Razzi e raid tra Israele e Gaza, l’Egitto evoca la tregua

(Keystone-ATS) Razzi su Israele e raid a Gaza: sul campo lo scontro è proseguito per tutto il giorno.
I media egiziani in serata hanno riferito di un cessate il fuoco raggiunto tra le parti, ma il premier dello Stato ebraico Benyamin Netanyahu è apparso in televisione dicendo che “la campagna a Gaza non è ancora finita” e che “alla Jihad islamica è stato assestato il colpo più duro della sua storia”.
Il ministro degli esteri israeliano Eli Cohen ha riferito di aver ricevuto dal Cairo la proposta di mediazione ma anche dopo l’annuncio – preceduto da alcune ore di relativa calma – sono arrivate altre salve di razzi da Gaza nell’area centrale di Israele (Tel Aviv compresa, dove sono più volte risuonate le sirene di allarme) mentre l’aviazione ha ripreso a martellare le postazioni della Jihad nell’enclave palestinese.
Dall’inizio del conflitto i morti finora accertati nella Striscia tra miliziani e civili (comprese quattro donne e cinque bambini) sono 21, secondo il ministero della sanità locale: 15 ieri e sei oggi, tra cui una ragazzina.
Israele ha colpito dall’aria varie decine di volte, centrando le postazioni di lancio della Jihad islamica da cui sono arrivati i razzi e i colpi di mortaio. Un portavoce militare ha riferito di oltre 270 razzi sparati dalla Striscia (di questi 62 sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome e 65 sono ricaduti entro Gaza o in mare).
I primi sono stati lanciati nelle prime ore del pomeriggio e via via hanno costretto gli abitanti delle zone del sud e del centro di Israele a correre nei rifugi (otto le persone ferite in queste occasioni). I media israeliani hanno riferito di due case centrate, una a Sderot e l’altra a Netivot: la prima in quel momento era stata lasciata dai residenti, nella seconda i proprietari erano andati nel rifugio.
Le istruzioni di emergenza dell’esercito in quelle aree sono state prorogate fino alle 12.00 (ora locale) di venerdì. Per la prima volta, per intercettare i razzi diretti nella zona di Tel Aviv Israele ha usato la Fionda di Davide, il nuovo sistema di difesa in grado di misurarsi anche con minacce molto più significative, fra cui missili balistici. La Fionda di Davide rientra in un complesso sistema di difesa aerea a più strati che oltre ad Iron Dome include i missili Arrow-2 e Arrow-3.
La situazione – a meno di sviluppi legati al cessate il fuoco – resta dunque di grande tensione. Ma un dato è considerato rilevante dagli analisti: il fatto cioè che finora Hamas, al potere a Gaza, non sia stata coinvolta nello scontro armato. Israele, com’è noto, considera Hamas responsabile di tutto quello che avviene nella Striscia, ma è stata molto attenta – come hanno sottolineato fonti militari – a concentrare gli attacchi sulla Jihad islamica (dopo aver eliminato tre suoi comandanti), sulle postazioni militari e sui suoi lanciatori di razzi sia nei siti fissi sia nelle squadre che si muovono lungo il territorio.
Netanyahu – che in questo frangente può contare sull’appoggio dell’opposizione – ha spiegato in televisione, affiancato dal ministro della difesa Yoav Gallant, che “con l’operazione Scudo e freccia abbiamo ribadito il principio che chi ci colpisce paga poi con la vita. Stiamo creando un nuovo equilibrio e siamo noi a colpire, noi abbiamo scelta”. Gallant ha aggiunto di sperare che l’operazione si concluda “presto”.