Aste: studio giocatori carte di Cézanne venduto a 19 mio. dollari
(Keystone-ATS) Uno studio di Paul Cézanne sul celeberrimo quadro “Giocatori di carte” è stato venduto all’asta a New York da Christie’s per 19 milioni di dollari. Ad aggiudicarselo un acquirente che ha preferito restare anonimo.
Il dipinto era stimato tra i 15 e 20 milioni di dollari nell’ambito della vendita “Impressionismo e Arte Moderna” della casa d’aste al Rockfeller Center. Si tratta di un raro acquerello, creduto perso da quasi 60 anni. L’ultima volta era stato visto nel 1953 e riscoperto lo scorso anno nell’abitazione di un celebre collezionista texano dopo la sua morte.
Lo studio è uno dei cinque dipinti che compongono la serie in olio su tela realizzata dal pittore francese tra il 1890 e 1896, raffigura un giocatore di carte che indossa un cappello e una giacca presentato con sfumature in blu e ocra. L’uomo nel dipinto è Paulin Paulet, il giardiniere che lavorava nella dimora di Cézanne a Aix en Provence, in Francia.
Un dipinto della serie dei “Giocatori di carte” è stato venduto quest’anno ad un collezionista anonimo del Qatar alla cifra record di 250 milioni di dollari, facendone il quadro più pagato al mondo. La serie dei cinque dipinti è stata esibita nel 2010 al Metropolitan Museum of Art di New York.
E un’altra asta da record si terrà questa sera a Sotheby’s New York. Sul podio ci sarà “L’urlo” di Edvard Munch. Il quadro è stimato 80 milioni di dollari ma la cifra potrebbe arrivare anche a 150 milioni, visto l’alto livello d’interesse da parte dei collezionisti. “L’urlo” è uno dei quadri più famosi e riconoscibili al mondo, probabilmente secondo solo alla “Gioconda” di Leonardo da Vinci. La versione che sarà messa all’asta a New York è una delle quattro dipinte da Munch e risale al 1895, è l’unica a trovarsi nelle mani di un collezionista privato.
Prima di essere battuto all’asta è stato esposto in sole due occasioni, a Londra, per la prima volta in assoluto, il 13 aprile e a New York il 27 aprile. L’opera è di proprietà dell’uomo d’affari norvegese Petter Olsen, il cui padre Thomas era amico di Munch. L’attuale versione del quadro si distingue perché è quella più colorata delle quattro e la cornice è stata dipinta a mano da Munch in modo da includervi il poema che ha ispirato la composizione dell’opera.
La versione ospitata al Museo Munch, ad Oslo, è stata oggetto di due furti messi a segno a circa dieci anni di distanza l’uno dall’altro. La prima volta la tela è stata rubata il 12 febbraio del 1994 ed è stata ritrovata tre mesi dopo. Il secondo furto avvenne invece il 22 agosto del 2004.