Thailandia: turisti britannici uccisi, colpa del bikini
(Keystone-ATS) Con le indagini sul delitto che sembrano a un punto morto, la polizia accusata di incompetenza, e il capo della giunta che con una gaffe sessista è sembrato incolpare la ragazza uccisa, il duplice omicidio di due giovani britannici sull’isola di Koh Tao è sempre più un ‘giallò che mette a serio rischio la reputazione di una Thailandia tradizionalmente orgogliosa della sua immagine di “Paese dei sorrisi”, per di più in un momento già di flessione per il settore turistico.
A quasi quattro giorni dal barbaro assassinio di David Miller (24 anni) e Hannah Witheridge (23), trucidati con una zappa in riva al mare mentre tornavano in albergo mano nella mano, la polizia ha in sostanza ammesso di non avere idea di chi possa essere il colpevole, né di sapere se ha lasciato l’isola. I fermi di sei lavoratori birmani prima, e di un amico britannico di Miller poi, si sono rivelati una falsa pista. L’esame del dna ha inoltre rilevato tracce di sperma di due uomini sul cadavere della ragazza, e lo stesso dna – di entrambi – è stato ritrovato su un mozzicone di sigaretta poco più in là.
Oltre ai pasticci nelle indagini e nei rilevamenti della scientifica, per non parlare delle foto dei corpi martoriati postate su Facebook da alcuni agenti, le forze dell’ordine sono state aspramente criticate da giornalisti e residenti stranieri per aver dato l’impressione fin dall’inizio di escludere che il colpevole possa essere thailandese: un pò perché Koh Tao vive di turismo e quindi nessun residente si macchierebbe di un atto così feroce, ma soprattutto esibendo un atteggiamento che riflette la diffusa abitudine di puntare il dito contro gli stranieri per qualsiasi male nazionale. Solo in una conferenza stampa questa sera la polizia ha ammesso di considerare anche l’ipotesi in precedenza non contemplata.
Nel frattempo, il generale Prayuth Chan-ocha ci ha messo del suo con una dichiarazione in cui ha collegato l’avvenenza di alcune turiste occidentali con i possibili rischi in cui possono incorrere. “Si sentono al sicuro e pensano che possono fare quel che vogliono, come passeggiare dappertutto in bikini”, ha dichiarato ieri sera in tv, aggiungendo: “Ma possono essere davvero al sicuro in bikini, a meno di non essere belle?”. Commenti che hanno provocato una montagna di critiche, e che hanno portato oggi il generale a scusarsi. Tali parole lasciano però trapelare il maschilismo strisciante della cultura thailandese, dove non è una novità per le donne vittima di violenza sessuale di venire incolpate per aver provocato chi le ha abusate.
Per una giunta militare che ha fatto del rilancio del turismo una delle sue priorità dopo la presa del potere a maggio, il delitto e gli strascichi che promette – anche a causa della loro gestione del caso – rappresentano una crisi di cui avrebbero fatto volentieri a meno. Nonostante il ritorno alla stabilità portato dal golpe dopo sette mesi di proteste anti-governative, i dati di agosto mostrano un calo annuo del 10 per cento degli arrivi. E con i media britannici a chiedersi ora se la Thailandia è sicura per i turisti, quei numeri potrebbero peggiorare.