2028.

Urs Bieri mette in guardia da un’eccessiva interpretazione dei risultati del sondaggio. L’indagine riguardava unicamente le relazioni della Svizzera con l’UE in generale, ricorda il politologo, e nessuna domanda è stata posta specificamente sul pacchetto di accordi conclusi con Bruxelles.

La politica della nuova amministrazione statunitense potrebbe tuttavia pesare sulla votazione, mentre si promette già una campagna accanita e una votazione emotiva, paragonabile al voto sullo Spazio economico europeo (SEE) del dicembre 1992.

Per una Svizzera aperta e neutrale

Per quanto riguarda il ruolo della Svizzera nel mondo, la popolazione si dichiara molto favorevole al principio della neutralità attiva. Oltre l’80% vuole che la Confederazione, pur rimanendo neutrale, agisca come mediatrice nei conflitti mondiali. Per tre persone su quattro, la Svizzera deve anche perpetuare la sua tradizione umanitaria e deve darsi come missione quella di gettare ponti tra i Paesi e le culture.

Tuttavia, una forte minoranza è tentata dall’isolamento. Quasi il 40% desidera che la Svizzera si concentri su se stessa e si tenga il più lontano possibile dalla politica internazionale. “È un fatto notevole: una maggioranza ritiene che bisogna trovare nuovi amici, mentre una minoranza non vuole più avere nulla a che fare con il resto del mondo”, sottolinea Bieri.

Dal sondaggio emerge anche che più di due terzi delle persone interrogate vogliono una Svizzera pioniera in materia di protezione dell’ambiente e del clima. Su questo punto, si constata una differenza significativa tra i sessi, con le donne (76%) essendo nettamente più favorevoli degli uomini (60%).

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I risultati di “Svizzera, come stai?” si basano su un sondaggio rappresentativo di 55’006 residenti in Svizzera. È stato condotto dall’istituto di ricerca gfs.bern tra il 12 maggio e il 15 giugno 2025 per conto della SSR. Si tratta della terza edizione del sondaggio. Rispetto alle versioni precedenti, alcune domande erano nuove o diverse, ma la maggior parte erano identiche.

3000 intervistati sono stati selezionati da un panel online da gfs.bern, al fine di ottenere un quadro rappresentativo della popolazione svizzera (dai 16 anni in su). Il campione è stato stratificato in base alla regione linguistica e proporzionato in base all’età e al sesso.

Gli altri partecipanti hanno completato il questionario online. Sono stati invitati a farlo tramite i canali della SSR, ma hanno deciso autonomamente se partecipare o meno. Questo metodo di indagine non è rappresentativo. La rappresentatività viene raggiunta attraverso specifiche procedure di ponderazione e convalida dei dati.

L’errore di campionamento è di ±1,8% al 50/50 e 95% di probabilità.

Traduzione di Simone Fassora

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