
I mussulmani temono una caccia alle streghe

Il rafforzamento delle misure di sicurezza contro il terrorismo sta inquietando la comunità islamica in Svizzera, che teme il rischio di confusioni.
Per i mussulmani il clima di sospetti non è giustificato, anche se le autorità affermano di aver identificato gruppi estremisti.
In Svizzera risiedono circa 300’000 musulmani. E tra di loro vi sarebbero anche diversi membri di gruppi islamici radicali, che utilizzerebbero il territorio elvetico per nascondersi o preparare nuove azioni terroristiche.
Il fenomeno, che sta preoccupando tutta l’Europa, soprattutto dopo i tragici attentati dell’11 marzo scorso in Spagna, non risparmierebbe quindi neppure la Confederazione.
“Abbiamo accertato la presenza di una mezza dozzina di gruppi radicali che operano in Svizzera”, dichiara a swissinfo Dominique Boillat, portavoce dell’Ufficio federale dei rifugiati (UFR), confermando quanto riferito lunedì dal quotidiano Le Temps.
Tra questi gruppi, secondo l’UFR, incaricato di interrogare ogni persona che cerca rifugio in Svizzera, figurano il Fronte islamico di salvezza algerino, il Fronte islamico tunisino e gruppi che militano per la causa palestinese.
“L’UFR segnala al Ministero pubblico della Confederazione ogni richiedente l’asilo che presenta un profilo considerato ‘a rischio’. In tal caso, le persone sospette vengono sottoposte alla sorveglianza della polizia”, aggiunge Boillat.
Clima di sospetti
Gli attentati dell’11 settembre 2001 hanno risvegliato anche in Svizzera una certa “sensibilità” in relazione al tema del terrorismo, soprattutto quello di matrice islamica.
Da allora, la Confederazione ha rafforzato le misure di sorveglianza nei confronti della comunità mussulmana. In diversi casi si è giunti anche ad arresti.
Ad esempio, tra dicembre e gennaio, nove presunti estremisti islamici sono stati tratti in arresto a Bienne nell’ambito dell’inchiesta sugli attentati perpetrati il 12 maggio 2003 a Ryad.
Il rafforzamento del dispositivo di sorveglianza e il clima di sospetti, che emerge da qualche tempo, fa temere ai mussulmani residenti in Svizzera il rischio di una pericolosa generalizzazione.
“Questo atteggiamento sta diventando insopportabile”, ha dichiarato all’agenzia telegrafica svizzera (ats) Hafid Ouardiri, portavoce della Fondazione culturale islamica di Ginevra. “Si finirà col confondere un’infima minorità con la grande maggioranza dei mussulmani”.
Pareri discordi
“Per noi non vi è una crescita del fondamentalismo islamico, ma piuttosto dell’islamofobia”, sostiene Nadia Karmous, presidentessa dell’Associazione culturale delle donne musulmane in Svizzera, intervistata dall’ats.
A suo avviso, questa evoluzione è ancor più spiacevole, tenendo conto che la Svizzera viene considerata come un esempio d’integrazione positiva dai mussulmani di tutto il mondo.
Ma non tutti i membri della comunità islamica condividono questi timori.
“In Svizzera non si può parlare né di caccia alle streghe, né di rigurgito di violenza contro i militanti mussulmani. Negli ultimi tempi, questi fenomeni sono emersi piuttosto in paesi come la Siria e la Giordania, i cui governi hanno ceduto alle pressioni americane ”, afferma Ahmed Benani, specialista del mondo arabo e docente all’Università di Losanna.
“In Svizzera, come nel resto dell’Europa, la situazione è ben diversa. D’altronde, la Svizzera è un paese che si fonda sulle leggi: chi viene arrestato, ha diritto ad un processo equo”, aggiunge Benani.
La Svizzera non è nel mirino
“Possiamo rassicurare la comunità mussulmana sul fatto che non si tratta di una caccia alle streghe”, tiene a sottolineare anche Dominique Boillat.
Per il portavoce dell’UFR, l’attenzione delle autorità si concentra soltanto su un piccolissimo numero di persone, che potrebbero avere contatti con gruppi terroristici nel mondo.
Secondo il professor Reinhard Schulze, direttore dell’Istituto di studi islamici dell’Università di Berna, anche questi militanti non sarebbero comunque pericolosi per la Svizzera, dal momento che la Confederazione non rappresenta un obbiettivo per il terrorismo islamico.
“Mi sembra che le autorità esagerino un pochino la situazione, dando l’impressione che sia veramente in atto una caccia alle streghe. Posso capire i timori della comunità mussulmana”, dichiara Schulze.
Facile confusione
“Se l’Ufficio federale dei rifugiati dispone effettivamente di informazioni precise su gruppi islamici radicali in Svizzera, è giusto che lo faccia sapere. Altrimenti può far nascere il sospetto che voglia nascondere informazioni importanti”, ritiene Juerg Schertenleib, portavoce dell’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (OSAR).
A suo avviso, bisogna però stare molto attenti a diffondere simili informazioni: “Da un lato, non bisogna dare l’impressione che il problema sia grave e generalizzato, poiché non è veramente il caso”.
“E, dall’altro, non va dimenticato che in diversi paesi, da cui molti rifugiati provengono, le autorità affibbiano facilmente l’etichetta di terroristi a degli oppositori politici per giustificare la loro repressione. È il caso ad esempio della Cecenia”, spiega Schertenleib.
swissinfo e agenzie
Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, anche la Svizzera ha rafforzato le misure di sicurezza contro il terrorismo.
Secondo l’Ufficio federale dei rifugiati, una mezza dozzina di gruppi islamici estremisti sono presenti anche in Svizzera.
All’inizio di quest’anno, 8 presunti militanti islamici sono stati arrestati a Bienne in relazione all’inchiesta sugli attentati del maggio 2003 a Ryad.
La tragedia avvenuta l’11 marzo scorso a Madrid ha rilanciato la questione del terrorismo islamico in tutta Europa.
La comunità islamica in Svizzera teme il rischio di un’ondata di “islamofobia”.
In Svizzera vivono circa 300’000 persone di religione mussulmana.

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