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Oggi in Svizzera

Care svizzere e cari svizzeri all'estero,

Ginevra ha tante qualità, ma detiene anche un primato poco invidiabile: è la città in Europa dove è più difficile trovare un alloggio e dove il prezzo dell'affitto per metro quadrato è il più elevato. È quanto emerge da uno studio condotto per conto della Commissione europea, per il quale sono state intervistate 70'000 persone in diverse città europee e di cui riferisce il Blick.

Nelle prime posizioni figura anche un'altra metropoli svizzera, ovvero Zurigo. Nella città sulle rive della Limmat, un appartamento di due vani costa in media oltre 1'300 franchi al mese di affitto.

computer
© Keystone / Christian Beutler

La Polizia federale (Fedpol) e l’Ufficio federale dell’armamento (armasuisse) utilizzano un software russo per decriptare telefonini e computer. Una situazione che inquieta alcuni esperti ed esperte di cybersicurezza.

A rivelare la notizia che Fedpol e armasuisse usano il software sviluppato dall’azienda russa Elcomsoft è un’inchiesta della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana RSI. Il programma serve principalmente per recuperare password e decriptare telefonini e computer. La Polizia federale ha confermato, precisando di aver acquistato licenze per quattro prodotti della società e specificando che li utilizza esclusivamente offline.

Interpellato dalla RSI, il delegato alla protezione dei dati nel Canton Vallese Sebastien Fanti esprime preoccupazione: “Questa è una società russa, che si occupa dello sviluppo di prodotti forensi per la sorveglianza. È un’azienda che è dunque soggetta alla legge russa – spiega Fanti – quindi potenzialmente le autorità e i servizi segreti di Mosca possono avere accesso ai risultati delle indagini che vengono svolte utilizzando questo software“. Il fatto che il programma venga utilizzato offline – aggiunge – non è assolutamente una garanzia sufficiente.

Il Parlamento svizzero potrebbe ora volere vederci un po’ più chiaro. Il consigliere nazionale dei Verdi Gerhard Andrey, membro della Commissione della politica di sicurezza e informatico di professione, sottolinea che dipendere da strumenti e aziende che hanno sede in “Paesi problematici” rappresenta un rischio per la Confederazione. “Ciò è ovviamente il caso per questo software, che è anche molto sensibile in termini di funzionalità – rileva il parlamentare. Serve per hackerare dei computer o dei dispositivi di Apple. Quindi è qualcosa di molto delicato”.

logo ubs credit suisse
KEYSTONE/© Ti-Press

Dopo l’acquisizione di Credit Suisse, UBS torna per la prima volta nelle cifre nere: nei primi tre mesi del 2024 la banca ha registrato un utile netto di 1,8 miliardi di dollari.

Il risultato pubblicato martedì va al di là delle aspettative degli analisti, che prevedevano mediamente un utile di 637 milioni di dollari, secondo l’agenzia di stampa economica AWP. Dopo aver registrato delle perdite di rispettivamente 758 milioni e 279 milioni nel terzo e nel quarto trimestre 2023, in seguito all’acquisizione di Credit Suisse, l’istituto elvetico può quindi iniziare l’anno con ottimismo. La crescita dell’utile è andata di pari passo con un forte incremento del fatturato, progredito del 46% a 12,7 miliardi di dollari.

Questo trimestre ha segnato il ritorno all’utile netto e un ulteriore accrescimento del capitale, confermando la forza della nostra attività e della base di clientela nonché della nostra capacità di realizzare progressi significativi rispetto ai piani di integrazione, ottimizzando attivamente le nostre risorse finanziarie”, ha sottolineato il presidente della direzione di UBS Sergio Ermotti.

Stando ai vertici della banca la riduzione dei costi e del bilancio procede secondo programma, favorendo il raggiungimento delle priorità dell’integrazione di CS. I risparmi totali su base annua (rispetto all’esercizio 2022) sono di circa 5 miliardi di dollari, cioè il 40% dell’obiettivo di 13 miliardi entro il 2026. Sono stati compiuti anche passi avanti significativi nella riduzione del portafoglio.

