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Porte chiuse ai nuovi rifugiati iracheni

Ogni mese, 50'000 iracheni sono costretti a lasciare il proprio domicilio Keystone

Il Consiglio federale ha deciso di non accogliere nuovi rifugiati iracheni in Svizzera, preferendo invece un aiuto agli sfollati interni.

Secondo il ministro di giustizia Christoph Blocher, la Confederazione è già il secondo paese in Europa per numero di rifugiati accolti dall’Iraq. Una decisione, quella del governo, che non ha mancato di sollevare critiche.

La decisione del governo di rifiutare di accogliere un contingente di rifugiati iracheni è stata comunicata mercoledì dal responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia. Christoph Blocher ha giustificato la posizione del Consiglio federale rammentando che ci sono già 5’000 iracheni in Svizzera, ciò che situa la Confederazione «al secondo posto in Europa» in questo ambito.

«Tutti gli altri paesi europei» hanno ugualmente sostenuto che i contingenti dell’Alto Commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR) non rappresentano una soluzione, in ragione dell’effetto di richiamo dell’Europa. È quindi preferibile aiutare le persone sul posto, ha dichiarato Blocher sulle onde della Radio svizzera di lingua francese.

Il no del governo a nuovi rifugiati dall’Iraq è in contrasto con quanto auspicato dall’UNHCR, che durante una conferenza internazionale tenutasi in aprile a Ginevra aveva espresso il desiderio di vedere i paesi ricchi accogliere, quest’anno, 20mila iracheni «molto vulnerabili».

L’UNHCR si riferiva a persone traumatizzate dalle violenze e torturate, nonché alle donne e ai bambini abbandonati.

Decisione «scioccante»

«È scioccante vedere il Consiglio federale chiudere le porte di fronte ad una crisi così ampia», ha reagito il consigliere nazionale socialista Carlo Sommaruga.

Secondo il deputato ginevrino alla Camera del popolo, il ministro Blocher ha brandito la minaccia di un afflusso massiccio di rifugiati iracheni in Svizzera, quando invece si tratta unicamente di rispondere a delle richieste puntuali dell’UNHCR in favore di «minoranze» che non hanno avuto accesso ai campi per rifugiati.

Quattro milioni di sfollati

Durante la conferenza di Ginevra, Berna aveva annunciato l’intenzione di raddoppiare il budget destinato all’aiuto agli sfollati iracheni, portandolo a quattro milioni di franchi.

A causa delle violenze quotidiane che stanno lacerando il paese, l’UNHCR stima che circa quattro milioni di iracheni abbiano dovuto lasciare le proprie abitazioni.

Due milioni hanno trovato rifugio nella vicina Siria e in Giordania, mentre altri due milioni figurano tra gli sfollati interni. Ogni mese, la crisi costringe 50’000 persone a fuggire dal domicilio.

swissinfo e agenzie

Il 3 maggio, Berna ha annunciato che i richiedenti l’asilo iracheni in provenienza dalle tre province del nord, sotto amministrazione curda, posso essere rimpatriati.

L’Ufficio federale delle migrazioni stima questi rinvii «ragionevolmente esigibili», dal momento che «queste tre province non sono confrontate ad una situazione di violenza generalizzata».

Il 9 maggio, una bomba ha causato 15 morti e oltre 100 feriti a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno. Quattro giorni dopo, un kamikaze ha ucciso 45 persone e fatto 115 feriti a Makhmur, ad una cinquantina di chilometri da Erbil.

I richiedenti l’asilo che scelgono di partire di spontanea volontà possono beneficiare di un programma di aiuto al ritorno (che prevede un aiuto di 2’000 dollari a testa), messo in atto con l’Organizzazione internazionale delle migrazioni.

Tra le 550 persone al momento iscritte, 470 hanno già lasciato la Svizzera.

Secondo l’UNHCR, ogni mese 50’000 iracheni fuggono dal loro domicilio.
1,9 milioni di persone hanno cercato rifugio all’interno del paese, 2 milioni hanno preso la via dei paesi confinanti, in particolare la Siria e la Giordania.
La Svizzera ha accolto circa 5’000 rifugiati iracheni.

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