
Trump come gli imperatori romani, l’effigie sulla moneta

Donald Trump, come gli imperatori romani, con la sua effigie e un suo gesto eroico stampati su una moneta mentre è ancora vivo.
(Keystone-ATS) Ad assecondare la mania di grandezza del presidente è il tesoriere americano Brandon Beach che, mentre il Paese è paralizzato dallo shutdown, ha pubblicato sui social le prime bozze del progetto. Il segretario al Tesoro Scott Bessent le ha subito condivise, dando così il suo autorevole avallo. Un’iniziativa legata al 250/mo anniversario dell’Indipendenza degli Stati Uniti nel 2026, che The Donald intende celebrare in pompa magna.
Si tratta di una moneta da un dollaro: su un lato il tycoon di profilo con l’immancabile ciuffo, intorno le scritte “Liberty” e “1776-2026”, a contestualizzare la circostanza; sul retro il presidente di traverso con il pugno alzato, sullo sfondo della bandiera Usa e le parole “Fight, Fight, Fight”, pronunciate dopo il fallito attentato del luglio 2024 in un comizio in Pennsylvania, mentre il Secret Service lo portava via dal palco. Parole diventate subito un iconico slogan elettorale.
L’iniziativa arriva dopo che il Congresso, nel 2020, ha approvato una legge che autorizza il Tesoro a emettere monete da un dollaro “con disegni emblematici dei 250 anni degli Stati Uniti”. Queste monete potranno essere coniate ed emesse nel periodo di un anno a partire da gennaio 2026. Ci sono tuttavia dubbi legali e polemiche politiche perché una normativa impedisce i ritratti di individui viventi su monete di uso corrente. Tutti i presidenti americani finiti sui “coin” (Lincoln sul penny, Jefferson sul nickel, Fdr sul dime, Washington sul quarto di dollaro e Jfk sul mezzo dollaro) erano già deceduti. Alcuni esperti sostengono che l’attuale bozzetto potrebbe aggirare il divieto, in quanto non si tratta di un ritratto convenzionale “testa e spalle”, ma di una rappresentazione più elaborata.
La proposta ha scatenato reazioni di segno opposto nell’arena politica e sui social: i sostenitori di Trump l’hanno accolta come un tributo simbolico all’eredità del tycoon, i detrattori l’hanno definita una forzatura che infrange le tradizioni costituzionali sulla neutralità della valuta e segna un uso politico delle monete. Proprio come fecero gli imperatori romani, a partire da Giulio Cesare: la loro effigie serviva a diffondere l’immagine dell’imperatore in tutto l’Impero, un po’ come un “mezzo di comunicazione di massa”, uno strumento efficace per affermare il loro potere, la loro legittimità, la loro ideologia. Oltre al ritratto, le monete romane riportavano spesso leggende o simboli che celebravano le virtù dell’imperatore o commemoravano vittorie militari e riforme. Nel caso di Trump, il gesto epico del ‘fight, fight, fight’.
Del resto l’effigie sulla moneta ben si sposa ad un altro “momento Luigi XIV di Trump”: il re sole cui lo ha paragonato il New York Times per la sala da ballo che vuole costruire alla Casa Bianca, trasformando “la casa del popolo in un palcoscenico per l’autocelebrazione” e “mostrando al mondo che la sua presidenza è una corte reale”. Pure il sovrano francese si fece immortalare su un luigi d’oro, con la testa cinta d’alloro.