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La Svizzera in Libano: prima di tutto aiuto umanitario

swissinfo.ch

La Svizzera «limita» il suo impegno nel conflitto in Medio Oriente all'aspetto umanitario. È quanto ha annunciato mercoledì il governo, al termine di una seduta straordinaria.

Berna sbloccherà immediatamente cinque milioni di franchi supplementari per sostenere le operazioni urgenti del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR).

La Svizzera aveva già destinato in precedenza 1,5 milioni di franchi alle attività del CICR.

La riunione del governo è stata convocata dal presidente della Confederazione, su proposta della ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey.

Vi è stata «una discussione approfondita sulla situazione in Medio Oriente» e il governo ha «profondamente deplorato la tragedia umana che vi si sta consumando», dicendosi «preoccupato» degli ultimi sviluppi.

Il governo si pronuncerà più tardi sull’aumento di tale aiuto, quando saranno stati valutati tutti i bisogni in loco.

Nel segno della continuità

Per il momento ci si è limitati a una prospettiva umanitaria, ossia l’evacuazione degli svizzeri dal Libano, l’appello al rispetto del diritto internazionale e l’aiuto umanitario, ha dichiarato ai giornalisti la responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) Micheline Calmy-Rey al termine della riunione straordinaria.

Berna intende proseguire in questa direzione. Il governo conferma la politica fin qui condotta dalla Svizzera e chiede una soluzione diplomatica per il conflitto tra Israele e Hezbollah, nel quadro delle Nazioni Unite.

«Sosteniamo le proposte del segretario generale Kofi Annan», ha detto Calmy-Rey. Annan si era dichiarato nei giorni scorsi favorevole ad un cessate il fuoco immediato, alla liberazione degli ostaggi israeliani e all’invio di una forza internazionale di pace nel sud del Libano.

Il governo elvetico continuerà a seguire la situazione e deciderà «al momento opportuno misure appropriate che devono venire prese da uno Stato neutrale».

La ministra degli esteri ha poi affermato che è troppo presto per discutere di un’eventuale partecipazione di soldati svizzeri ad una missione di pace in Libano. Quanto all’invio di soldati per proteggere l’ambasciata svizzera a Beirut, il governo non ne ha discusso.

Conseguenze per la neutralità

Stando a Micheline Calmy-Rey, in seno all’esecutivo si è invece lungamente discusso sulla definizione da dare al conflitto. Se questo fosse definito una guerra fra Stati, la Svizzera potrebbe applicare il diritto di neutralità. Si tratta di una questione di interpretazione giuridica, ha detto.

In ogni caso, la questione non avrebbe molte ripercussioni pratiche. «Non esportiamo materiale bellico alle parti in conflitto», ha ricordato Calmy-Rey. «La cooperazione militare con Israele è limitata dal 2001».

Nei giorni scorsi la ministra socialista aveva definito «sproporzionate» le operazioni militari israeliane a Gaza e nel Libano, attirando su di sé le critiche della destra.

«Il governo non ha preso posizione su questa qualificazione», ha risposto Calmy- Rey ad un giornalista. «Le attività del nostro Paese sono guidate dalla preoccupazione per la situazione umanitaria».

Il DFAE ha aiutato finora 875 persone a lasciare il Libano, tra cui 80 cittadini stranieri domiciliati in Svizzera. 215 hanno deciso di rimanere.

Il governo si è detto «assai preoccupato» per quegli Svizzeri che vivono nel Libano meridionale e sono ancora bloccati dalle operazioni militari. Su tre di loro non si hanno notizie. Le operazioni di rimpatrio sono costate due milioni e mezzo di franchi.

Problema maggiore: gli sfollati

Interpellato da swissinfo Toni Frisch, capo del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA), ha ricordato che uno dei maggiori problemi con cui si devono confrontare i soccorsi svizzeri in Libano è quello dei profughi interni.

«Ci sono centinaia di migliaia di persone che necessitano di un tetto, acqua e assistenza medica. Si tratta di una sfida enorme per il governo libanese. Una persona su quattro è sfollata».

Il lavoro degli specialisti svizzeri, ricorda Frisch, si è concentrato su due aspetti: «Da una parte si sono occupati del rimpatrio dei cittadini svizzeri, dall’altro hanno valutato le necessità in termini di medicine, logistica, approvvigionamento idrico, alloggio. Abbiamo lavorato a stretto contatto con le autorità. Il risultato è che ci concentreremo sulle questioni mediche e sull’alloggio».

swissinfo e agenzie

Il governo svizzero ha sbloccato un totale di 6,5 milioni di franchi per le operazioni d’emergenza del CICR.
Il ministero degli esteri ha aiutato 875 persone a lasciare il Libano, tra cui 80 cittadini stranieri domiciliati in Svizzera.
Il programma di evacuazione è costato 2,5 milioni di franchi.

In Svizzera, i principali partiti politici hanno reagito mercoledì alle prese di posizione del governo sul conflitto in Libano. Tutti sono d’accordo sull’impegno umanitario della Svizzera, ma sul piano politico, le opinioni divergono.

I socialisti criticano la «passività» del governo, che secondo loro avrebbe dovuto condannare la violazione del diritto internazionale. «Molto delusi» del contegno del governo anche i Verdi.

Entrambi i partiti chiedono l’interruzione immediata della cooperazione militare con Israele.

Al contrario, l’Unione democratica di centro ha espresso soddisfazione per la prudenza del governo. Per il partito è positivo che al momento non si parli di inviare soldati svizzeri a Beirut.

Partito liberale radicale (PLR) e Partito popolare democratico (PPD) giudicano «realista» la posizione del governo.

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