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Buoni affari nonostante la poca neve

La carenza di neve crea problemi soprattutto alle stazioni sciistiche a bassa quota Keystone

Il bel tempo e le temperature miti hanno attratto nel fine settimana migliaia di persone nelle località turistiche invernali.

Nonostante l’attuale carenza di neve e i problemi economici di alcune aziende, l’industria turistica guarda con una certa fiducia al futuro.

L’inverno mite e lo scarso innevamento non hanno impedito agli svizzeri di recarsi in montagna durante il fine settimana. L’inizio delle vacanze invernali o di carnevale in molti cantoni svizzeri ha fatto registrare sabato code sulle autostrade e sulle strade principali.

La mancanza di neve nelle Alpi svizzere continua però a preoccupare alcune aziende attive nel settore turistico invernale. Sabato il quotidiano bernese «Berner Zeitung» ha rivelato che 28 funivie e ristoranti dell’Oberland bernese hanno chiesto alle autorità cantonali l’introduzione del «lavoro ridotto» (cassa integrazione parziale).

Secondo i sindacati, la misura riguarda circa 500 impiegati. Il diritto a una compensazione del salario a causa delle condizioni meteorologiche scatta quando la cifra d’affari è del 75% della media degli ultimi cinque anni.

Situazione meno grave delle apparenze

Tuttavia in termini generali «la situazione è meno grave di quanto possa apparire, fatta eccezione per la fascia altitudinale più bassa», dice Esther Dysli, amministratrice delegata del gruppo Private Selection Hotels a Lucerna. Di notte le temperature continuano a scendere abbastanza da permettere la produzione di neve artificiale.

«Solo l’atmosfera invernale manca», si rammarica Dysli. Anche Felix Maurhofer, portavoce delle Funivie Svizzere, parla della «mancanza della sensazione di essere in inverno». I professionisti del turismo sono tuttavia abituati alle differenze tra un inverno e l’altro. «È difficile capire perché l’inverno 2006, ricco di neve, sia stato dimenticato così in fretta», nota Maurhofer.

Anche Daniela Bär di Svizzera Turismo non vuole confondere le temperature miti di quest’inverno con la questione del cambiamento climatico. «È normale che ci siano grandi differenze tra un anno e l’altro», osserva. «Il cambiamento climatico è invece un fenomeno di lunga durata».

Maurhofer calcola che le perdite per gli impianti di risalita rispetto al 2006, quando la cifra d’affari era stata di 780 milioni di franchi, non siano superiori al 5%-10%. Più che contro la carenza di neve, le funivie dovrebbero oggi combattere contro la carenza di liquidità: «Una stagione debole è sufficiente perché molti impianti di risalita non ottengano più dei crediti».

Ripercussioni negative sulle prossime stagioni

Gli operatori turistici non sono tuttavia del tutto privi di preoccupazioni. «Nel 2006 il numero di pernottamenti in albergo è stato buono», afferma Esther Dysli. «Per il 2007 le previsioni sono ottime, almeno negli alberghi del mio gruppo. Ma temo che gli attuali problemi di innevamento si ripercuotano negativamente sulle prenotazioni per l’inverno 2008».

Nella stagione in corso i turisti normalmente non rinunciano alle vacanze già prenotate. Ma una cattiva stagione può avere un effetto negativo su quella successiva. Anche l’estate piovosa del 2006 potrebbe togliere ai turisti la voglia di passare l’estate 2007 nelle Alpi. «Molti potrebbero scegliere un altro continente», dice Esther Dysli.

Un effetto positivo sul settore turistico ha invece avuto la debolezza del franco. Grazie al cambio favorevole, i turisti provenienti da Eurolandia hanno potuto approfittare di costi inferiori del 5% rispetto al maggio del 2006. Anche la congiuntura economica favorevole ha giocato a favore delle destinazioni turistiche.

Secondo Daniela Bär, nel 2007 i turisti stanno spendendo molto di più che negli anni precedenti. Anche perché le maggiori località turistiche offrono una gamma sempre più ampia di alternative agli sport invernali.

Processo di selezione tra le stazioni invernali

I turisti che prenotano un’intera settimana pianificano generalmente già in anticipo delle alternative allo sci, afferma Daniela Bär. Chi invece vuole passare una sola giornata sugli sci ovviamente rinuncia se la neve manca.

Ciò innesca un processo di selezione fra le stazioni sciistiche, rafforzato dal fatto che la maggior parte delle destinazioni dei «turisti giornalieri» si trova vicino alle città e agli agglomerati urbani, nella fascia altitudinale problematica dal punto di vista dell’innevamento.

Una tendenza confermata da Felix Maurhofer: «Nelle località turistiche in cui gli ospiti trascorrono almeno una settimana anche le funivie fanno buoni affari. Le perdite sono localizzate piuttosto nelle stazioni sciistiche che attraggono soprattutto turisti giornalieri».

swissinfo, Alexander Künzle e agenzie
(traduzione dal tedesco e adattamento: Andrea Tognina)

In Svizzera ci sono 205 località sciistiche.
Quest’inverno una cinquantina di loro, soprattutto nelle regioni Friburgo e Giura, sono rimaste chiuse.

La mancanza di neve nelle Alpi svizzere ha avuto anche i suoi lati positivi, fra cui in particolare il drastico calo del numero di incidenti di sci. La Guardia aerea svizzera di soccorso (REGA) quest’inverno ha registrato il 38% in meno di interventi rispetto alla stagione precedente.

Fra l’inizio dell’anno e il 15 febbraio la REGA ha soccorso 447 persone che praticavano sport invernali contro le 721 dello stesso periodo del 2006. Quello del 2007 è stato il numero più basso di casi di soccorso per sciatori finora registrato in questo decennio. Secondo la REGA la diminuzione del numero di incidenti è dovuta soprattutto alla mancanza di neve.

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