
Come l’intelligenza artificiale ha influenzato il voto della Svizzera sull’e-ID

Gli studi dimostrano che in Svizzera sta crescendo la sfiducia nei confronti dell'intelligenza artificiale e che l'uso dei dati personali da parte di aziende private è una delle principali preoccupazioni. Ciò può spiegare perché una parte consistente dell’elettorato è contro la digitalizzazione dei documenti di identità.
Lo scarso margine con cui il popolo svizzero ha accettato l’introduzione dell’identità elettronica (e-ID) conferma l’atteggiamento cauto nei confronti delle innovazioni digitali. Secondo alcuni studi, tale diffidenza si estende anche all’intelligenza artificiale (IA).
L’IA rappresenta il simbolo dei timori legati alla tecnologia: è percepita come potente ma opaca, dominata da grandi aziende internazionali. Lo studio “Smart and Human”Collegamento esterno del Gottlieb Duttweiler Institute (GDI) ha messo in luce la sfiducia che aleggia tra la popolazione. La maggioranza delle 3’000 persone intervistate in Svizzera, Germania e Austria ritiene che l’IA cambierà la loro vita in peggio e che le aziende trarranno vantaggio a scapito dell’utenza. Per esempio, aumentando l’automazione e diminuendo i salari. Lo studio dimostra che la maggior parte delle persone non ha fiducia che le aziende utilizzino l’IA in modo responsabile.
Questa sfiducia ha giocato un ruolo nella prudenza dell’elettorato svizzero verso l’e-ID?
L’IA e la paura della sorveglianza
Grazie all’IA e a tecnologie come il 5G e il cloud, “i servizi [digitali] sono più efficienti, ma questa iperconnettività non è sempre positiva”, afferma Gian-Luca Savino, ricercatore di tendenze presso il GDI.
Savino sostiene che forme di digitalizzazione molto avanzate, in cui singole “super applicazioni” danno accesso a un intero ecosistema di servizi e funzioni, possono essere utilizzate impropriamente per la sorveglianza di massa. Un esempio importante è WeChat in Cina, un’applicazione con cui si può fare praticamente di tutto – pagare, telefonare, fare acquisti – ma attraverso la quale il Governo cinese esercita controllo politico e censura sulla popolazione.
Questi esempi di abuso, spesso citati dai media, contribuiscono allo scetticismo nei confronti delle tecnologie avanzate nelle società democratiche. “I nostri dati mostrano che la popolazione è preoccupata che la tecnologia renda più facile la violazione della privacy”, afferma Savino.
In Svizzera, in particolare, l’attitudine verso l’IA sembra più negativa rispetto ad Austria e Germania, con un numero maggiore di persone che dichiarano di provare “paura” nei confronti dell’IA. “Rispetto ai loro vicini, gli svizzeri e le svizzere esprimono più emozioni negative e meno positive, si aspettano che l’IA faccia più danni alla società e vedono meno benefici personali”, afferma via e-mail Gianluca Scheidegger, ricercatore sui consumi e uno degli autori dello studio del GDI.
L’IA e il potere delle Big Tech
Un altro fattore che influenza lo scetticismo del pubblico riguarda lo strapotere delle grandi aziende tecnologiche. È ormai noto che le Big Tech possiedono i dati di miliardi di utenti e li sfruttano a piacimento, ad esempio per rendere più potenti le loro applicazioni di IA. È il caso, ad esempio, del chatbot ChatGPT e di molti altri strumenti.
“Oggi è il Far West: Google e Co. possiedono più dati di quanto siamo disposti ad accettare”, sostiene Andy Fitze, cofondatore dell’organizzazione di ricerca e consulenza Swiss Cognitive. Secondo Fitze, l’intelligenza artificiale consente alle grandi aziende di sfruttare più dati, in modo più preciso. “Le persone se ne sono rese conto e ora vogliono davvero sapere dove vengono conservati i loro dati e come vengono utilizzati”, afferma Fitze. È finita l’epoca in cui si utilizzavano le informazioni personali senza che le persone ne fossero a conoscenza o potessero ricevere un risarcimento, aggiunge.
Il rischio che i dati finiscano nelle mani di grandi aziende tecnologiche è stato uno degli argomenti principali del comitato che ha indetto il referendum contro l’e-ID in Svizzera. “Il controllo dell’identità su Internet diventerà una manna finanziaria per le Big Tech e l’economia della sorveglianza”, si legge sul sitoCollegamento esterno del comitato “no all’e-ID”.
“Molte persone esitano all’idea che i loro dati possano finire in mani sbagliate”, afferma Angela Müller, direttrice di AlgorithmWatch CH. Pur accogliendo con favore il risultato del voto di domenica, Müller ritiene che questo possa aver spinto una parte della popolazione a votare “no” sulla questione dell’e-ID. Alcune persone potrebbero aver temuto di essere lasciate indietro di fronte a una tecnologia descritta come “una forza della natura”. “Questa narrazione dominante spaventa un segmento dell’elettorato”, afferma Müller.
La demografia gioca un ruolo in questa percezione negativa: la popolazione svizzera sta invecchiandoCollegamento esterno, con circa il 13% di persone di età superiore ai 65 anni rispetto al 19,9% di età compresa tra 0 e 19 anni. I dati GDI mostrano che le generazioni più anziane si fidano meno dell’IA. “Le persone più anziane sono molto più scettiche”, afferma Savino.
L’elettorato sopra i 65 anni è anche la categoria che solitamente partecipa di più alle votazioni popolari in Svizzera.
Democrazie più reticenti ma più trasparenti
In generale, le democrazie europee sembrano più reticenti all’introduzione di servizi digitali rispetto a Paesi con ordinamenti diversi. Lo scetticismo verso la tecnologia è più forte nei contesti caratterizzati da una politica più polarizzata, dove le campagne interpartitiche sono accese e i governi devono lavorare di più per conquistare la fiducia della popolazione. “Le democrazie dirette, come la Svizzera, sono notoriamente più lente a introdurre cambiamenti”, afferma Savino.
Ma il fatto che la Svizzera sia stata più lenta a digitalizzare i propri servizi non è necessariamente un male. In effetti, la Svizzera è il Paese con “il maggior potenziale di digitalizzazione compatibile con la democrazia”, ha dichiarato di recente a Swissinfo l’autore di uno studio sui benefici di una digitalizzazione lenta.
Anche la popolazione svizzera si sta rendendo conto dei vantaggi derivanti dalla possibilità di utilizzare i servizi digitali: più di due terzi delle persone sono in contatto con la pubblica amministrazione per via digitale. Ciò rappresenta un aumento del 4% rispetto al 2021, secondo l’ultimo Studio nazionale sul Governo elettronicoCollegamento esterno. I dati del GDI mostrano che l’efficienza in questo settore è il miglioramento più atteso dalla popolazione grazie all’IA.
Savino ritiene che l’architettura gestita dallo Stato e più trasparente della nuova e-ID, in cui il pubblico ha il controllo sui propri dati e può vedere chi vi accede e come, metta la Svizzera in un’ottima posizione per espandere l’uso e l’accettazione dei servizi digitali. “Dimostra come gli strumenti digitali possano essere utilizzati a beneficio della popolazione”, ha dichiarato.
A cura di Veronica De Vore

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