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Diminuiscono gli infarti grazie al divieto di fumo

In un numero sempre maggiore di ristoranti e bar, il fumo è fuori dalla porta. Keystone

Dall’introduzione del divieto di fumo nei bar e ristoranti nel cantone dei Grigioni, il numero di infarti è diminuito di circa un quinto: è quanto risulta da un recente studio.

Questa ricerca, la prima nel suo genere in Svizzera, conferma i risultati emersi in altri Paesi e costituisce un’ennesima dimostrazione del rapporto fra sigaretta e malattie cardiache.

Nel cantone dei Grigioni, il divieto di fumo nei locali pubblici è stato introdotto il 1° marzo 2008. Secondo gli autori dello studio, dal marzo 2008 al febbraio 2009 il numero di infarti è diminuito del 22% rispetto all’anno precedente.

Nei due anni prima dell’entrata in vigore della nuova normativa, sono stati censiti 229, rispettivamente 242 infarti in tutto il cantone. Nel 2008, ne sono stati contati invece soltanto 183.

Secondo Piero Bonetti, primario di cardiologia e direttore della ricerca, il calo è dovuto essenzialmente al minor numero di infarti tra i non fumatori. A suo avviso, infatti, il fumo passivo aumenta il rischio di malattie cardiache fino al 30%.

A beneficiare del divieto ci sono anche altre categorie di persone: i turisti e le persone affette da malattie cardiache. Fra queste ultime è stata osservata una diminuzione di casi del 50%.

Studi analoghi

La ricerca, pubblicata online dalla rivista medica Swiss Medical Weekly, non stabilisce tuttavia un nesso di causalità inequivocabile fra la proibizione di fumo e gli infarti. «Ci sono soltanto due possibilità per dimostrarlo», afferma a swissinfo.ch Bonetti. Si potrebbe revocare il divieto di fumo e vedere ciò che succede oppure studiare un’altra popolazione con condizioni di vita simili, ma dove non è in vigore una normativa analoga.


«Il primo studio, con il quale si è tentato di dimostrare questa correlazione, è stato realizzato a Helena, nello stato del Montana. Nella città statunitense, il divieto di fumo era stato abrogato dopo sei mesi. Se con la sua introduzione si era notato un calo del numero di infarti, con la sua revoca il numero di casi era di nuovo aumentato».

Il primario di cardiologia del nosocomio retico afferma che malgrado non sia possibile provare un nesso di causalità, esiste tuttavia una stretta relazione fra il divieto e il numero di infarti, considerando il fatto che non vi sono altre cause evidenti.


«Ad avvalorare la tesi della correlazione fra divieto e diminuzione degli attacchi cardiaci ci sono dieci studi realizzati in tutto il mondo. Paragonando queste ricerche si dimostra una diminuzione del 17% dei casi d’infarto nel primo anno».

Altri fattori

L’Institute of Medicine, una delle accademie nazionali negli Stati Uniti, ha analizzato i vari studi sull’argomento realizzati all’estero ed è giunta alla conclusione che il divieto di fumo riduce il numero di infarti.

Ha messo comunque anche l’accento su altri fattori, che possono avere un certo influsso, quali l’educazione, l’informazione e le campagne di sensibilizzazione. Alcuni di questi studi hanno inoltre dimostrato che i benefici maggiori si hanno quando il divieto è in vigore da più tempo.

Lo studio pubblicato dall’Ospedale cantonale dei Grigioni non fa però l’unanimità. In Ticino – per esempio – dove il divieto di fumo nei bar e ristoranti è anche in vigore da anni, i risultati vengono presi con le pinze.

Tiziano Moccetti, primario del Cardiocentro di Lugano – interpellato dalla Radiotelevisione svizzero italiana – così si è espresso in merito ai risultati della ricerca: «Si tratta di un piccolo studio con il quale si è giunti a delle conclusioni affrettate, anche se logiche. Con numeri così esigui, le conclusioni sembrano infatti quasi una forzatura. Anche noi abbiamo constatato una diminuzione dei casi di infarto che non abbiamo però attribuito soltanto al divieto di fumo, ma soprattutto al trattamento farmacologico tempestivo sul territorio e alla diagnostica precoce».


Bonetti riferisce che lo studio nel cantone dei Grigioni continuerà e che le indicazioni raccolte nel 2009 confermano i risultati dell’anno precedente. «È importante mettere in relazione questi risultati in un contesto svizzero, anche se esistono studi analoghi effettuati altrove», afferma il cardiologo.
«Servono infatti dei dati raccolti a livello regionale per convincere la gente che è necessario un cambiamento».


Scott Capper, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento dall’inglese: Luca Beti)

Diversi studi dimostrano una diminuzione dell’incidenza degli infarti dopo l’introduzione del divieto di fumo.

La percentuale varia dal 6 al 47%, a seconda del tipo di analisi.

È importante notare come molti fattori esterni – come la pubblicità relativa al divieto, l’educazione, gli sforzi di sensibilizzazione, e la promozione di programmi di aiuto – siano difficili da valutare separatamente.

Per questo motivo, le conclusioni della commissione non si riferiscono unicamente al divieto, ma anche agli effetti combinati di diversi tipi di legge e di iniziative.

Nella maggior parte degli studi, l’ampiezza, la frequenza e la durata delle esposizioni verificatesi prima dell’introduzione di una proibizione non sono note. Tuttavia, gli studi di monitoraggio mostrano come l’esposizione al fumo passivo si riduca drasticamente nei luoghi dove è in vigore un divieto.

Sulla base della letteratura a disposizione, l’Institute of Medicine negli Stati uniti giunge così alla conclusione che vi sia un nesso causale tra divieti di fumo e calo degli attacchi di cuore.

In Svizzera, le normative sul fumo vengono emanate dai singoli cantoni.

Al momento è in vigore il divieto di fumo nei bar e ristoranti nei seguenti cantoni: Berna, Grigioni, Neuchâtel, Nidvaldo, Soletta, San Gallo, Ticino e Vallese.

Nei seguenti cantoni è invece in programma un divieto di fumo a difesa dei fumatori passivi: Appenzello interno, Basilea campagna, Ginevra, Glarona, Giura, Lucerna, Obvaldo, Sciaffusa e Svitto.

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