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Amnesty: 682 esecuzioni in 2012 nel mondo, 129 in Iraq

(Keystone-ATS) È l’Iraq del dopo-Saddam Hussein la “bestia nera” del 2012 tra i Paesi che hanno fatto ricorso alla pena capitale: a Baghdad e dintorni, infatti, le esecuzioni sono quasi raddoppiate rispetto al 2011, balzando alla cifra “allarmante” di 129 persone messe a morte. A sottolinearlo è il rapporto annuale sulla pena di morte di Amnesty International, secondo il quale nel 2012 le esecuzioni nel mondo sono state 682, “solo” due in più rispetto all’anno precedente.

Ma con una postilla di non poco conto: il dato mancante sulla Cina, che mantiene il segreto di Stato sull’uso della pena capitale e che peraltro, anche l’anno scorso, “ha messo a morte più persone che il resto del mondo messo insieme”.

Così, dando per scontato il primato della Cina, gli altri paesi dove il boia è stato più attivo sono: Iran (314 esecuzioni), Iraq (129 rispetto alle 68 del 2011), Arabia Saudita (79), Stati Uniti (43) e Yemen (28).

Globalmente sono stati 21 – uno su dieci – i paesi in cui è stata applicata la pena capitale, numero identico a quello del 2011 ma calato di un quarto rispetto a dieci anni fa (28). Mentre in totale sono state emesse almeno 1722 condanne a morte in 58 paesi, rispetto alle 1923 condanne inflitte nel 2011 in 63 Stati.

Segno che “i deludenti passi indietro” fatti da alcuni paesi “non hanno invertito la tendenza mondiale contro il ricorso alla pena di morte” ha sottolineato il segretario generale di Amnesty Salil Shetty nel rapporto.

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