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Anti-G8: il popolo dell’arcobaleno

Giustizia, diritti umani, miseria, ambiente: per ogni manifestante una ragione diversa per protestare contro il G8 Keystone

Rossi, verdi, neri, bianchi o blu: colori, valori e ideali diversi tra i partecipanti alle manifestazioni contro i leader mondiali.

Decine di partiti, organizzazioni, movimenti e gruppuscoli, accomunati soprattutto dalla loro avversione al potere del G8.

Dalle marce di protesta contro la guerra in Iraq, la bandiera con l’arcobaleno è diventata ormai il simbolo della pace. Ma potrebbe altrettanto bene simboleggiare la folla variopinta di persone che manifestano regolarmente contro i potenti del mondo.

Anche il lungo fine settimana di contestazioni contro il G8 – tenute a Losanna, Ginevra e Annemasse – ha riunito un popolo eterogeneo di manifestanti, giunti soprattutto da Svizzera, Francia, Germania, Italia e Spagna.

In grandissima maggioranza giovani, senza esperienze politiche, che sognano di vivere in un altro mondo, dai lineamenti non sempre precisi, ma in ogni caso diversi da quelli odierni. Pochissimi invece i rappresentanti dei partiti della sinistra parlamentare svizzera e non molto numerosi neppure i sindacalisti elvetici.

Sensibilizzare la popolazione

“Sono forse l’unico socialista qui … assieme a Jean Ziegler” ci dice scherzosamente Ferdy, un settantenne pensionato di Berna che, ancora oggi, non si perde nessuna battaglia. Per lui vi sono semplicemente “più ragioni per manifestare contro il G8 che non per rimanere a casa”.

Più numerosi i verdi. “Sono venuto a manifestare perché il G8 è la punta dell’iceberg del potere” spiega Caleb, membro del parlamento di Montreux, utilizzando una più che appropriata immagine ambientale.

I ghiacciai infatti starebbero fondendo troppo in fretta, per colpa soprattutto della politica economica seguita dai leader mondiali. “Manifestando qui a Ginevra, non riusciremo a farli cambiare idea, ma potremo perlomeno sensibilizzare la popolazione” aggiunge il giovane ecologista.

Comunisti stranieri ancora vivi

Nella gara dei cori che gridano a squarciagola gli slogan più violenti, vi sono i gruppi militanti o simpatizzanti dei movimenti di guerriglia: dai palestinese ai curdi, fino ai sudamericani che sventolano il ritratto di Che Guevara.

“Per noi è un simbolo di libertà” ci dice un ragazzo che non era ancora nato alla morte dell’amico di Fidel Castro.

Tra i partiti politici stranieri si fanno notare soprattutto i comunisti turchi, assidui frequentatori di manifestazioni in Svizzera. “Il popolo turco non deve finire come quello iracheno” afferma Phllis, una giovane militante dell’Unione dei comunisti rivoluzionari della Turchia (TIKB).

I comunisti sono ancora vivi anche in Francia e ben rappresentati nel corteo giunto da Annemasse. Dal decadente Partito comunista francese ai piccoli e tenaci partitini trozkisti, maoisti e via dicendo.

“Il comunismo non è … per domani”, ammette Danielle della Lega dei comunisti rivoluzionari (LCR), giunta da Toulouse assieme al marito o, meglio, compagno. Però, crede ancora all’avvento di un comunismo diverso da quello che si è visto finora: “Il comunismo è la divisione delle ricchezze”.

Ong in prima fila

“Il G8 è un club inaccettabile di ricchi” ritiene invece Oretta Bandettini di Poggio, signora elegante di una certa età che contrasta un tantino con il corteo giovanile. Segretaria generale e rappresentante all’ONU della Lega per i diritti e la liberazione dei popoli, è giunta appositamente da Firenze per la manifestazione.

“Non hanno il diritto di decidere da soli e dettare il destino di tutti” prosegue l’attivista italiana. “Attualmente, ci battiamo soprattutto per limitare il monopolio di alcune industrie, come quelle farmaceutiche che vendono prodotti inaccessibili per la maggioranza dell’umanità”.

Tra le organizzazioni non governative molto presenti anche i membri di Attac, del Comitato per l’annullamento del debito del Terzo mondo (Cadtm) e di Médecins sans frontières.

Anche un manifestante “per”

Tra i pacifisti, non mancano i militanti antimilitaristi, con le magliette “L’esercito inquina e rende scemi”. Molto più isolati tra la folla i manifestanti spinti da un impegno religioso.

“Il G8 è più cieco di noi” figura sul cartello di due donne non vedenti di Ginevra. Sono venute a manifestare perché ritengono che i dirigenti internazionali “stanno marciando diritto verso un muro”. E perché anche gli i disabili hanno diritto a manifestare.

Giunte invece da Parigi con altre giovani lesbiche, Carole e Laure tengono in mano lo striscione dei Pink Bloc. “Vogliamo lottare contro la lesbofobia e l’omofobia dilagante” spiegano “e una manifestazione come questa ci permette di avere una certa visibilità”.

E Olivier, contro chi è venuto a manifestare? “Non sono contro nessuno, neppure contro il G8. Sono solo “per” qualche cosa, perché solo in questo modo possiamo arrivare a cambiare il mondo”.

Per lui, i leader mondiali riuniti a Evian si comportano in questo modo perché “le loro esperienze di vita li spingono a comportarsi così”. Anche i membri del Black Block non possono probabilmente agire diversamente: “Le loro esperienze li portano a scegliere la strada della violenza”.

swissinfo, Armando Mombelli

1 – 3 giugno: vertice del G8 a Evian.
29 maggio – 1 giugno: manifestazioni di protesta tenute a Losanna, Ginevra e Annemasse.
Da 50’000 a 100’000 partecipanti, secondo le stime.
Oltre 10’000 poliziotti e militi in servizio in Svizzera.
15’000 – 20’000 agenti delle forze dell’ordine in Francia.

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