Chiesta dalla Svizzera l’estradizione di Pavel Borodin

La domanda formale è stata ufficialmente inoltrata lunedì alle autorità statunitensi, in base alla richiesta della magistratura di Ginevra, che sospetta l'ex tesoriere del Cremlino di essere coinvolto in una vicenda di riciclaggio di denaro per un valore di 25 milioni di dollari. Intanto Borodin, in carcere preventivo a Nuova York, continua a negare ogni addebito e rifiuta l'estradizione.
La procura di Ginevra aveva emesso un mandato internazionale di arresto nei confronti di Pavel Borodin, per riciclaggio di denaro in istituti bancari svizzeri. L’ex-tesoriere del Cremlino, e attuale segretario dell’Unione Russia-Bielorussia, era stato arrestato lo scorso 17 gennaio a Nuova York, allorché si recava alla cerimonia di investitura del presidente americano George Bush, e ora si trova in detenzione preventiva a New York.
Borodin è sospettato di aver intascato bustarelle, versate dalle due società svizzere Mabetex e Mercata allo scopo di ottenere l’appalto dei lavori di rinnovamento del Cremlino. Lo scorso dicembre, la giustizia russa aveva archiviato l’inchiesta sui casi Mabetex e Mercata, in seguito a mancanza di prove, annunciando però la disponibilità a riaprire i dossier, nel caso la magistratura ginevrina avesse presentato nuovi elementi.
Secondo il suo difensore svizzero, avvocato Dominique Poncet, Borodin si batterà contro la domanda di estradizione svizzera, poiché nega di aver commesso le infrazioni che gli vengono imputate. “Borodin” ha detto l’avvocato in un’intervista a Le Temps, “continua a sperare che le autorità russe riescano a convincere la Svizzera che non è stata commessa nessuna infrazione, a Mosca, in occasione della conclusione dei contratti per la ristrutturazione del Cremlino.”
La scorsa settimana, i capo della diplomazia svizzera, Joseph Deiss, aveva ricordato al suo omologo russo, Igor Ivanov, in visita in Svizzera, che il caso Borodin non è di competenza delle autorità politiche federali, a causa della separazione dei poteri tra politica e giustizia.
swissinfo e agenzie

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