Uomo che telecomanda cane robot
Il dottorando in robotica Philip Arm con il robot di prova Dobby nel laboratorio di Zurigo. swissinfo.ch / Michele Andina

E se per le future esplorazioni sulla Luna o su Marte al posto dei pesanti rover venissero utilizzati dei robot a quattro zampe? È quanto si prefigge un gruppo di ricerca del Politecnico federale di Zurigo (ETHZ).

“Le aree più interessanti sulla Luna o su Marte si trovano spesso nei crateri o in terreni molto difficili, che possono essere estremamente rocciosi o scoscesi”, spiega Philipp Arm, ricercatore dell’ETHZ. “Ed è proprio qui che un robot che cammina ha dei vantaggi.” Rispetto a un rover, che è pesante e le cui ruote possono rimanere bloccate nella polvere lunare o marziana, un robot mobile di 50 chili si muove molto più rapidamente.

Un robot – quello sviluppato dal gruppo di ricerca svizzero – che assomiglia a un cane e che è stato battezzato Dobby, come il famoso personaggio della saga Harry Potter. Dobby si arrampica con facilità e può anche saltare.

L’idea è di utilizzare questo genere di robot in branco per le esplorazioni lunari o marziane. Averne tanti in una squadra aumenta le possibilità di riuscita di una missione. Alcuni sono generalisti, altri hanno diversi compiti specifici da svolgere: mappare, trovare determinate rocce, effettuare misurazioni e analisi. Più robot possono agire più velocemente, spiega Philipp Arm.

  • L’approfondimento dei miei colleghi Christian Raaflaub e Michele Andina.
  • Il focus di swissinfo.ch dedicato al ruolo della Svizzera nella ricerca spaziale.
  • In quest’altro dossier vi presentiamo invece alcuni sviluppi in materia di robotica.
persone sedute per terra
KEYSTONE/© KEYSTONE / JEAN-CHRISTOPHE BOTT

La mobilitazione filopalestinese, iniziata all’Università di Losanna, si estende ad altri atenei svizzeri e raggiunge anche Ginevra e Zurigo.

Il movimento di sostegno alla popolazione palestinese avviato giovedì da studenti e studentesse dell’Università di Losanna, che occupano uno degli edifici dell’accademia, si sta allargando. Al vicino Politecnico federale, una cinquantina di persone ha annunciato di aver deciso di “occupare pacificamente” la sala dell’edificio di architettura dell’EPFL. Il gruppo chiede un “boicottaggio accademico” delle istituzioni israeliane e “la fine della censura all’EPFL”, in relazione alla sospensione dell’associazione femminista Polyquity. Chiedono inoltre un cessate il fuoco, il ripristino dei finanziamenti all’UNRWA e la fine “dell’occupazione e dell’apartheid”.

L’appello lanciato ad altri istituti a mobilitarsi è stato accolto dall’Università di Ginevra, più precisamente dal Coordinamento studentesco Palestina-Università di Ginevra (CEP-UniGe), che a mezzogiorno ha occupato l’ingresso di uno dei principali edifici dell’ateneo. Il CEP-UniGe ha inviato una lettera al rettorato, chiedendogli di prendere posizione su quanto sta accadendo a Gaza e di interrompere i legami tra l’Università e le accademie israeliane.

Le proteste hanno raggiunto anche Zurigo. Sempre oggi, una quindicina di studenti e studentesse ha organizzato un sit-in nell’atrio della sede principale del Politecnico federale. Come a Ginevra e a Losanna, il gruppo ha chiesto al rettorato di “prendere una posizione chiara sul genocidio in corso a Gaza” e un “boicottaggio accademico” delle istituzioni israeliane e delle aziende che sostengono il Governo dello Stato ebraico. Contrariamente a quanto accaduto a Losanna e Ginevra, la polizia è intervenuta, sgomberando le persone che manifestavano.

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