
Addio al burger vegetariano? Aziende svizzere attendono sviluppi Ue

Niente più burger, salsicce e scaloppine vegetariane? Nell'Ue la denominazione dei prodotti sostitutivi della carne potrebbe presto diventare più rigorosa, sulla base di una decisione adottata ieri dall'Europarlamento.
(Keystone-ATS) Le aziende svizzere interessate non vedono però attualmente alcuna necessità di agire.
“È ancora troppo presto per commentare le possibili conseguenze operative nell’Unione europea o nella Confederazione”, ha indicato oggi una portavoce di Nestlé interrogata dall’agenzia Awp. La multinazionale ha una linea chiamata “Garden Gourmet”: le alternative alla carne o al pesce sono dichiarate sulla parte anteriore della confezione come 100% vegetariane, vegane o come proteine vegetali. Secondo l’addetta stampa questo approccio è chiaro e trasparente.
Sulla stessa lunghezza d’onda è Bell Food Group, che vende i prodotti “Green Mountain”: la ditta osserva il processo politico dei Ventisette. “Al momento non vediamo alcuna necessità di intervenire”, fa eco Aldi Suisse, che commercializza gli articoli “My Vay”: le denominazioni dei prodotti sono conformi ai requisiti di legge vigenti nel paese, viene sottolineato.
Parole più decise arrivano da Planted, società con sede a Kemptthal (ZH) fondata nel 2019 e specializzata in prodotti vegetariani che hanno nomi quali “Duck Asian Style”, “Bratwurst” o “Kebab”. “A nessuno verrebbe in mente che una cotoletta di sedano o una salsiccia Planted contengano componenti di origine animale”, osserva una responsabile della comunicazione.
Secondo l’impresa risulta inoltre degno di nota il fatto che la discussione in materia venga attualmente condotta ufficialmente dal punto di vista della tutela dei consumatori, ma che le organizzazioni che difendono appunto i consumatori si sono chiaramente schierate contro una stretta normativa. “Ciò dimostra con evidenza la pressione esercitata dall’industria della carne per cercare di influenzare la situazione”, argomenta l’azienda. Per Planted, che sta investendo fortemente nell’Ue con un nuovo stabilimento di produzione a Memmingen, in Germania, le discussioni politiche in corso sono certamente fastidiose: “ma noi andiamo avanti, con o senza questi termini”.
Da parte sua in Svizzera il Tribunale federale ha accolto in maggio un ricorso contro l’uso di denominazioni come “Planted Chicken” per i sostituti vegani della carne. Ha però approvato l’uso di termini generici come bistecca, salsiccia e filetto. Il Parlamento europeo vuole andare oltre: intende vietare denominazioni come “hamburger vegetariano” o “cotoletta di soia”; ma affinché la proposta entri in vigore è necessaria l’approvazione degli stati membri dell’Unione.
Sia le associazioni dei consumatori che grandi aziende internazionali come Aldi, Lidl e Burger King si sono espresse contro il progetto del legislativo europeo. Ad esempio Foodwatch – organizzazione con sede a Berlino che si batte per la protezione dei diritti dei consumatori in relazione alla qualità del cibo – ha sostenuto che nessuno acquista accidentalmente salsicce di tofu credendo che si tratti di salsicce di manzo.