
30 anni fa scoperto primo esopianeta

Un gigante simile a Giove e caldissimo per la vicinanza alla sua stella, chiamata 51 Pegasi e simile al nostro Sole: è l'identikit del primo pianeta scoperto al di fuori del Sistema Solare.
(Keystone-ATS) L’annuncio era stato dato in Italia il 6 ottobre 1995, in un congresso internazionale di astronomia a Firenze, dagli astronomi svizzeri Michel Mayor che allora aveva 53 anni e Didier Queloz, che ne aveva 29, entrambi dell’osservatorio di Ginevra.
Nemmeno un mese più tardi la scoperta era pubblicata sulla rivista Nature e ancora prima era arrivata la conferma da due osservatori americani. Per la prima volta si alzava il sipario su un universo popolato da un numero indefinito di altri sistemi planetari.
Per quella scoperta rivoluzionaria Mayor e Queloz nel 2019 sono stati premiati con il Nobel per la Fisica. Non avevano visto direttamente il pianeta, chiamato 51 Pegasi b, ma la sua esistenza era stata rivelata dalla tecnica della velocità radiale, che i due avevano messo a punto e che misura l’effetto esercitato dalla gravità del pianeta sulla stella.
Una prima allerta sulla scoperta di un esopianeta c’era stata in realtà nel luglio 1991, quando due astronomi dell’università di Manchester avevano rilevato indizi della presenza di un pianeta attorno alla pulsar chiamata 1829-10, ma per la comunità scientifica non era la stessa cosa: una pulsar è quello che resta di una stella che ha ormai completato il suo ciclo vitale, mentre 51 Pegasi era una stella viva. Ancora prima, nel 1989, era stato scoperto il pianeta HD 114762 b, a lungo considerato il primo esopianeta scoperto e che in seguito non è risultato essere un pianeta.
Negli anni uno schieramento di telescopi e radiotelescopi basati a Terra e nello spazio ha permesso di scoprire interi sistemi planetari alieni, di individuare pianeti dalle caratteristiche più diverse. Poi le osservazioni anno superato i confini della nostra galassia e nell’ottobre 2021 è stato intravisto il primo pianeta esterno alla Via Lattea. Chiamato M51-1, è stato individuato grazie a una nuova tecnica basata sui raggi X, ha le dimensioni di Saturno e si trova a 28 milioni di anni luce dalla Terra, nella galassia Messier 51.
E’ stato un crescendo di scoperte tanto che, nel settembre scorso, la Nasa ha annunciato che il numero degli esopianeti noti ha superato 6.000 e che altri 8.000 sono in attesa del riconoscimento ufficiale.
All’inizio l’elenco dei mondi alieni si è arricchito lentamente, ma poi ha cominciato ad allungarsi rapidamente. Nei primi tempi comprendeva soprattutto giganti gassosi con masse superiori a quella di Giove, proprio come 51 Pegasi b, ma con il tempo gli strumenti di osservazione sono diventati più raffinati e hanno permesso anche di individuare pianeti rocciosi, di dimensioni confrontabili a quelle della Terra, chiamati Superterre.
Particolarmente attesi dalla comunità scientifica sono la missione Plato dell’Agenzia Spaziale Europea e l’osservatorio FlyEye, sempre dell’Esa e la cui realizzazione è prevista in Sicilia, sul Monte Mufara. La nuova scommessa degli astronomi è riuscire a osservare l’atmosfera degli esopianeti per studiarne la composizione, in cerca di eventuali tracce di vita.